Senza incidenti il passaggio della fiaccola olimpica a Buenos Aires
Mentre la fiaccola olimpica ha lasciato Buenos Aires dove – dopo gli scontri a Londra, Parigi e San Fancisco – non si sono verificati incidenti diretta in Tanzania, il presidente cinese, Hu Jintao, ha affermato che la questione del Tibet non è “un problema etnico, religioso o di diritti umani” ma esclusivamente “un problema di difesa dell’unità della Nazione o di divisione della madrepatria”.
Nella sua prima dichiarazione pubblica da quando, il 10 marzo scorso, sono iniziati i disordini in Tibet, il presidente Hu Jintao ha definito la questione come “il nostro conflitto con la cricca del Dalai (Lama)”, il leader spirituale tibetano e premio Nobel per la pace che vive in esilio in India. L’agenzia ufficiale Nuova Cina ha diffuso le dichiarazioni del presidente cinese affermando che sono state rilasciate nel corso del suo incontro con il primo ministro australiano, Kevin Rudd, a Sanya, sull’isola di Hainan, dove si apre oggi il convegno internazionale di Boao Forum per l’Asia e al quale partecipano i presidenti Michelle Bachelet (Cile), Pervez Musharraf (Pakistan), Nambaryn Enkhbayar (Mongolia), Mahinda Rajapakse (Sri Lanka), Jakaya Mrisho Kikwete (Tanzania), il Re di Tonga Taufàahau Tupou V, e i premier Fredrik Reinfeldt (Svezia), Karim Masimov (Kazakhstan), Hamad Bin Jasim Bin Jabir Al-thani (Qatar) e Kevin Rudd (Australia).
Hu Jintao ha sostenuto che il dialogo è fermo per volontà non della Cina, ma dello stesso Dalai Lama. “La barriera ai contatti e ai colloqui non si trova dalla parte nostra – ha detto ancora il presidente cinese – ma dalla parte del Dalai Lama. Se il Dalai Lama ha la sincerità (necessaria ai colloqui), allora deve metterla in pratica”. Il presidente Hu Jintao ha aggiunto che la Cina è pronta ad incontrare il Dalai Lama se “desisterà dal cercare di dividere la madrepatria” e di “sabotare” le olimpiadi di Pechino.
La Cina ha inoltre accusato oggi il Parlamento Europeo di aver “rozzamente interferito negli affari interni” del Paese con il suo invito ai capi di Stato a discutere della possibilità di boicottare la cerimonia di apertura delle olimpiadi, l’8 agosto prossimo. Il tono usato dalla portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu, è molto simile a quello con il quale ieri è stata respinta “con indignazione” la risoluzione del Congresso degli Stati Uniti che ha chiesto a Pechino di aprire trattative con il Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio dal 1959.
Dal canto suo, il leader tibetano, che è arrivato ieri a Seattle per una riunione di carattere spirituale, ha ripetuto in un’intervista alla rete televisiva Nbc di non volere la secessione del Tibet dalla Cina, ma solo una “vera” autonomia. Il Dalai Lama ha aggiunto che il suo messaggio alla Cina è: “non siamo contro di voi, io non cerco la secessione” e ha negato di voler boicottare le olimpiadi.
Prima di partire da Tokyo alla volta di Seattle, il Dalai Lama aveva ribadito di essere stato “fin dal primo momento” favorevole allo svolgimento dei giochi olimpici a Pechino, ma nello stesso tempo aveva detto che nessuno ha il diritto di “zittire” la libertà di esprimere le proprie opinioni. Lo scorso ottobre il Dalai Lama aveva ricevuto la medaglia d’oro del Congresso degli Stati Uniti, ed era intervenuto con un discorso in Campidoglio.
Il presidente statunitense, George W. Bush, ha intenzione di partecipare ai giochi olimpici di Pechino e al riguardo il suo programma “non è cambiato”. È quanto George W. Bush ha ribadito ieri in un’intervista alla Abc, rispondendo in questi termini alla domanda se parteciperà o meno alla cerimonia inaugurale di Pechino: “il mio programma non è cambiato”.
Sono molti in America, a cominciare dal senatore dell’Arizona e candidato alla nomination repubblicana John McCain, coloro che hanno invitato George W. Bush a disertare la cerimonia d’apertura dei giochi per fare pressione su Pechino per gli avvenimenti in Tibet. Il capo della Casa Bianca anche in questa occasione non ha però tenuto a precisare se sarà presente alla cerimonia d’apertura oppure in un altro momento delle olimpiadi.
La fiaccola olimpica è partita da Buenos Aires alla volta della Tanzania e proseguirà poi per Muscate (Oman), Islamabad, New Delhi, Bangkok, Kuala Lumpur, Jakarta, Canberra, Nagano (Giappone), Seoul, Pyongyang, Ho Chi Minh City, Hong Kong, Macao e dal 4 al 7 maggio farà un giro in Cina passando per il Tibet.
In Argentina, uno spegnimento tecnico in pieno centro della città, un lancio di bombe d’acqua fortunosamente schivato e l’attraversamento di gruppetti di sparuti manifestanti pro-Tibet, questo è tutto quello che la fiaccola olimpica ha dovuto subire nel passaggio ieri in una Buenos Aires fortemente presidiata, unica tappa latinoamericana del suo viaggio verso Pechino 2008. L’arrivo nel Club Ippico della ex tennista Gabriela Sabatini che, quale ottantesima e ultimo tedoforo, ha acceso un braciere che conserverà in Argentina la fiamma olimpica, ha fatto tirare agli organizzatori della manifestazione un sospiro di sollievo.
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