Il cardinale Schönborn apre il congresso apostolico mondiale
C’è la firma di Dio, con il nome di Divina misericordia, sotto tutto l’esplicito programma di vita incarnato da Karol Wojtyla. Non ha dubbi il cardinale Christoph Schönborn nell’affermare che la Divina misericordia forma l’immagine stessa del pontificato di Giovanni Paolo II. È dunque in questa orbita che Schönborn ha anche incastonato la memoria della morte di Papa Wojtyla avvenuta nel giorno di quella festa da lui stesso istituita: “È impossibile non ravvisare in questa coincidenza un segno del cielo, una sorta di concretissimo testamento”.
È con queste parole che il cardinale di Vienna ha aperto nella Basilica lateranense il primo congresso apostolico mondiale della misericordia, nel pomeriggio di mercoledì 2 aprile. Erano presenti anche i cardinali Camillo Ruini e Stanislaw Dziwisz. I lavori si concluderanno domenica 6 con la messa nella Basilica vaticana e la partecipazione alla preghiera di mezzogiorno con Benedetto XVI.
Al ricordo di Giovanni Paolo II (in particolare del legame con santa Faustina Kowalska e dell’affidamento del mondo alla Divina misericordia pronunciato nel nuovo santuario di Lagiewniki, a Cracovia, il 17 agosto 2002), il cardinale Schönborn ha fatto seguire l’indicazione dei punti più importanti della dottrina della misericordia partendo dall’Antico Testamento, volgendo poi lo sguardo a Gesù e offrendo infine alcune indicazioni su come poter vivere più profondamente questo mistero nella quotidianità.
Dio e il suo popolo
Se l’Antico Testamento – ha detto – è davvero la grande storia d’amore di Dio con il suo popolo, “la scuola della misericordia”, è soltanto in Gesù Cristo che si rileva l’intera misericordia di Dio perché la impersonifica.
Si trovano tanti appoggi per approfondire questo mistero nel magistero di Giovanni Paolo II, sempre animato dal desiderio di testimoniare e diffondere il messaggio di amore e di speranza, proclamato attraverso santa Faustina, in tutto il mondo. Egli parlava di “scintilla della grazia di Dio per incendiare il mondo con il fuoco della misericordia” che porta la pace vera tra gli uomini. Un messaggio semplice e concretissimo, fatto di preghiera, di conversione, di Vangelo, e affidato a ciascuno.
Ma che cos’è veramente la misericordia? È solo una reazione naturale alla miseria del prossimo o in Gesù riconosciamo un atteggiamento nuovo? Di certo l’eutanasia – ha spiegato il cardinale – è un omicidio: non è certamente misericordia nel senso di abbreviare la sofferenza di una persona malata. “La misericordia – ha detto – è un atteggiamento fondamentale dell’uomo. Non a caso equipariamo la mancanza di misericordia con la mancanza di umanità. Chi com-patisce di fronte al dolore, di fronte a chi patisce, si comporta da vero uomo. Chi si prende gioco del dolore si comporta in modo disumano. In questo senso la misericordia di Gesù ha tratti semplicemente umani”.
“Dobbiamo essere misericordiosi – ha proseguito Schönborn – per essere davvero umani. Ci chiediamo se magari non abbiamo bisogno più di giustizia. Nella mia gioventù, appartengo alla cosiddetta generazione dei sessantottini, questo era un grande tema: cambiare le strutture, non cospargere qua e là un po’ di compassione. Era questa la tentazione del marxismo: dover cambiare radicalmente la società. A quel tempo si riteneva che le singole opere di misericordia cementassero solo le ingiuste strutture”.
Perché il male?
È una questione che ha definito “assillante”: se Gesù ha cambiato veramente il mondo, perché continuano ancora ad esserci guerra, fame, sofferenza? “Conosciamo il dilemma – ha affermato -. A cosa serve mai la misericordia in casi singoli, per i molti altri che si trovano nella stessa situazione? Dobbiamo allora rinunciare alla misericordia, visto che essa non risolve poi un gran che?”. Gesù ha risposto a tutto questo con la parola del buon samaritano e con la sua croce. La misericordia, è la risposta oggi del cardinale Schönborn, è un fatto concreto, che non riguarda vagamente tutti e un po’ di tutto, ma colui che “qui e ora” ha bisogno di aiuto. E tutti gli uomini hanno bisogno di aiuto, di vincere la durezza del cuore. È proprio a causa della durezza del cuore che il messaggio di Gesù sulla misericordia viene rifiutato in diversi modi. Solo l’amore può far breccia in un cuore indurito come la pietra.
Nel suo saluto il cardinale Ruini ha ricordato come Giovanni Paolo II abbia voluto che la chiesa di Santo Spirito in Sassia diventasse il “santuario romano” della Divina misericordia, realizzando così la visione avuta nel 1937 da santa Faustina. La decisione di Papa Wojtyla è anche il segno di come abbia concepito e attuato il ministero di Vescovo di Roma, il cui nome – amava ripetere – letto a rovescio suona Amor. Giovanni Paolo II – ha concluso Ruini – ha mobilitato la città con l'”amore misericordioso che va in cerca dell’uomo peccatore e lo conduce alla salvezza”, facendosi presente ovunque, nelle parrocchie come negli ospedali, per aiutare ogni donna e ogni uomo di Roma a spalancare le proprie porte a Cristo.
Rassegna Stampa
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