Rapporto denuncia sfruttamento dei lavoratori nel settore sportivo
In Cina i lavoratori incollano le scarpe sportive per meno di 2 dollari al giorno e cuciono palloni per 50 centesimi di dollaro l’uno. “Non c’è stato nessun reale progresso sulle condizioni dei lavoratori impiegati nelle filiere produttive internazionali”: lo denuncia oggi un rapporto della “Play fair Campaign 2008) intitolato “Vincere gli ostacoli” (www.abitipuliti.org), realizzato con interviste a più di 300 lavoratori in Cina, India, Thailandia ed Indonesia, impiegati nelle fabbriche fornitrici dei grandi marchi internazionali, che sono anche sponsor dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. “Si avvicinano i giorni delle Olimpiadi – si legge nel rapporto – e i lavoratori che producono per le imprese sportive internazionali che spendono milioni di euro in sponsorizzazioni sono sottoposti ad orari di lavoro massacranti e ricevono salari da fame”.
Alla Yue Yuen, piccola azienda di Hong Kong che fabbrica 1/6 delle scarpe mondiali, ad esempio, “in due dobbiamo incollare 120 paia di scarpe all’ora – dice un lavoratore-, stiamo lavorando senza riposo”. Alla Yoyful Long sul Delta del fiume Pearl in Cina, lo straordinario può arrivare a 232 ore al mese, mentre i salari medi sono la metà del minimo legale. “Lavoriamo senza pause e siamo comunque rimproverati dai supervisori”, si lamenta un lavoratore della New Balance a Dongguan, in Cina. “Non abbiamo nemmeno un giorno di riposo al mese. Siamo fisicamente stanchi e psicologicamente esausti”, conferma un suo collega. Nonostante i codici di condotta internazionali, denuncia il rapporto, i lavoratori “sono ancora sottoposti a ritmi produttivi estremi, a straordinari eccessivi, non registrati e non pagati, abusi verbali, minacce alla salute e alla sicurezza, anche per l’esposizione a prodotti chimici tossici, senza alcuna tutela e assicurazione”. Intanto sul sito www.catchtheflame.org si può inviare un messaggio per chiedere condizioni dignitose “per i lavoratori che producono per le Olimpiadi di Pechino”.
Rassegna Stampa
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