Londra agli atleti: “Niente Olimpiadi se parlate di diritti umani in Cina”
Secondo il Mail on Sunday, la British Olympic Association avrebbe messo a punto un ‘contratto’: chi non firma sarà escluso dalla squadra olimpica. E il principe Carlo è ‘indisponibile’ a recarsi in Cina in occasione dei Giochi
Londra, 10 febbraio 2008 – Gli atleti britannici che si qualificheranno per le Olimpiadi di quest’estate a Pechino dovranno impegnarsi a non sollevare mai – con interviste, dichiarazioni o altro – la questione della situazione dei diritti umani in Cina. Il Mail on Sunday rivela oggi che la Boa (la British Olympic Association) avrebbe messo a punto una sorta di contratto da far sottoscrivere agli atleti.
Tra le clausole una prevede appunto il ‘bavaglio’ sulla faccenda diritti umani. Chi non volesse firmare, libero di farlo, ma – spiega il giornale – resterà a casa rinunciando di fatto alle Olimpiadi.
Secondo quanto scrive il quotidiano il paragrafo 4 del documento recita esplicitamente: “gli atleti si impegnano a non fare nessun commento o dichiarazione su argomenti delicati di carattere politico” mentre il paragrafo 51 ricorda che la Carta Olimpica esclude la possibilità di “propaganda o dimostrazioni politiche” nei luoghi di competizione olimpica.
La faccenda innescherà prevedibili polemiche. Il tabloid ricorda la posizione già assunta dal principe Carlo – che si è già dichiarato indisponibile a recarsi in Cina in occasione dei giochi – ed evoca un cupo precedente. Il ditkat del 1938 quando, a Berlino, il Comitato Olimpico chiese alla squadra di calcio britannica di fare il saluto nazista.
Rassegna Stampa
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