Nuovo appello alla comunità internazionale per la pace
È stata un visita pastorale a tutto tondo, il decimo viaggio italiano di Benedetto XVI. La meta era il primo approdo italiano di Pietro, alla “fine della terra”, Santa Maria di Leuca, e poi Brindisi, porta di partenza di un’antichissima strada del mare che porta verso i Balcani e il vicino Oriente, “questo lembo d’Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente”.
È l’occasione per “rinnovare il messaggio cristiano di cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona a questo mare, antica culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente”. Così il Papa ripete le parole pronunciate all’assemblea dell’Onu, un passo complesso che merita rileggere con attenzione: “L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione e incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione”. Di fronte alle tante aree di crisi che si affacciano sul Mediterraneo – fino al nucleare iraniano, dagli imprevedibili sviluppi – si tratta di un’indicazione preziosa di equilibrio e di prospettiva.
In questa cornice aperta il Papa ha inserito anche le indicazioni più propriamente pastorali, che culminano nella preghiera a Maria perché “difenda sempre questa vostra Città e Regione, l’Italia, l’Europa e il mondo intero dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori; permetta alle giovani generazioni di prendere il largo senza paura per affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita”.
È vero: Benedetto XVI ricorda che la “comunità cristiana non può e non vuole mai sostituirsi alle legittime e doverose competenze delle Istituzioni”. Però “le stimola e le sostiene nei loro compiti e si propone sempre di collaborare con esse per il bene di tutti, a partire dalle situazioni di maggiore disagio e difficoltà”.
Ecco allora due indicazioni strategiche: la prima, in una Regione tra le più giovani d’Italia è proprio per i giovani, cui ricorda che, nonostante la disoccupazione e le seduzioni materialistiche di diverso genere, prospettive credibili si possono costruire nella barra dritta di progetti, aspirazioni, futuro, basati sulla solidità dell’identità. Confermare le basi dell’identità cristiana, per i giovani, per le famiglie, per il tessuto sociale profondo, diventa così principio e garanzia di stabilità e di sviluppo.
Rassegna Stampa
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