«Rifiuti, sfregio alla dignità umana»
I vescovi della Campania: spendiamoci tutti per la rinascita dei nostri territori
La voce unanime dei vescovi della Campania, guidati dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza episcopale regionale, si alza, accorata e ferma, fende come una chiglia di acciaio la fredda crosta di turbamento e di disamore che uno dei periodi più tragici nella storia della regione ha steso sugli uomini e sulle città. Una parola che lascia dietro di sé il mare aperto e limpido della speranza e il richiamo a trovare «la forza e il coraggio» per spendersi in prima persona «attraverso l’esercizio delle diverse competenze, per la rinascita ambientale, civile, sociale, umana e cristiana dei nostri territori».
A riscoprirsi, sulla scia delle parole di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace, «membri di un’unica famiglia umana, chiamati ad instaurare tra noi intensi e veraci rapporti di solidarietà e di collaborazione e soprattutto ad apprendere dalla famiglia naturale il suo vocabolario tipico di amore, di giustizia e di pace». Sentimenti condivisi, che hanno ispirato il ‘Messaggio dei Vescovi della Campania ai propri fedeli e agli uomini di buona volontà in difesa dell’ambiente’ durante la crisi dei rifiuti che anche i presuli non esitano a definire drammatica e preoccupante, «una nuova tragedia, peraltro temuta e annunciata a più riprese anche in contesti ecclesiali e parrocchiali ».
«Alcuni territori sono stati ancora una volta – ricordano i vescovi – umiliati, oltraggiati e offesi nel paesaggio e nella loro immagine e lo stesso capoluogo regionale è oggi sommerso da spaventosi cumuli di rifiuti non raccolti, che fanno da sfregio non soltanto all’ambiente, ma prima di tutto alla dignità delle persone».
In un’analisi della situazione precisa e senza cedimenti, pur nascendo dalla speranza e mirando ad essa, mossa da affetto e attenzione paterni, i vescovi ripercorrono cause ed effetti di certe emergenze dovute non solo a «mancate o errate scelte, o precise responsabilità, ma anche frutto dei nostri stili di vita iperconsumistici» e risultato «non soltanto di determinate pratiche sociali inadeguate o di omissioni colpevoli, ma anche di peccati da noi commessi. Non possiamo fingere di non vedere e interpretare quelli che appaiono dei segnali concreti ed evidenti, non soltanto di un inquinamento ambientale bensì di un più profondo inquinamento interiore e, forse, di un possibile e deprecabile degrado morale. Sentiamo perciò ancora più vivo e forte il legame al nostro territorio. Ma nello stesso tempo non possiamo non riconoscere di aver offeso, a volte, la verità, la retta ragione, l’amore».
I vescovi sentono la stessa «amara ed acuta sofferenza» di chi a motivo di rifiuti non degradabili seppelliti sotto terra e di montagne di rifiuti davanti ai loro occhi «non vedono futuro per la propria salute e per il proprio territorio»; pesa sul loro cuore «il rammarico e l’afflizione» di coloro che pur volendolo «non sanno cosa fare di fronte alle tante emergenze»; percepiscono «l’esasperazione dei cittadini di fronte ai cronici ritardi nelle soluzioni tecniche e politiche, pur possibili». E con dolore in questi giorni constatano «un decadimento del senso dell’identità umana e della dignità personale; il deterioramento delle relazioni interpersonali e soprattutto il travisamento dei compiti di custodia e di cura del giardino, che è la terra, lasciataci in dono dal Creatore».
Il dialogo costante ed informato tra istituzioni, esperti e cittadini sulle buone pratiche da incentivare ed imitare può diventare, secondo i vescovi campani, centrale nella risoluzione non solo del problema attuale dei rifiuti, ma anche di altri ugualmente urgenti che lacerano la Campania. In questo momento è infatti essenziale sentirsi ed essere «parte integrante di una sola comunità ai livelli locale, regionale e nazionale. Una comunità sempre più ‘una’ sa davvero ascoltare il grido di coloro che subiscono ingiustizia; sa effettivamente riconoscere la funzione indispensabile di chi ha autorità; impara coralmente a non chiudersi in sterili localismi e particolarismi irrazionali; predilige in ogni circostanza coloro che sono più deboli e in affanno, isolando decisamente il male, pur perdonando e cercando di recuperare i malvagi. L’affetto vicendevole tra noi e la sollecitudine per i più deboli chiedono di rappresentare anche le legittime esigenze di giustizia».
Non deve essere quindi interrotto il dialogo con la popolazione che va ascoltata attentamente «anche nelle sue paure, prima di soluzioni di volta in volta individuate da chi ha la responsabilità delle scelte. Ma nella prospettiva dell’ordinarietà» che i vescovi si augurano sia a breve termine «la gente implora coinvolgimento e sana educazione circa il modo più idoneo di progettare i consumi e la sostenibilità alimentare, la corretta fruizione dei beni paesaggistici e culturali, la differenziazione, lo smaltimento, il trattamento, il riuso, la riqualificazione e le possibili, e più avanzate e sicure, soluzioni tecniche per il ciclo dei rifiuti ». Tenendo conto che le persone aspirano alla sicurezza e alla salute, domandano legalità e sicurezza nella gestione del territorio, respingono qualunque infiltrazione malavitosa o camorristica negli affari connessi alle esigenze del vivere associato e dello stare al mondo. «Non è questo il tempo di disertare l’impegno di giustizia, pace e salvaguardia del Creato – ammoniscono ed invitano infine i vescovi. – Ma semmai di prepararlo e di orientarlo, con la preghiera, la celebrazione, l’annuncio e la solidarietà concreta» .
Rassegna Stampa
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