Per il reinserimento sociale delle vittime della tratta
La tratta è un crimine contro l’umanità, che prefigura il lavoro forzato, la prostituzione e il traffico di organi. Lo ha ribadito il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze sociali, a conclusione dell’incontro sulla lotta al traffico di esseri umani — con particolare riguardo all’assistenza legale alle vittime, gli indennizzi e il loro reinserimento nella società — che si è tenuto in Vaticano, nella Casina Pio IV, dal 4 al 6 novembre.
Grace Divine, «Stop Human Trafficking»
Il presule ha tracciato un bilancio dei lavori nella Sala stampa della Santa Sede, spiegando come durante il convegno si sia cercato di comprendere l’estensione del fenomeno e soprattutto di individuare quali sono le migliori vie di uscita da questo dramma. In proposito sono state ascoltate le testimonianze e i contributi di quanti hanno lavorato con le vittime della prostituzione per sottrarle a questa triste condizione. Inoltre sono stati riproposti gli interventi di Benedetto xvi e di Francesco sul traffico di esseri umani.
Monsignor Sánchez Sorondo ha riferito la testimonianza di una donna messicana, che ha presentato una forma di reinserimento della vittima realizzata attraverso l’aiuto e la collaborazione di diversi stati federali del paese latinoamericano. Ciò ha dato la possibilità di accedere alla formazione, agli studi, agli alloggi, reinserendo la persona nella vita sociale.
Il cancelliere ha ricordato anche il contributo offerto dalle congregazioni religiose femminili che nella storia della Chiesa si sono occupate delle vittime della tratta.
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Margaret S. Archer, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali; Jami Solli, co-organizzatrice del workshop e fondatrice della Global alliance for legal aid; e Rani Hong, presidente della Tronie foundation. In particolare, la presidente Archer ha fatto riferimento a un progetto illustrato durante il convegno. Si tratta di un modello elaborato in Canada per controllare le transazioni sospette dietro al traffico di esseri umani e per individuarle, grazie all’impegno di banche e istituzioni finanziarie. Il progetto prevede tra l’altro la creazione di specifici database. Come ha ricordato Archer, il tema del traffico di esseri umani è nel cuore del Papa, il quale sin dall’inizio del pontificato ha chiesto di non dimenticarlo. La presidente ha sottolineato che in questa occasione si è voluto soprattutto ascoltare le vittime e dare aiuto a chi ha subito persecuzione, guardando anche ai risvolti criminali del problema, specialmente al controllo dei conti bancari, e ricordando che i progetti per la reintegrazione delle vittime della tratta riguardano circa venti paesi.
Jami Solli ha sottolineato che l’esito del traffico di esseri umani è la morte sociale della persona. Oltretutto, la collaborazione ha mostrato che serve non solo la tecnologia, ma lo spirito di cooperazione. Da parte sua, Rani Hong ha raccontato la propria personale tragedia, ricordando il rapimento di cui fu oggetto ad appena sette anni e il dolore della separazione dalla mamma. Ha poi suggerito come integrare le vittime, ascoltando le storie concrete e mantenendo viva la loro speranza.
Rassegna Stampa
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