Persecuzioni anticristiane
«Cosa possiamo fare, cosa possiamo dire? Un profondo sconforto avvolge la nostra comunità. L’ondata di attacchi è sempre più forte. Dieci giorni fa la strage nella nostra cattedrale. Oggi hanno colpito le nostre case. Le famiglie piangono, tutti vogliono fuggire. È terribile»: sono le parole pronunciate a caldo all’Agenzia Fides lo scorso 11 novembre da Mons. Atanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, dopo gli attacchi di questa mattina contro numerose case di fedeli cristiani a Baghdad.
Colpi di mortaio e dieci ordigni artigianali hanno colpito abitazioni dei cristiani in diverse parti di Baghdad tra le 4 e le 6 del mattino. Il bilancio provvisorio è di tre morti e 26 feriti, ha riferito un responsabile del ministero dell’Interno, ricordando che anche ieri sera tre case cristiane erano state bersagliate da attentati nel distretto di Mansur, senza causare vittime.
L’arcivescovo, poco prima di recarsi in visita alle famiglie colpite, ha detto a Fides: «Nonostante i proclami, il governo non fa nulla per fermare quest’ondata di violenza che ci travolge. Ci sono poliziotti davanti alle chiese, ma oggi sono le case dei nostri fedeli a essere aggredite. Sono state colpite famiglie cristiane caldee, siro-cattoliche, assire e di altre confessioni, nel distretto di Doura. È il terrore che bussa alle nostre porte. Le famiglie sono sconvolte. Vogliono cacciarci via, e ci stanno riuscendo. Il Paese è in preda alla distruzione e al terrorismo. I cristiani soffrono sempre più e vogliono abbandonare il Paese. Non abbiamo più parole».
L’arcivescovo ha concluso con un accorato appello: «Chiediamo un pronto intervento della comunità internazionale e supplichiamo il Santo Padre e la Chiesa universale di venire in nostro aiuto. Oggi non possiamo fare altro che sperare e pregare, affidando la nostra vita nelle mani di Dio. I cristiani iracheni dicono fra le lacrime: In manus tuas, Domine».
Rassegna Stampa
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