Quanti inganni dietro la pillola del giorno dopo
La pillola del giorno dopo torna a far discutere. I dati che indicano la sua diffusione crescente anche in Italia, l’intenzione del governo spagnolo di renderne sempre più facile la distribuzione riportano d’attualità un dibattito che non si è mai chiuso, almeno nel nostro Paese.
Da quando è stata autorizzata la vendita del levonorgestrel (il principio attivo) nel 2001 le vendite del farmaco sono cresciute del 55 per cento, arrivando alle 350mila confezioni nel 2006. «Eppure non si tratta di contraccezione – obietta Filippo Boscia, direttore del Dipartimento Materno infantile della Ausl provinciale di Bari – bensì di intercettazione dell’embrione già formato.
L’informazione in questo caso è fondamentale. E l’uso del farmaco presenta non pochi problemi di sicurezza per le donne, sottoposte a un “bombardamento” di ormoni che andrebbe monitorato dal punto di vista medico». Il professor Boscia, che è anche presidente della Società italiana di bioetica e comitati etici (Sibce), è stato protagonista, nei mesi scorsi, di un lungo braccio di ferro con le autorità sanitarie pugliesi, che volevano favorire la diffusione del farmaco: «La Asl di Bari ne aveva fatto un approvvigionamento di ben 4mila dosi da distribuire gratis nei consultori – racconta Boscia – ma dopo alcuni dibattiti in direzione sanitaria, siamo riusciti a far revocare la disposizione. Si sarebbe favorito un messaggio contrario alla logica, alla salute delle donne, oltre che all’etica». Il primo problema riguardante il levonorgestrel riguarda un aspetto scientifico: quando fu commercializzato, il levonorgestrel venne definito contraccettivo d’emergenza e non abortivo, perché l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito la gravidanza a partire dall’annidamento dell’embrione nell’utero materno: «In realtà l’Oms si riferisce alla fecondazione in vitro – sottolinea il professor Boscia –, quando effettivamente lo stato di gravidanza comincia solo con il trasferimento in utero dell’embrione. Ma quando la fecondazione avviene entro il corpo materno, iniziano subito alcuni fenomeni biochimici, sia da parte del corpo della madre, sia da parte dell’embrione appena formato, che danno origine a una interazione mai riproducibile in altro modo». E l’azione del levonorgestrel può essere duplice: «Può agire da contraccettivo inibendo l’ovulazione, ma se questa è già avvenuta la forte dose di ormoni entra nel sangue e modifica in modo rapido l’endometrio, cioè il tessuto interno dell’utero, che poi tende a cadere e a rendere impossibile l’attecchimento dell’embrione eventualmente formato».
Non è prevedibile la prevalenza di un effetto sull’altro: «Dipende molto – osserva Boscia – dal momento del ciclo in cui avviene il rapporto sessuale e l’assunzione della pillola: se è in coincidenza con l’ovulazione si tratterà verosimilmente di un aborto precocissimo, se è più lontano sarà probabilmente contraccezione.
Nell’incertezza bisogna rispettare anche il diritto all’obiezione di coscienza, visto che viene elusa in questo modo anche la legge 194: non c’è alcun registro della distribuzione della pillola. Tant’è vero che abbiamo verificato, nei mesi scorsi, che nella stessa sera una ragazza poteva farsene prescrivere dieci confezioni». E si continuano a ignorare i problemi di salute: «Prima di prescrivere ogni farmaco estroprogestinico, il medico sottopone la paziente ad analisi – ricorda Boscia –.
Nel caso della pillola del giorno dopo, nessuna indagine: se presa una volta ogni tanto può non far nulla, ma se viene utilizzata frequentemente, possono insorgere seri problemi di salute, sia a livello della coagulazione del sangue, sia a livello epatico».
Rassegna Stampa
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