In molte zone del Paese non c’e’ energia elettrica e neanche l’acqua potabile
RANGOON (BIRMANIA) – Il bilancio del passaggio del ciclone Nargis sulla Birmania meridionale ha raggiunto i 3.969 morti, mentre i dispersi sarebbero almeno 3000. Lo riferiscono la radio e la televisione di stato. Ma il bilancio finale potrebbe salire a 10mila morti. Lo ha riconosciuto in una riunione il ministro degli Esteri di Rangoon, secondo quanto riferito da diplomatici stranieri.
DANNI INGENTI – Intanto la macchina degli aiuti internazionali si è messa in moto. «Sappiamo che centinaia di migliaia di persone hanno bisogno di un riparo e di acqua potabile», ha dichiarato da Bangkok Richard Horsey, dell’ufficio delle Nazioni Unite per l’emergenza disastri, «ma non siamo in grado di quantificare il numero esatto». La tempesta tropicale di categoria 3, che sabato si è abbattuta sulle coste meridionali della Birmania con raffiche di vento a 190 chilometri orari, ha spazzato via interi villaggi e lasciato senza energia elettrica cinque regioni, tra cui anche Rangoon che conta cinque milioni di abitanti. I danni maggiori sono stati lungo il delta del fiume Irrawaddy. Qui, secondo i media locali, almeno 98.000 persone sono rimaste senza casa e in loro aiuto si sono mobilitati centinaia di monaci.
AIUTI – Il portavoce della Federazione della Croce Rossa internazionale, Michael Annear, ha riferito che l’organizzazione ha già distribuito 5.000 litri d’acqua potabile, pasticche di cloro per la potabilizzazione, kit di sopravvivenza, zanzariere, teli di plastica e coperte. «Abbiamo cercato di raggiungere le zone più isolate», ha spiegato Annear, «ma molte strade sono inaccessibili». Ad ostacolare i soccorsi, secondo fonti della dissidenza, sono anche le restrizioni agli spostamenti imposte dalla giunta militare alle organizzazioni umanitarie.
STRAGE IN CARCERE – Ma dalla Birmania arrivano anche storie di ulteriori orrori dovuti alla mano dell’uomo. Il passaggio del ciclone Nargis, secondo quanto rivela un’organizzazione per i diritti umani thailandese, avrebbe provocato il crollo dei soffitti di diverse celle consentendo a circa 1000 prigionieri di tentare di scappare all’esterno. Ma questi ultimi dopo essere stati radunati tutti in un cortile sono stati «calmati» dalla polizia penitenziaria che ha sparato loro addosso. Al termine della strage sul terreno sarebbero rimasti 36 morti e 70 feriti.
Rassegna Stampa
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