La catastrofe umanitaria incombe sul Bangladesh
Mancano cibo, acqua, medicinali e si temono epidemie
Una catastrofe umanitaria incombe sul Bangladesh meridionale dopo il passaggio del ciclone Sidr. Una catastrofe che di giorno in giorno assume proporzioni sempre più inquietanti. Oltre alle vittime – tremila secondo fonti ufficiali, quasi ventimila secondo fonti indipendenti – milioni di uomini, donne e bambini sono allo sbando, privi di casa, acqua, cibo e medicinali. Al momento – riferiscono fonti governative – la priorità è arginare l’emergenza sfollati e le epidemie.
Il Governo di Dhaka, che parla di “calamità nazionale”, ha reso noto, nell’ultimo bilancio ufficiale, che il numero delle vittime ha raggiunto le 3.447 unità. La Mezzaluna rossa ha detto di attendersi dieci, quindicimila morti, mentre secondo Save the Children le vittime potrebbero arrivare a ventimila. “Molti villaggi isolati, soprattutto nelle isole, non sono stati ancora ispezionati dai soccorritori”, ha detto Heather Blackwell, responsabile in Bangladesh dell’organizzazione umanitaria britannica Oxfam. In queste zone, “potrebbero volerci settimane prima di avere un’idea precisa della portata delle devastazioni del ciclone”, ha aggiunto Blackwell. Secondo l’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, il ciclone ha colpito oltre quattro milioni di persone, la metà bambini, di cui 400.000 sotto i 5 anni e stima gli aiuti necessari in 2,35 milioni di dollari.
La federazione internazionale della Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa lanciano un appello per ottenere 2,4 milioni di euro al fine di assicurare assistenza alle persone colpite. Migliaia di volontari della Mezzaluna Rossa del Bangladesh sono stati già mobilitati nelle operazioni di sgombero e di assistenza alla popolazione. I volontari stanno effettuando la distribuzione dei primi aiuti tra cui acqua potabile, cibo, kit per l’igiene e contenitori per l’acqua; sono impegnati nella costruzione di rifugi temporanei e nel fornire un primo supporto psico-sociale per aiutare i sopravvissuti ad affrontare l’emergenza.
Nelle zone più colpite dal disatro, secondo il racconto dei soccorritori, migliaia di villaggi sono stati rasi al suolo, decine di migliaia di case, fatte per la maggior parte di bambú e paglia, sono state spazzate via dalla furia dell’acqua con onde alte più di 5 metri e vento che soffiava ad oltre 240 chilometri orari. Alcuni soccorritori hanno raccontato alla stampa di aver camminato per una decina di chilometri senza incontrare neanche una casa, in zone dove prima, invece, vivevano molti pescatori. Molti amministratori locali dei distretti costieri hanno detto di aspettarsi di trovare migliaia di cadaveri lungo le coste del golfo del Bengala. “Abbiamo visto molti cadaveri galleggiare sull’acqua”, ha raccontato un pescatore, Zakir Hossain, che vive in un villaggio nella parte sud-occidentale del Paese. “Stiamo cercando di arrivare rapidamente in tutte le aree colpite lungo la linea costiera, così da poter capire quanta gente sia effettivamente deceduta nel disastro”, ha riferito alla France Presse una fonte del Governo.
Ma il problema principale è arginare l’emergenza sfollati. Il Governo dice che oltre un milione di famiglie, circa sette milioni di persone, attendono aiuti. La maggior parte non ha nulla da mangiare né da bere, e versa in condizioni igieniche spaventose. Mancano soprattutto tende e medicinali. Sono molti coloro che bevono l’acqua dei fiumi straripati, e già si registrano i primi casi di infezioni intestinali, che in Bangladesh sono spesso causa di morte. Il Governo ha autorizzato a bruciare i cadaveri ritrovati per evitare il diffondersi di malattie.
Mezzi navali ed elicotteri militari trasportano gli aiuti nelle aree dove la crisi è maggiore. Elicotteri hanno lasciato cadere cibo, bottiglie d’acqua e medicinali. Ma le forze di Dhaka sono limitate. Per questo un team Onu composto da 12 tecnici ed esperti di Unicef, Pam (Programma Alimentare Mondiale), Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo svilupppo) è stato inviato sul campo per una prima valutazione dei danni e delle esigenze immediate. L’Unicef ha fornito assistenza per i bisogni più urgenti, organizzato la distribuzione di 7,3 milioni di compresse a base di cloro per potabilizzare l’acqua, inviato taniche per la raccolta di scorte idriche e stanziato le risorse necessarie alla distribuzione d’acqua potabile con autobotti. Il fondo Onu ha inoltre predisposto la distribuzione di 92 tonnellate di biscotti ad alto valore proteico, che dal porto di Chittagong saranno trasportati nei 5 distretti maggiormente colpiti: Patuakhali, Barguna, Barisal, Bagerhat e Pirojpur.
Ieri il Pam e l’aviazione del Bangladesh hanno cominciato ad effettuare con gli elicotteri lanci di pacchi viveri alle persone isolate. Sino ad ora, spiega una nota, il Programma ha consegnato, con mezzi terresti, aerei ed anfibi, biscotti ad oltre 650.000 persone nelle aree più gravemente colpite. “Siamo stati in grado di consegnare cibo nel giro di poche ore da quando il ciclone ha investito il Bangladesh, perché avevamo portato stock alimentari in anticipo rispetto ai primi segnali di tempesta”, ha detto il direttore esecutivo del Pam, Josette Sheeran.
Rassegna Stampa
Gallagher: Ho incontrato un popolo ferito e coraggioso, serve dialogo per la pace
Intervista con l’arcivescovo segretario per i Rapporti con gli Stati a conclusione della sua missione in Ucraina
Kiev, anche sotto le bombe di Putin la «fabbrica dei bambini» fa affari
«Questa guerra non ha fermato Biotexcom»