L’educazione sessuale? Un libretto di istruzioni
INIZIATIVA FINANZIATA CON FONDI EUROPEI
Chi credeva che la liberazione sessuale avesse ormai liberato quanto era liberabile deve ricredersi. Le linee guida redatte dall’Ippf (International planned parenthood federation), Organizzazione mondiale della sanità e dalla svedese Lund University disegnano, nel dettaglio, un’ulteriore e necessaria liberazione sessuale degli adolescenti occidentali. Ancora troppi tabù, troppa aura di peccato attorno al sesso, dicono all’Ippf.
Dunque, per rimediare, propongono educazione sessuale obbligatoria fin dalle elementari, con programmi che includano anche insegnanti e genitori – volontari o coatti, non è chiarito.
Contraccettivi disponibili «in tutte le loro varietà» ai ragazzi, nel «pieno rispetto della privacy» – operativamente, sembra di capire, distributori di condom a scuola. Infine, l’agenzia raccomanda l’«accesso non condizionato all’aborto per le minorenni»: eliminare quindi le barriere, come le necessità del consenso dei genitori, che potrebbero trattenere una ragazza dall’abortire.
Il piano dell’Ippf è cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del progetto «Safe», vale a dire «Sicuro». È «sesso sicuro» sembra la parola d’ordine delle linee guida destinate alla generazione di europei del Duemila. Sesso spiegato e chiarito nei minimi dettagli tecnici fin dalla più tenera età. Illuminato da opportune campagne di comunicazione pubblica, che allontanino ogni residua tenebra di possibile giudizio morale. Le autorità, si afferma, devono avere con i ragazzi, su questo argomento, un approccio «protettivo, non colpevolizzante e solidale». Un «pubblico» che attraverso Asl e maestre si faccia, in materia sessuale, come un fratello. Che ti prenda all’occorrenza – e anche prima – sotto la sua ala, e neutrale e semplice ti spieghi come funziona la faccenda, senza, per carità, alcun giudizio su ciò che è giusto o sbagliato. Lo Stato Fratello soppianti padre e madre: inutili, quando non dannosi. Tanto che se, nonostante tutte le lezioni, a quindici anni una rimane incinta, meglio scavalcare del tutto quell’ingombrante presenza genitoriale, e passare direttamente all’intervento.
Due, insomma, i principi ispiranti le linee guida per la sessualità degli europei venturi: educazione sessuale ridotta a libretto di istruzioni dell’apparato genitale, o patente da prendere quanto prima, meglio è. Sessualità ridotta a un know how tecnico, come se il cervello e il cuore non c’entrassero affatto; e quindi a una povera cosa, una triste faccenda mutilata – proposta nell’età in cui gli uomini si innamorano, e iniziano a costruire. L’altro principio è una estromissione di timbro quasi veteromarxista dei genitori. Genitori, anzi, da ricomprendere nella nuova istruzione sessuale dei figli – per usare una espressione carica di storia, da «rieducare».
È il disegno di un’umanità huxleyana, sulla strada della scissione totale del sesso dalla riproduzione, ma anche, e prima ancora, dall’affettività.
Prodotto finale dei brain storming di università nordiche e agenzie di occhiuta pianificazione familiare, finanziate anche coi fondi Ue, queste linee guida procedono sul tracciato delle cultura che ha dominato gli ultimi trent’anni, come non volendo vedere la realtà. E cioè che i figli «liberati » non sembrano più felici, pure attrezzati con tutti i condom che vogliono e «assolti» e anzi benedetti dagli adulti. Ma invece paiono più disorientati, e incapaci di un bene che duri. Ennio Flaiano scrisse che la pornografia è «fare del pettegolezzo su un mistero».
Certa educazione sessuale, che pretende di spiegare il corpo e ignorare tutto il resto del desiderio dell’uomo, è invece un povero libretto di istruzioni messo in mano ai ragazzi. Nell’età cruciale in cui un mistero in loro cresce, e vorrebbero amare davvero.
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