Il mondo in soccorso della Cina
Tutto il mondo si è mobilitato per prestare aiuto alle popolazioni colpite dal sisma che ha devastato la Cina sud-occidentale.
Le Nazioni Unite si sono dette pronte a offrire immediata assistenza umanitaria. Lo ha reso noto un comunicato diffuso al Palazzo di Vetro di New York. “Le Nazioni Unite – si legge nel documento – sono pronte ad aiutare il Governo della Cina nel rispondere ai bisogni umanitari causati dal disastro”. Durante una conferenza stampa, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto “profondamente rattristato per le vittime e la distruzione sofferta dalla popolazione”. Ban ha poi espresso le sue condoglianze alle famiglie di coloro che sono stati uccisi o feriti.
Da Washington, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha assicurato che il suo Paese è “pronto ad aiutare” le autorità di Pechino ad affrontare questa terribile catastrofe. “I pensieri e le preghiere del popolo statunitense sono con il popolo cinese – ha dichiarato il presidente Bush in una nota ufficiale – specialmente con quanti sono stati direttamente colpiti. Gli Stati Uniti sono pronti a dare il loro aiuto in ogni modo possibile”.
Anche il Governo giapponese si è detto subito pronto a fornire assistenza alle aree cinesi colpite dal sisma, mentre l’Italia si è dichiarata pienamente disponibile a fornire tutto il soccorso che potesse essere ritenuto utile e necessario dalle autorità di Pechino.
Nel dare il “benvenuto” alle varie offerte di aiuto da parte della Comunità internazionale, la Cina ha però precisato che al momento “problemi logistici” impediscono di accogliere nel Paese le squadre di soccorso straniere.
Di ora in ora, stanno assumendo le proporzioni di una vera e propria catastrofe le conseguenze del violento terremoto nella zona sud-occidentale della Cina, il peggiore negli ultimi trentadue anni nel Paese asiatico.
Finora, le vittime accertate della scossa sismica – di magnitudo 7,6 sulla scala Richter – sono oltre dodicimila. Ma si teme che i morti possano essere più di centomila. E con il passare delle ore diminuiscono sempre di più le possibilità di salvare le migliaia di persone rimaste intrappolate sotto le macerie degli edifici crollati. Migliaia i feriti, alcuni dei quali sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni.
L’epicentro del terremoto è stato localizzato nella località di Wenchuan, dove la terra ha tremato con una forza inaudita diverse volte.
Nella provincia sud-occidentale del Sichuan – la zona della Cina più colpita – oltre l’ottanta per cento delle abitazioni è stato letteralmente raso al suolo dalla furia devastatrice del terremoto, avvertito anche a migliaia di chilometri, in un’area che va da Pechino (a circa duemila chilometri di distanza dall’epicentro della scossa) alla capitale della Thailandia, Bangkok, e a quella di Taiwan, Taipei.
Nel Sichuan, l’onda sismica ha cancellato dalle cartine geografiche interi villaggi della zona, ridotti ormai a un cumulo di macerie fumanti.
L’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha reso noto che nella stessa località la scossa tellurica ha provocato gravi danni a due stabilimenti chimici: molti tra i dispersi erano al lavoro proprio in tali strutture, dal cui circondario si è comunque riusciti a evacuare oltre seimila persone. Peraltro, si teme per le possibili ripercussioni sulla salute pubblica e sull’ambiente di eventuali fuoriuscite di sostanze tossiche.
La zona è rimasta priva per ore di corrente elettrica, di linee telefoniche e di reti per le comunicazioni.
Distrutti anche tutti gli edifici scolastici. Nella città di Dujiangyan, almeno novecento ragazzi sono ancora intrappolati sotto le macerie della loro scuola e solo cinquanta di loro sono stati tratti in salvo fino a questo momento. “Stiamo ancora trovando gente viva, ma i morti sono tanti, tanti”, ha detto uno dei soccorritori in un momento di pausa. Almeno altri mille, tra tra studenti e professori, sono morti nel crollo di una scuola media nella località di Beichuan.
La situazione è caotica, nonostante i piani di emergenza subito approntati dalle autorità cinesi. Sono infatti oltre cinquantamila i soldati dell’Esercito popolare di liberazione mobilitati per i soccorsi alle popolazioni delle zone colpite dal sisma. Una ventina i velivoli messi a disposizione dalle Forze Armate per il trasporto dei propri effettivi e degli agenti di polizia.
Una squadra di medici e genieri è riuscita a raggiungere la contea di Wenchuan, epicentro del sisma: si tratta dei primi soccorritori che arrivano nell’area, tuttora completamente isolata dal mondo esterno. Per giungervi è stato necessario scalare letteralmente le montagne circostanti, giacché non esistono più strade praticabili.
Il primo Ministro cinese, Wen Jiabao, che si è immediatamente trasferito a Dujiangyan, un centinaio di chilometri dall’epicentro, ha lanciato un appello perché vengano compiuti tutti gli sforzi necessari ad aprire prima possibile una via di comunicazione con la zona. “Non si può perdere un minuto perché un minuto in più perso può voler dire la vita di un bambino”, ha dichiarato Wen.
Al momento, tra le vittime non risultano stranieri, ma quindici turisti britannici sono dispersi nei pressi della riserva naturale di Wolong.
Le operazioni di soccorso – rese più difficili anche dalle numerose scosse di assestamento che si susseguono – sono però ostacolate dal maltempo, che in queste ore imperversa sulla zona. Su tutta l’area continua a cadere una fitta pioggia che, secondo le previsioni, continuerà nei prossimi giorni.
E stamane una nuova scossa di assestamento è stata avvertita nella stessa zona. Il Centro di controllo sismologico degli Stati Uniti l’ha catalogata di magnitudo 5,9 sulla scala Richter.
Rassegna Stampa
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