Turchia, i nuovi cristiani escono dalle catacombe
Aumentano i giovani che chiedono il Battesimo, ma molti di nascosto
Luci, decorazioni e Jingle Bells ti accompagnano ad ogni passo lungo la Istiklal Caddesi, la via pedonale del centro affollata più che mai. I segni esteriori del Natale secolarizzato sono arrivati anche qui, sulle rive del Bosforo, e quest’anno si sovrappongono al “ Kurban Bayram”, la festa islamica del sacrificio che dura quattro giorni. Eleganti e sorridenti, Birgut ed Elif, mamma e figlia, procedono a fatica in mezzo alla gran ressa. Hanno un appuntamento importante. Questa sera prendono un nuovo nome, Katy e Jeanne, e rinascono a nuova vita.
Ricevono il battesimo, diventano cristiane. Un rito a porte chiuse, con pochi amici, per evitare ogni tipo di pubblicità. «Ero musulmana per tradizione, come tutti in Turchia, ma raramente andavo in moschea – racconta la madre con gli occhi che brillano di una felicità immensa –. Tutto è cominciato con un sogno di cui non voglio parlare, è un segreto tra me e Gesù. Ho iniziato a leggere la Bibbia, poi ho chiesto aiuto ad un sacerdote, ho trovato una comunità. In tutto questo cammino mi è sempre stata vicina mia figlia. Sì, ho imparato molto da lei». Non è stato facile, ma su questo Katy preferisce sorvolare. Il marito l’ha lasciata, i parenti l’hanno perfino denunciata. «Ma io non mi nascondo. Continuo ad avere buoni rapporti con i miei vicini di casa: sanno della mia decisione e la rispettano».
Essere cristiani in Turchia, uno slalom tra antichi fanatismi e nuove aperture.
Nonostante tutto qualcosa sta cambiando nel Paese della mezzaluna, in difficile equilibrio tra laicismo istituzionale ed islamismo politico. I cristiani in Turchia sono poco più di 100 mila, lo 0,2 per cento della popolazione. I cattolici, sia di rito latino che delle Chiese orientali, sono in tutto 30mila. Nella terra che vide il fiorire delle prime comunità fondate da San Paolo, i Galati, gli Efesini, i Colossesi, e poi gli eventi decisivi dei Concili in Asia Minore, oggi la Chiesa è una realtà numericamente ridotta, dispersa in un vasto territorio e molto precaria nella sua dimensione sociale, minacciata da un’intolleranza estremista che affiora sempre più spesso in episodi violenti.
L’ultimo una settimana fa, con l’agguato al capuccino italiano nella chiesa di Smirne. Ma i cattolici non sono in via d’estinzione. Certo, c’è un’antica e gloriosa tradizione che va perdendo peso. È il cattolicesimo levantino, fortemente orgoglioso della propria identità europea trapiantata sulla Sublime Porta, con un grande passato ma senza più futuro. Una tradizione che ha il volto aristocratico della signora Concetta Graziella Manfredi, italiana nata in Turchia, piccola croce ben visibile sul collo. «C’è sempre qualcuno che mi guarda con un misto di curiosità e di diffidenza – dice –. Lo ammetto: quando vado al mercato nascondo la croce sotto uno scialle, non si sa mai». Concetta è catechista alla parrocchia di Santo Spirito, la cattedrale latina d’Istanbul. Si lamenta che ci sono pochi bambini, molte famiglie cattoliche sono tornate in Europa, anche sua figlia lavora in Italia. «Viviamo nelle catacombe» sospira il parroco, don Giuseppe Giorgi, una vita trascorsa nei Paesi musulmani, da qualche anno in Turchia. Mi riferisce il caso di un’anziana donna, Leila, convertita al cattolicesimo in giovane età ma senza cambiare ufficialmente la propria religione. Lo fece solo in punto di morte per poter venir sepolta in un cimitero cristiano. Ottenere il cambio della propria religione sulla carta d’identità è sempre stata un’impresa a rischio. Da un anno non c’è più l’obbligo di scrivere sul documento d’identità la confessione religiosa, uno dei tanti ostacoli sul cammino dell’integrazione europea che il governo Erdogan è riuscito ad abolire.
La visita del Papa un anno fa ha lasciato traccia, soprattutto negli ambienti intellettuali che hanno un atteggiamento più aperto nei confronti della Chiesa. Ma resta una mentalità diffusa a livello popolare che considera il cristianesimo una minaccia all’identità nazionale. Non è un caso se l’accoltellatore di padre Adriano Franchini ha maturato il suo gesto dopo aver visto la serie televisiva “ La valle dei lupi” i cui protagonisti sono sacerdoti dediti a orribili riti satanici. «Ma noi non rubiamo anime, semplicemente accogliamo chi ci viene a trovare – dice padre Luigi, ottant’anni suonati di cui la metà trascorsi in Turchia –. Chi vuole ricevere il battesimo deve fare i corsi di catecumenato che in genere durano tre anni». Padre Luigi è il frate cappuccino più conosciuto ad Istanbul dove tutti lo possono incontrare nella chiesa di Sant’Antonio.
Un giornale l’ha chiamato «il prete con l’amo», accusandolo di fare proselitismo. Ha rischiato il carcere ma in sua difesa è intervenuto lo stesso ministro turco del culto che l’ha addidato come esempio agli iman. «Imparassero da lui ad educare i nostri ragazzi!».
La Messa vespertina è frequentata da un gruppo di giovani, la maggior parte provenienti da famiglie musulmane. Aysù è una ragazza che fa la guida turistica. È rimasta colpita dalla Casa di Maria ad Efeso e dalla Grotta di San Pietro ad Antiochia, ha voluto saperne di più ed ha chiesto il battesimo.
Ci sono due giovani sposi che si sono conosciuti in Germania ma è qui, a Sant’Antonio, che hanno iniziato il loro nuovo cammino. Si raccontano a cuore aperto, con grande semplicità. Dipendesse da loro potrei scrivere nome e cognome. Ma lavorano in un’azienda pubblica e rischiano di perdere il posto se si venisse a sapere che sono diventati cristiani. Non ci sono statistiche sulle conversioni, la fede eroica non è una questione contabile. Qualche decina all’anno, sembra. Non grandi numeri. Ma sono loro il futuro della Chiesa in Turchia.
«Saremo una trentina questo Natale», ci dice Elena, la ragazza romena che a Trebisonda tiene viva l’eredità di don Andrea Santoro, martire della fede. A Smirne celebrerà padre Adriano Franchini, reduce dalla brutta avventura di domenica scorsa.
Coraggioso? «No, torno a fare il mio solito mestiere – scherza –. Pregherò perché il ragazzo che mi ha colpito scopra l’amore di Dio che vince ogni violenza».
Birgut ed Elif, madre e figlia, da questa sera saranno Katy e Jeanne Con un rito a porte chiuse diventeranno cattoliche. «Non mi nascondo: rispettano la mia decisione. Ho iniziato a leggere la Bibbia, poi ho chiesto a un prete» Alla Messa di Natale anche quest’anno ci saranno molti ragazzi mulsumani. Ci vanno per curiosità, ma poi qualcuno ne rimane affascinato
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