Siria. L’Ue condanna i raid turchi contro i curdi
«L’Ue condanna l’azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione». Queste le conclusioni del Consiglio esteri dell’Ue sull’offensiva militare di Ankara nel nord-est della Siria. Nel testo si sancisce anche «l’impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi» e si richiede un «incontro ministeriale della Coalizione internazionale contro Daesh». Intanto l’esercito siriano è sceso in campo con i curdi. Mentre Trump chiede all’Europa che «si riprenda» i foreign fighter. Ieri si è levato l’appello del Papa, all’Angelus, per la pace in Siria.
Sul campo si combatte: le ong parlano di 24 civili trucidati dall’inizio dell’attacco turco, tra cui l’attivista curda Hevrin Khalaf. Almeno due giornalisti uccisi, diversi quelli feriti.
Damasco invia l’esercito contro i turchi
Le truppe dell’esercito di Damasco si stanno avvicinando alla frontiera con la Turchia, nelle provincie di Hasaka e Raqqa, per «affrontare l’aggressione turca sul territorio siriano». Stamani soldati siriani sono entrati a Tel Tamer, che si trova su un’autostrada strategicamente importante, la M4, che corre da est a ovest, e 35 chilometri a sud-est di Ras al Ain, uno dei punti focali dell’assalto turco.
La decisione di Damasco segue un accordo tra il regime di Bashar al-Assad e l’amministrazione curda, con la mediazione russa. «Per evitare e affrontare questa aggressione è stato raggiunto un accordo con il governo siriano. In questo modo l’esercito siriano può essere dispiegato lungo il confine siro-turco per aiutare le Forze democratiche siriane (Fds)», si legge sulla pagina Facebook dell’amministrazione curda. L’obiettivo, prosegue la nota, è quello di «liberare le città siriane occupate dall’esercito turco, come Afrin» nel nordovest. Il generale curdo Ismet Sheikh Hasan ha detto all’agenzia di stampa russa Rt che le truppe siriane e russe entreranno a Kobane e Manbij.
Di Maio: l’Italia blocca la vendita di armi alla Turchia
L’Italia, di concerto con gli altri Paesi europei, bloccherà la vendita di armi alla Turchia. L’ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a margine del Consiglio esteri dell’Ue. «Non possiamo accettare quel che sta facendo la Turchia. La Ue parla con una voce e tutti gli Stati condannano quello che sta facendo. Tutti si sono impegnati a bloccare l’export alla Turchia», ha detto Di Maio. «Nelle prossime ore anche l’Italia firmerà, con un decreto del ministro degli Esteri, il blocco dell’export degli armamenti ad Ankara», ha aggiunto il ministro. «Giovedì ci sarà il Consiglio europeo e in quella sede ci saranno tutte le discussioni eventuali». Nell’odierno Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione sono state decise sanzioni contro la Turchia ma per le trivellazioni illegali nella zona economica esclusiva di Cipro.
Su eventuali provvedimenti contro Ankara, il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg ha detto: «È un’ironia che si stia discutendo di sanzioni e misure come l’embargo di armi contro un Paese che è formalmente impegnato nel dialogo di adesione con l’Ue. Come austriaci pensiamo che questo negoziato per l’adesione, che abbiamo congelato in questi ultimi due o tre anni, grazie al nostro governo, sia ora cancellato».
Provvedimenti sportivi
E il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, in una lettera indirizzata al presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, chiede di valutare se non sia il caso di prendere anche provvedimenti sportivi. “Le notizie di violazioni dei diritti umani, di crimini contro i civili e dell’uccisione di attivisti come Hevrin Khalaf hanno profondamente colpito la comunità internazionale – scrive il ministro al dirigente sportivo -. Per questi motivi, in qualità di ministro per lo Sport del Governo italiano, le chiedo di valutare se non sia inopportuno mantenere, ad Istanbul, la finale della Uefa Champions League in programma per il prossimo 30 maggio”.
“Ricordo – aggiunge Spadafora nella lettera a Ceferin – che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite promuove da anni la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace ogni 6 aprile, riconoscendo allo sport un importante valore sociale e culturale. Sappiamo bene che la drammaticità di quanto sta avvenendo in Siria non si risolverà con questo atto, ma siamo tutti consapevoli dell’importanza – politica, mediatica, economica, culturale – che riveste uno degli appuntamenti sportivi più importanti a livello mondiale”.
Rassegna Stampa
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