Un ricorso può salvare Eluana
«Irreversibilità dello stato vegetativo permanente » . Su questo puntello si reggeva la sentenza che poteva spegnere ogni speranza per Eluana Englaro.
Un’affermazione che è stata messa in discussione dalla procura generale di Milano, che contro quel verdetto ha trasmesso un ricorso in Cassazione.
«L’irreversibilità dello stato vegetativo permanente non è stata accertata con sufficiente oggettività dalla Corte d’Appello», sostiene la Procura generale che ieri ha di fatto bloccato il conto alla rovescia azionato con la sentenza che autorizzava l’interruzione delle cure per la donna lecchese che da 16 anni vive in coma vegetativo.
L’atto di impugnazione è stato firmato dal sostituto p.g. Maria Antonietta Pezza, in accordo con il procuratore generale di Milano Mario Blandini.
L’iniziativa dei magistrati è stata confermata da Gianfranco Montera, procuratore facente funzione. E in attesa che la Cassazione si pronunci Montera ha contemporaneamente chiesto alla prima Corte d’Appello di Milano «di sospendere l’esecutività della sentenza» , aspettando l’esito dei giudici di terzo grado.
Nei giorni scorsi Montera aveva sottolineato con una nota la necessità di «un adeguato approfondimento delle complesse problematiche giuridiche» . Una scelta doverosa preceduta da un invito: «Che da parte di tutti i protagonisti di così dolorosa e problematica vicenda ci si ispiri alla massima cautela e ponderazione». Ed è questo lo spirito con cui la procura generale chiede l’intervento della Cassazione.
La notizia è arrivata in serata, dopo una giornata carica di tensione e di voci di corridoio. L’impugnazione era nell’aria, ma i magistrati hanno osservato il massimo silenzio fino a quando l’atto non è stato ufficialmente trasmesso a Palazzo dei Marescialli. La decisione sul ricorso non è stata facile.
All’interno della procura generale non tutti erano d’accordo nello scegliere la strada dell’impugnazione, ma alla fine ha prevalso la linea condivisa dal capo della procura generale, Mario Blandini.
Le parti riceveranno copia del ricorso stamattina. E annunciano battaglia.
«Sono motivazioni sconcertanti», così l’avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana Englaro, ha commentato la decisione della Procura generale. « L’irreversibilità – sostiene il legale – non è più discutibile: lo riconoscono tutti, persino i medici della clinica dove Eluana è ospitata » . Nonostante lo sconcerto Franca Alessio ha voluto ribadire la scelta della riservatezza adottata dalla famiglia di Eluana.
«Questa è e resta una questione privata – ha detto – e riguarda solo il caso specifico di Eluana Englaro.Siamo contrari a qualunque strumentalizzazione in senso differente » .
Vi è almeno un altro elemento su cui i giudici di Cassazione dovranno pronunciarsi: la modalità con cui è stata interpretata la volontà della ragazza. Il 25 giugno scorso la prima sezione civile della corte d’appello di Milano sentenziava come « attendibili, univoche, efficaci », le interpretazioni di quella che sarebbe stata la volontà di Eluana basata sui convicimenti espressi dalla ragazza prima del terribile incidente stradale. In quella stessa sentenza i giudici parlano di « sintomo rivelatore » , una definizione che di per sé apre la strada a interpretazioni non del tutto « attendibili e univoche » di quelli che appunto vengono definiti sintomi.
Il papà di Eluana, Beppino Englaro, non ha voluto commentare la mossa della procura ribadendo la sua « riservatezza più assoluta e il silenzio stampa assoluto». Il legale della famiglia conferma di «non aver ricevuto nulla » annunciando che «resisteremo al ricorso – spiega l’avvocato Vittorio Angiolini –: questo è ovvio, però ciascuno si prenderà le responsabilità delle proprie richieste, essendo in gioco la libertà personale di Eluana Englaro» .
Rassegna Stampa
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