Il solito Crozza, la solita satira sulla Chiesa
Nella sua trasmissione su La7, il comico ripropone stantii «cliché» sul Papa puntando su un mix di citazioni volgari e battute di maniera «aggiornate» all’Ici
E ancora e ancora. Con la solita compagnia di giro, Odifreddi e Maltese, Maurizio Crozza ha perseverato nella satira greve contro la Chiesa e il Papa, nella sua trasmissione domenicale su La7, Crozza Italia Live, imbastendo anche una scenetta nei panni del Papa che discute col suo commercialista per non pagare l’Ici sui beni della Chiesa.
Ci sembrava di vederlo Crozza nei camerini mentre provava il suo “numero”, quasi pregustando l’attenzione che questo genere di assalto avrebbe potuto suscitare – magari anche con sdegno, ma attenzione comunque – nel grande, grandissimo numero di persone che la Chiesa seguono o quanto meno rispettano. Il suo vetusto attacco, che prende avvio da un’inchiesta di “Repubblica” sul costo della Chiesa (che oltre a cifre parziali e mal documentate non considera quanto la Chiesa supplisce alla manchevolezze della società anche nei confronti dei più deboli e indifesi), si snoda ormai da tempo su schemi abusati, polemiche a senso unico, manierismi volgari nelle imitazioni del Papa, accuse che non tengono conto del contraddittorio che Avvenire non ha mai mancato di offrire. E il calcolo astuto sulla eco che queste offese possono suscitare fa sì che il gioco vada avanti all’infinito, che diventi uno schema costante e malevolo, con la garanzia di un’impunità che forse da altre parti – come si è manifestato altrove con drammatica evidenza – avrebbe suscitato reazioni capaci di intimorire.
Il rispetto per quanto attiene alla religione non frena, in certi personaggi di spettacolo che del clamore si nutrono, la smodata voglia di attenzione che ogni riferimento alla Chiesa crea nello spettatore: e la tv diventa ormai un’arena in cui le discordanze di opinione, chiamiamole cos, si snodano come citazioni volgari ma in qualche modo proficue. Dalla ormai trita pubblicità iterata con suore e frati proposti in chiave comica al varietà più corrivo stile Zelig che dei riti religiosi fa macchiette, dalle acide polemiche da talk show costruite a bella posta alle pretese indagini dal fine chiaramente aggressivo, la Chiesa viene spesso, in tv, rozzamente presentata come nemica a un pubblico che in gran parte nemica certamente non la considera, ma che si fa spettatore, anche involontario, di virulenze offensive mirate a creare, quanto meno, fastidio. Ma garantiscono magari un po’ di audience, e quindi ecco che chi dell’audience fa ragione di vita non cessa di approfittare di buona fede e di pazienza, perseverando in satira che appare spesso plateale ingiuria. Di fronte a questa evidente malafede, allo sfruttamento di immagini che per molti, moltissimi, sono simbolo da onorare, lo spettatore diventa vittima o, a volte, mal consigliato complice. Ed è con amarezza che si considera quanto sia a senso unico la pretesa di una democratica obiettività da parte di chi non ha la capacità di misurare i termini e di evitare gratuiti e sgradevoli oltraggi.
Rassegna Stampa
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