La giustizia prova a fare giustizia
Il disegno di legge Mastella che riforma la disciplina delle intercettazioni è stato approvato il 17 aprile 2007 dall’Aula della Camera all’unanimità (447 sì e 7 astenuti).
Il ddl passa ora in Senato per il voto finale. Fra le principali novità una maggiorazione sulle sanzioni per chi pubblica le intercettazioni e un ampliamento del potere di controllo della Corte dei Conti sulle Procure.
La Camera ha infatti licenziato un emendamento che prevede multe da 10mila a 100mila euro per chi (in particolare giornalisti) pubblica anche stralci di intercettazioni telefoniche lecite, o comunque atti di procedimento penale coperti da segreto (cioè fino alla conclusione delle indagini preliminari). Si modifica, così, l’articolo 684 del codice penale che stabiliva un’ammenda fino a 258 euro (che andava da 51 a 258 euro). La parte della norma sulla pena detentiva non viene modificata e prevede l’arresto fino a 30 giorni.
Tale accordo tra maggioranza e opposizione si era comunque raggiunto prima di portare all’assemblea il disegno di legge Mastella, nel comitato dei 9 della Commissione Giustizia di Montecitorio.
Questo disegno di legge ha fatto molto discutere, specialmente nel clima infuocato dell’inspiegabile e indignitosa fuga di notizie dalle stanze di alcune Procure italiane.
I processi in tv ormai si fanno prima o addirittura in sostituzione di quelli reali…siamo travolti da trascrizioni di intercettazioni telefoniche, da letture di verbali di indagini preliminari, quando cioè il processo non è ancora aperto e gli atti dovrebbero essere segreti…abbiamo assistito allo scoop di trasmissioni televisive che hanno annunciato il nome di un assassino, come nel caso dell’omicidio di via Poma, prima ancora che la Procura emettesse un avviso di garanzia…insomma non riusciamo più a capire qual è la “finzione” e quale la realtà e soprattutto ogni volta ci chiediamo: come è possibile che fascicoli coperti dal segreto istruttorio, non visionabili neanche dagli avvocati degli imputati coinvolti, arrivino almeno in parte nelle mani della stampa, che poi usa la notizia senza scrupoli, dimenticando che dietro c’è la vita di una o più persone?
E soprattutto perché queste cose possono continuare ad accadere senza un minimo di scrupolo e magari con qualche avviso di garanzia a qualche giornalista ma che in realtà nessuno teme realmente?
Il nostro codice già prevedeva sanzioni per tali comportamenti, possibile che nessuno se ne era accorto? Nel Codice di procedura penale del 1989, in particolare agli articoli 114 e 329, sono scritte nero su bianco le medesime novità che la nuova normativa ora finge d’introdurre. Allora qualcosa non quadra…(Il Giornale del 21 aprile 2007)
Dunque un inasprimento delle sanzioni può essere condivisibile, ma occorre ricordarsi che di mezzo c’è sempre la vita di uomini, che la legge (vale a dire le istituzioni, i magistrati, gli operatori del diritto) deve salvaguardare, anche in presenza di gravi reati, di fronte a fantomatici diritti di informazione, di cronaca e di libertà di espressione; non può esserci libertà senza il pieno riconoscimento della dignità che ciascun uomo porta in sé.