Il Papa a novembre in visita in Myanmar
Nel corso dello stesso viaggio, che inizierà il 27 novembre, Papa Francesco si recherà poi in Bangladesh, che fu visitato anche da Paolo IV e Giovanni Paolo II. Nell’ultimo Angelus l’appello del Pontefice per salvare i Rohingya, minoranza etnica musulmana perseguitata in Myanmar, l’ex Birmania, a maggioranza buddista. Mentre il leader del paese, il premio Nobel Aun San Suu Kyi, li accusa di essere “terroristi”
Accogliendo l’invito dei rispettivi capi di Stato e vescovi, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Myanmar dal 27 al 30 novembre prossimi, visitando le città di Yangon e Nay Pyi Taw, e in Bangladesh dal 30 novembre al 2 dicembre, visitando la città di Dhaka.
Una visita che resterà storica. Il Myanmar, la ex Birmania, o Burma, è una nazione che non ha mai ricevuto la visita di un Pontefice, e dunque il soggiorno di Papa Francesco sarà una “prima volta” in assoluto. Sarà invece il terzo pontefice in Bangladesh: qui, il primo Papa a recarsi fu Paolo VI, il 27 novembre 1970, ma allora la città di Dacca o Dhaka, apparteneva al Pakistan. La città divenne capitale del nuovo stato indipendente del Bangladesh nel 1971. E il Vaticano fu uno dei primi Paesi a riconoscerne l’indipendenza. Il secondo Papa a far visita a questa importante nazione asiatica è stato San Giovanni Paolo II tra il 19 e il 20 novembre del 1986. Circostanze ricordate da il Sismografo, sito aggiornato in tempo reale sulla attività della Santa Sede.
Il programma del viaggio sarà pubblicato prossimamente. Il logo della visita in Myanmar (ex Birmania) è un cuore, che simboleggia l’amore come tema che accomuna il cristianesimo e il buddismo, religione maggioritaria in Myamnar.
Il nastro ha i colori della bandiera vaticana e del Myanmar, l’arcobaleno rappresenta la multietnicità del Paese, con 8 grandi tribù e 135 gruppi etnici. La foto del Papa con una colomba è il segno della sua volontà di essere messaggero di pace: “Amore e pace” è infatti il motto della visita papale.
Il Papa a novembre in visita in Myanmar, prima volta assoluta per un Pontefice
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La situazione politica in Myanmar, paese in cui il principale leader è il premio Nobel Aun San Suu Kyi, sta particolarmente a cuore al Pontefice. Nell’ultimo Angelus, ha lanciato un appello per “salvare i Rohingya perseguitati”, chiedendo una preghiera corale per quella minoranza musulmana su cui si è abbattuta la repressione dell’esercito dopo una serie di attentati contro la polizia. E la stessa Aun San Suu Kyi li definisce “Terroristi”. Il Bangladesh è anche il paese dove migliaia di appartenenti all’etnia perseguitata, soprattutto donne e bambini, cercano rifugio e protezione.
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