Orissa: l’orrore è senza fine
Altri due morti in Orissa, altri due cristiani finiti sotto i colpi degli estremisti indù che continuano a spadroneggiare nello Stato indiano. Epicentro del nuovo assalto l’ormai famigerato distretto di Kandhamal. A essere uccisi, a colpi di ascia, un uomo e un ragazzo nel villaggio di Sindhupanka. L’assalto, riferito dal Times of India, si è verificato nella notte tra giovedì e venerdì.
Le vittime sono Dushashan Majhi e un ragazzo quindicenne, sorpresi mentre dormivano nella loro abitazione. Secondo il Times of India il ragazzo colpito proveniva da un villaggio vicino, mentre stando ad AsiaNews si tratta del figlio dello stesso Majhi, che era leader stimato di una comunità cristiana. Finora nessun arresto è stato compiuto per il duplice omicidio. Con queste due vittime il bilancio dei morti delle violenze anticristiane nel distretto è salito a 35. Da giovedì la polizia ha fermato in diverse località 34 persone, facendo salire complessivamente a 371 il numero degli arrestati per le persecuzioni. Finora, peraltro, solo 119 persone hanno consegnato le loro armi alle autorità, rispondendo a una direttiva impartita nei giorni scorsi. Per coloro che non lo faranno a breve, scatteranno le procedure di confisca. Sono più di 500 nella zona le persone autorizzate a detenere armi. La situazione è talmente tesa che il ministro dell’Interno federale, Shivraj Patil, ha preteso un rapporto dal governatore dell’Orissa, chiedendo se lo Stato debba essere messo sotto il controllo diretto da parte del presidente. Una mossa che potrebbe però non avere esito immediato visto che in sostanza, sottolineano gli analisti, si chiede una sorta di ammissione di inazione ai responsabili locali. Patil, riferisce il Times of India, ha sottolineato che la mancanza di fermezza da parte delle autorità dell’Orissa «è uno strappo costituzionale » e che sono già stati inviati al governo statale ben sei lettere che invocano maggiori controlli contro i raid anticristiani. Per tutta risposta le autorità locali continuano a ignorare il problema. Una riunione speciale del governo statale, promossa dal premier Manmohan Singh, avrà luogo nei prossimi giorni. Ancora ieri il Times of India ha riferito che la polizia aveva tenuto finora nascosta un’incursione anticristiana avvenuta due settimane fa in un campo di rifugio nella capitale New Delhi. Il 16 settembre una folla ha attaccato infatti un gruppo di famiglie cristiane nel campo di Peeragarhi, demolendo anche parte della sala delle preghiere. Il campo in questione dista non più di quindici chilometri dal Parlamento. Nonostante ripetuti tentativi, sottolinea il quotidiano, la comunità attaccata non ha avuto la possibilità di denunciare l’assalto, visto che la polizia ha minimizzato il fatto descrivendolo come una «normale disputa relativa a dei terreni». Il sacerdote Ezik Malik ha raccontato di aver ricevuto, il giorno precedente all’assalto, una telefonata nella quale gli si comunicava il crollo del tetto della sala delle preghiere.
«Ci siamo subito recati sul posto – ha riferito il religioso – quando improvvisamente sono arrivate almeno 500 persone: hanno urlato slogan anticristiani e demolito parte della sala. I poliziotti sono rimasti a guardare». Una suora che stava pregando nella sala al momento degli incidenti ha raccontato di essere stata attaccata da un gruppo di uomini. «È un incubo senza fine – ha commentato la religiosa – non c’è stato alcun arresto e viviamo nella paura costante di altri attacchi ». Lo choc per l’attacco è ancora alto. Le due Messe settimanali si sono ridotte a una, peraltro poco frequentata dai fedeli proprio per il timore di altri assalti degli estremisti.
Rassegna Stampa
Gallagher: Ho incontrato un popolo ferito e coraggioso, serve dialogo per la pace
Intervista con l’arcivescovo segretario per i Rapporti con gli Stati a conclusione della sua missione in Ucraina
Kiev, anche sotto le bombe di Putin la «fabbrica dei bambini» fa affari
«Questa guerra non ha fermato Biotexcom»