Arriva il batterio sintetico. Esaltante ma con qualche tentazione
La vita artificiale potrebbe essere dietro l’angolo: probabilmente ne sapremo di più lunedì prossimo, se Craig Venter, il biologo americano imprenditore delle biotecnologie, ne darà, come pare, l’annuncio ufficiale. Per ora ne abbiamo potuto leggere sul Guardian: Venter e la sua equipe di ricercatori hanno sintetizzato in laboratorio un cromosoma riproducendo la gran parte del patrimonio genetico di un batterio esistente in natura.
Si è ottenuto quindi un cromosoma interamente sintetico, creato cioè esclusivamente in laboratorio, “copiando” quasi completamente la sequenza del Dna di un essere vivente di struttura semplice, come un batterio. Questo patrimonio genetico completamente artificiale sarà inserito in una cellula vivente, e ci si aspetta che ne assuma il controllo, avviandone tutti i processi biochimici tipici di un batterio. Se l’esperimento funzionerà, avremo un nuovo organismo con una “centrale di controllo”, ossia il patrimonio genetico, interamente artificiale.
Una delle tappe di un progetto partito nel 2002, al quale ha dedicato un servizio speciale già un anno fa il settimanale Economist, in cui si spiegava che Venter e i suoi collaboratori sono pionieri della “biologia sintetica”, una branca della scienza che si propone la creazione di forme di vita non esistenti in natura, e la ri-progettazione di organismi gi esistenti – come nel caso annunciato dal Guardian. Centinaia di milioni di dollari sono già stati investiti nel settore: la Synthetic Genomics per esempio, l’azienda fondata da Venter, ha come obiettivo lo sviluppo di microrganismi che permettano la produzione a basso costo di fonti di energia alternativa. Scienziati di Berkeley, invece, si occupano della possibilità di produrre medicine a basso costo, mettendo a puntofabbriche viventi di farmaci : si cerca di utilizzare microrganismi che siano capaci di produrre essi stessi dei farmaci, sostituendo costosissimi processi in laboratorio.
Sono solo due delle infinite possibilità che la “biologia sintetica” sembra offrirci, e sarebbe sciocco non augurarsi di raggiungere certi traguardi: ben vengano fonti di energie alternative, per non parlare della possibilità di ottenere farmaci meno costosi! I problemi sono altri, innanzitutto quello della sicurezza: non c’è solo il pericolo di sviluppare nuovi agenti patogeni, o comunque pericolosi per l’uomo. In presenza di nuove forme di vita, si moltiplicherebbe per mille il problema posto attualmente dagli organismi geneticamente modificati, e cioè la loro interazione con l’ambiente. Che succederà quando forme di vita artificiali – anche semplici come batteri – entreranno in contatto con gli esseri viventi naturalmente presenti nel nostro pianeta? Quali modifiche potranno portare negli ecosistemi? Curioso, poi, il modo con cui si parla di certa scienza. Certamente legittimo, e guai se non ci fosse, l’entusiasmo di chi, avendo dedicato la vita alla ricerca, si trova di fronte a risultati importanti e sensazionali, e immagina scenari futuri in cui le applicazioni delle scoperte fatte potranno rivoluzionare le condizioni di tutti noi. Ma non si capisce perché il tono debba essere quello di chi si mette in concorrenza col Padre Eterno. Quando gli è stato chiesto se lui e i suoi collaboratori stessero giocando a essere Dio, Hamilton Smith, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina e a capo dell’equipe di Venter, ha risposto: “Noi non stiamo giocando”. E Venter stesso, parlando delle sue recenti ricerche, dice di impersonare la parte di Dio.
Come se la partita della scienza non fosse l’eterna sfida fra la ragione umana e la possibilità di comprendere il significato della realtà, ma il tentativo – finora inutile – di sostituirsi a Chi quella realtà l’ha creata.
Rassegna Stampa
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