Martiri delle ultime ore!
Solo una settimana fa la barbara e tremenda uccisione a Mosul in Iraq dopo la messa domenicale, di Padre Ragheed Ganni e di suoi tre subdiaconi, Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho, Gassan Isam Bidawed. Prima di aprire il fuoco, gli aggressori di p. Raghed Ganni avevano chiesto loro di convertirsi all’islam. A riferire il particolare dell’omicidio dei 4 caldei è il sito in arabo Ankawa.com che in questi giorni, attraverso testimonianze oculari, sta ricostruendo il feroce attentato di Mosul.
“Senza domenica, senza l’Eucaristia i cristiani in Iraq non possono vivere”: p. Ragheed raccontava così la speranza della sua comunità abituata ogni giorno a vedere in faccia la morte.
Di questo giovane sacerdote di 33 anni ci rimangono le sue parole piene di fede, ci rimane la sua testimonianza di vita, ci rimane la certezza di chi confida unicamente nella Presenza del Signore. Di seguito un tratto delle parole pronunciate da Padre Ganni al Congresso Eucaristico di Bari nel 2005 in cui era stato chiamato a fare una testimonianza.
Circa 2mila persone, nonostante il pericolo e l’alta tensione, hanno partecipato ai loro funerali a Karamles, nord Iraq. Sì, perché sebbene l’Iraq sia l’unico paese dove ancora si celebrano le liturgie in aramaico, la lingua di Gesù, lì la cristianità rischia di morire. Uccisioni, aggressioni, ricatti e sequestri. Addirittura proprio a Mosul gruppi islamici hanno cominciato ad esigere dai cristiani il pagamento di una tassa, la jiza, il tributo storicamente imposto dai musulmani ai loro sudditi cristiani, ebrei e sabei che accettavano di vivere in regime di sottomissione, come “dhimmi”…ma non solo (salvate il cristiano d’Iraq).
E poi anche la proposta di un progetto per ghettizzare i cristiani nella Piana di Ninive a cui Mons. Sako ha categoricamente risposto no! (la Chiesa non è un ghetto)
5 ragazzi cristiani insieme al sacerdote caldeo p. Hani Abdel Ahad sono stati rapiti a Baghdad il 6 giugno scorso. Quattro di loro sono stati liberati il giorno successivo, mentre il sacerdote e un giovane seminarista sono ancora tenuti in ostaggio.
Allo stesso modo il 5 giugno è avvenuto un nuovo arresto di un Vescovo della Chiesa cattolica clandestina cinese Monsignor Jia Zhiguo, Vescovo di Zhengding. Il Vescovo non ufficiale di Zhengding (Hebei, Cina), è la nona volta che viene arrestato dal 2004, e non si conosce il luogo in cui è detenuto. Il motivo dell’arresto tra l’altro non è stato reso noto. In passato, monsignor Jia di 73 anni ha trascorso circa vent’anni in prigione. Tra le altre cose, ospita in casa un centinaio di handicappati orfani (Monsignor Jia Zhiguo)
Ieri 10 giugno è stato rapito nelle Filippine il missionario P.Giancarlo Bossi che si stava recando a Bulawan per dire Messa ma forse anche per un matrimonio.
Il missionario rapito secondo la descrizione del suo superiore “era molto amato. Qui lo chiamano ‘il gigante buono’, perché è tranquillo, silenzioso, in un certo senso ‘essenziale’. Parla poco ma è un enorme lavoratore, che ha sempre coniugato il lavoro manuale con la sua vita spirituale. Uno dei suoi sogni era quello di vivere in un villaggio, come testimone della radicalità del Vangelo: voleva fare il contadino” (il “gigante buono”).
Di seguito una testimonianza che nella descrizione della uccisione di Padre Tullio Favali nel 1985 fa comprendere non poco delle condizioni in cui operano i missionari nelle Filippine come padre Giancarlo Bossi, rapito ieri (padre Tullio Favali).
Questi fatti e queste testimonianze parlano da soli: sono i martiri di oggi, coloro che dopo 2000 anni dalla morte e resurrezione di Cristo vivono unicamente per annunciarLo e sono pronti anche a morire per questo.
E ci uniamo alle parole pronunciate da Benedetto XVI all’Angelus di ieri 10 giugno:
“Mi giungono purtroppo di frequente richieste di interessamento nei confronti di persone, tra le quali anche sacerdoti cattolici, tenute sotto sequestro per diversi motivi e in varie parti del mondo. Porto tutti nel cuore e tutti tengo presenti nella mia preghiera, pensando, tra gli altri casi, a quello doloroso della Colombia. Rivolgo il mio accorato appello agli autori di tali atti esecrabili, affinché prendano coscienza del male compiuto e restituiscano al più presto all’affetto dei loro cari quanti tengono prigionieri. Affido le vittime alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di tutti gli uomini”.