Colombia, Ingrid Betancourt è libera
È di nuovo una donna libera. Dopo sei anni di prigionia nelle mani delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), Ingrid Betancourt è stata salvata dall’esercito del Paese sudamericano. L’ex candidata presidenziale non è stata rilasciata dai guerriglieri di ispirazione marxista. La sua libertà è il frutto di un complesso blitz dell’intelligence militare colombiana nella regione del Guaviare. Insieme a lei, sono stati liberati altri 14 ostaggi: tre cittadini statunitensi (Keith Stansell, Marc Gonsalves e Thomas Howes) e 11 membri delle forze colombiane.
L’operazione degli agenti colombiani è stata denominata «Scacco». Ed è stato un vero e proprio “scacco matto” alle Farc: gli agenti sono riusciti ad infiltrarsi nel nucleo duro della guerriglia, hanno ingannato alcuni dei suoi membri e sono fuggiti con gli ostaggi a bordo di un elicottero, fingendo un trasferimento interno fra accampamenti delle Farc. Il tutto, senza sparare un solo colpo. I particolari della missione sono stati spiegati dal ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, visibilmente emozionato. L’infiltrazione dell’intelligence è avvenuta nella stessa cellula «che ha mantenuto in suo potere per anni un numeroso gruppo di ostaggi», ha detto Santos. «Attraverso diversi procedimenti, sono riusciti ad infiltrarsi anche nel Segretariato », il massimo organo di “governo” delle Farc. «Poiché i sequestrati erano divisi in tre gruppi, sono riusciti a riunirli in un solo luogo e poi è stato facilitato il loro trasferimento verso il sud del Paese, affinché poi passassero – in teoria – sotto gli ordini di Alfonso Cano», il nuovo leader delle Farc. Ma gli uomini a bordo dell’elicottero non erano guerriglieri: erano militari. Gli ex ostaggi «sono sani e salvi»: stanno bene, ha assicurato Santos. Dopo il rilascio sono stati trasferiti nella base aerea di Toleimada, a meno di 190 chilometri da Bogotà. Il presidente Uribe ha accolto gli ex prigionieri al loro arrivo. Fra i rilasciati ci sono anche i tre americani che lavoravano per il Pentagono quando furono sequestrati nel 2003.
Sono stati anni di attesa, angoscia, paura. L’ex candidata presidenziale – rapita nel 2002 durante la campagna elettorale – si era trasformata in un simbolo dell’orrore del sequestro. La sua salute aveva generato allarme a livello internazionale. Le malattie, la prigionia nella foresta amazzonica, le lunghe marce forzate nella selva, le agghiaccianti condizioni di questo infinito sequestro: rischiava la morte. La libertà della Betancourt rappresenta la fine dell’incubo di una donna, di una famiglia, di un intero Paese. Ma rappresenta anche un enorme successo per il presidente Álvaro Uribe, che ha sempre difeso il pugno di ferro contro le Farc e non ha mai escluso la possibilità di un’operazione di salvataggio militare. Questa possibilità era vista come fumo negli occhi dai familiari degli ostaggi: temevano che l’intervento dei soldati finisse in un bagno di sangue. Non erano poche le voci che reclamavano un nuovo negoziato con le Farc attraverso il presidente venezuelano Hugo Chavez. Per le strade di Bogotà è esplosa la felicità: clacson, grida, applausi, abbracci e lacrime. La gente, ieri, festeggiava la notizia in tutto il Paese. Grande soddisfazione per la liberazione della Betancourt ha espresso anche la Chiesa colombiana, attraverso il presidente della Conferenza episcopale monsignor Augusto Castro.
L’operazione restituisce, sì, una donna al suo Paese, ma soprattutto una madre ai suoi figli. «È una gioia immensa, una gioia indescrivibile, ancora faccio fatica a crederci », ha dichiarato il figlio Lorenzo poco dopo il salvataggio della madre.
Per le Farc è un colpo durissimo. Con la liberazione della Betancourt, il gruppo guerrigliero più antico del Sudamerica perde un elemento chiave di pressione nazionale e internazionale.
Gli ex rapiti sono «sani e salvi». Subito trasferiti nella base di Toleimada vicino a Bogotà. Ad accoglierli c’era il capo di Stato
IL PAPA SI RALLEGRA PER LA NOTIZIA: «MOTIVO DI SPERANZA PER IL PAESE»
La notizia della liberazione è stata accolta «con soddisfazione» in Vaticano. Lo ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. «Una notizia molto bella – ha commentato – che suscita molta soddisfazione e motivi di speranza sia per la persona che ha molto sofferto che per il Paese, la Colombia». Padre Lombardi ha ricordato che proprio martedì il Papa aveva rinnovato il suo appello per gli ostaggi in Colombia e la pacificazione del Paese. «Prego per la fine dei sequestri e affinché la Colombia raggiunga una pace giusta e duratura» aveva detto Benedetto XVI nel video-messaggio ai vescovi per l’85esima assemblea plenaria e per le celebrazioni dei 100 anni della Conferenza episcopale colombiana.
Rassegna Stampa
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