Un accordo per porre fine alle sofferenze del Venezuela
Un nuovo accorato appello affinché in Venezuela si possa «quanto prima arrivare a un accordo che ponga fine alle sofferenze della gente, per il bene del Paese e dell’intera regione» è stato lanciato dal Papa al termine dell’Angelus di domenica 14 luglio. Dopo aver espresso «ancora una volta… vicinanza all’amato popolo venezuelano», il Pontefice ha esortato i fedeli presenti in piazza San Pietro e quanti seguivano la recita della preghiera mariana attraverso i media a invocare «il Signore di ispirare e illuminare le parti in causa» nel paese latinoamericano «particolarmente provato per il perdurare della crisi».
In precedenza, commentando il vangelo domenicale che presentava la celebre parabola del “buon samaritano” (cfr Luca 10, 25-37), il Papa ne aveva rilanciato la lezione sempre attuale, definendola «paradigmatica della vita cristiana», anzi di più: «il modello di come deve agire un cristiano». Infatti, secondo Francesco, attraverso il protagonista Gesù vuole insegnare «che anche uno straniero, anche uno che non conosce il vero Dio e non frequenta il tempio, è capace di comportarsi secondo la sua volontà, provando compassione per il fratello bisognoso». Del resto, per il Pontefice, «essere capaci di avere compassione… è la chiave». E lo ha chiarito con un esempio concreto: «se tu davanti a una persona bisognosa non senti compassione, se il tuo cuore non si commuove — ha detto — vuol dire che qualcosa non va. Stai attento, stiamo attenti». Da qui la raccomandazione a non lasciarsi «trascinare dall’insensibilità egoistica», perché «la capacità di compassione è diventata la pietra di paragone del cristiano, anzi dell’insegnamento di Gesù». Al punto che, ha esortato il Pontefice, «se tu vai per la strada e vedi un senzatetto sdraiato lì e passi senza guardarlo o pensi: “Ma, effetto del vino. È un ubriaco”, domandati non se quell’uomo è ubriaco, domandati se il tuo cuore non si è irrigidito, se il tuo cuore non è diventato ghiaccio».
Infine il Papa ha ribadito che il vero volto dell’amore è «la misericordia nei confronti di una vita umana in stato di necessità». Anche perché, «è così che si diventa veri discepoli di Gesù e si manifesta il volto del Padre». Proprio come Dio, che è «misericordioso, perché ha compassione; è capace di avere questa compassione — ha concluso Francesco — di avvicinarsi al nostro dolore, al nostro peccato, ai nostri vizi, alle nostre miserie».
Rassegna Stampa
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