Un Nobel non Nobel
Ci ha sorpreso ma c’era da aspettarselo: il Nobel per la medicina è stato attribuito a Edwards, per avere introdotto in medicina una nuova tecnica: quella della fecondazione artificiale di massa.
Ci ha sorpreso perché il premio Nobel – industriale svedese che lo istituì inserendolo nelle sue ultime volontà – è un’onorificenza che originariamente viene attribuita a persone che si sono distinte per aver apportato «considerevoli benefici all’umanità»; come tutti sappiamo è una delle massime onorificenze della nostra epoca. In particolare i premi Nobel vengono conferiti in campi specifici quali quello della chimica, della fisica, della medicina, della letteratura e dell’economia.
Per quanto riguarda la medicina il primo premio è del 1901; in genere il Nobel per la medicina attiene al merito scientifico di una scoperta, di uno studio, e al suo impatto sulla realtà clinica. Indubbiamente Edwards ha stravolto un metodo clinico di approccio alla sterilità senza risolverla e inserendola in una sorta di “mercato incontrollabile” nel vero senso del termine, (chi verifica che le coppie che si sottopongono alla FIV-ET siano davvero sterili?) secondo la logica che a determinare tout court la scelta e l’applicabilità di una tecnica medica sia il desiderio naturale della coppia di avere un figlio. Il suo merito scientifico, è quello di aver applicato all’uomo una tecnica di fecondazione extracorporea artificiale già usata da anni con efficacia negli animali: Edwards ha applicato una tecnica preesistente utilizzando materiale umano, i gameti.
La medicina è nata per curare l’uomo. Per questo prima di dare il via all’uso su larga scala di “tecniche innovative” o all’utilizzo di nuovi farmaci il criterio è da sempre quello del rapporto rischio-beneficio, verificato dopo adeguata sperimentazione. Cioè la medicina è mossa dal principio di precauzione, avendo a che fare con la vita dell’uomo. Non si dà medicina senza questi due cardini: principio di precauzione e calcolo verificato di rischio-beneficio.
E’ dunque sorprendente che un premio Nobel alla medicina sia stato assegnato nel riconoscimento di una messa a punto di una bio-tecnica per risolvere il problema reale o presunto della sterilità di coppia e che ha permesso sino ad oggi la nascita di 4 milioni di bambini e la morte di altri 41 milioni.
E’ come se un vaccino studiato da anni e finalmente tecnologicamente pronto – in risposta a un bisogno reale di difesa di una popolazione da un microrganismo invasivo – venisse introdotto in commercio e successivamente premiato pur avendo immunizzato 4 milioni di persone e determinato la morte di altri 41 milioni. E’ forse un esempio grossolano, ma è significativo: nessun organismo di controllo approverebbe l’introduzione di un simile vaccino, non nella pratica medica riguardante uomini.
L’assegnazione di questo Nobel dunque è segno che sicuramente c’è stata una evoluzione del concetto di “beneficialità”, da cui non è esente chi ha scelto Edwards indicandolo ad esempio.
Con questo Nobel si è dato riconoscimento e via libera a una mentalità: l’uomo può fare ciò che vuole della propria vita, manipolandola sin dall’inizio, sino a decidere di avere un figlio a tutti i costi. Le conseguenze di questa opzione, che è una opzione culturale, prima che scientifica, le abbiamo sotto gli occhi: il dramma degli embrioni congelati da anni, la ricerca sugli embrioni, la fecondazione eterologa da cui l’utero in affitto da cui il sovvertimento dei rapporti intrafamiliari da cui il costituirsi di forme alternative alla famiglia naturale … cioè il sovvertimento dei rapporti tra persone, cioè una impatto sulla vita dell’uomo, la convivenza civile e familiare con ripercussioni non calcolabili ora.
Infatti non a caso a colpi di sentenze, ricorsi e appelli, si ricomincia a discutere l’introduzione dell’eterologa anche nel nostro Paese.
Rassegna Stampa
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