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La teoria “gender”:
la nuova filosofia della sessualità
Nella nostra società stiamo assistendo a profondi e continui cambiamenti che si rivolgono contro l’identità della persona e della famiglia (…)
L’esigenza e l’urgenza
di un giudizio
alla vigilia
di nuove elezioni politiche
Volantino
“Un giudice (…) dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana. «Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. (…) Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui»”.
Da qualche settimana e a sei mesi dal lancio ufficiale è scattata la mobilitazione nei ventisette Paesi della UE per una petizione necessaria a far intervenire il legislatore europeo sulla questione della vita nascente. L’oggetto della petizione è, come ben sintetizzato dal titolo “Uno di noi” semplice e chiaro: la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza UE nelle quali tale protezione risulti rilevante.
“Il Sinodo ha appreso con soddisfazione, rendendone grazie a Dio, che i fedeli cattolici della Cina mantengono salda la loro fedeltà, pietà e sincerità verso la Santa Madre Chiesa. Noi sappiamo che le sofferenze, le preghiere e la gioia di essere cristiani in Cina sono offerte gradite a Dio e sono di incoraggiamento per tutti i cristiani del mondo”.
La sentenza di Strasburgo oltre ad essere moralmente ed eticamente discutibile, presenta dei vizi procedurali e di merito, ad ulteriore dimostrazione che essa è la conseguenza dell’affermazione di un pensiero e non di una norma.
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