Fuori onda mette nei guai Zapatero
MADRID — Tutta colpa del «fuera de antena». Ieri per José Luis Zapatero doveva essere il giorno del «brodino» con il Nunzio, l’ora della tregua con la Chiesa cattolica dopo i veleni delle scorse settimane. Ma le polemiche su un fuorionda sfuggitogli sottovoce alla fine di un’intervista tv sulla Cuatro hanno raffreddato il «caldito» e surriscaldato lo scontro con i popolari in vista delle elezioni del 9 marzo.
Per gli avversari, che una volta lo chiamavano Bambi, con quelle parole bisbigliate al giornalista Iñaki Gabilondo «el Zapa » ha «gettato la maschera» (Esperanza Aquirre, presidente della Comunità di Madrid) dimostrando che Bambi è un cerbiatto mannaro, il politico scaltro la cui strategia si traduce in questo programma: «Alzare la tensione». «Non sto mai zitto, ma non mi arrabbio mai» aveva detto il primoministro socialista la settimana scorsa annunciando l’incontro chiarificatore con Manuel Monteiro, l’inviato del Papa in Spagna.
Chi può dargli torto? Non è stato zitto neanche l’altra sera. Dopo 50 minuti di intervista Zapatero si alza dalla poltrona rossa, non sa che i microfoni sono ancora accesi. Ecco il giornalista Gabilondo che al momento dei saluti chiede al premier, che si candida per un secondo mandato dopo la vittoria del 2004: «Cosa dicono i sondaggi?». «Bene, bene», risponde il premier. Gabilondo: «Nessun problema, no?». E Zapatero: «Credo che a noi convenga che ci sia tensione…». Il giornalista: «Conviene moltissimo». Il premier: «Comincerò, a partire da questo fine settimana, a drammatizzare un po’. Ci conviene molto. Se no, la gente…». La gente che fa?
Ieri «el Zapa », come lo chiamano nel partito, ha spiegato in radio cosa voleva dire. La «tensione» a cui alludeva, ha detto a Onda Cero, la «tensione che ci conviene» è quella che si ottiene «mobilitando e spiegando» agli elettori socialisti «la posta in gioco» il 9 marzo, perché «non abbiamo ancora vinto». Spiegazione «assolutamente ovvia», dice il premier. Il giornalista di Onda Cero ribatte: alzare «la tensión» non vuol dire in realtà «esasperare » cinicamente i toni della campagna elettorale? El Zapa, a suo tempo fautore dell’«opposizione tranquilla», che proprio l’altro giorno ha accusato il leader rivale Mariano Rajoy di aver guidato «l’opposizione più distruttiva e intollerante nella storia della Democrazia», nega e ribadisce. «Qui gli unici che hanno esasperato le cose in questi quattro anni sono stati i popolari ».
«Ma se l’hanno preso con le mani nel sacco — ride sarcastica Esperanza Aguirre ai microfoni della tv pubblica —, come un bambino che ha rubato il gelato. È Zapatero il capo dei crispadores (gli esasperatori, ndr)». La Aguirre ricorda, a proposito di «tensione», l’aggressione subìta pochi giorni fa da Maria San Gil, responsabile dei popolari nei Paesi Baschi (dove ieri è stata una giornata di arresti e barricate durante le proteste per l’arresto di alcuni leader di Batasuna, il fuorilegge partito pro-Eta). Manuel Pizarro, numero due dei popolari, attacca: «Zapatero ha gettato la maschera. Un capo del governo che vuole creare tensione e dividere non sta rispettando i cittadini ». Mariano Rajoy tace. I sondaggi lo danno in rimonta. Se alzare la tensione serve ai socialisti, come dice Zapatero, perché fare il loro gioco?
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