www.news.va
In occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo, che coincide con il sessantesimo anno del suo sacerdozio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presentato www.news.va, il nuovo portale di informazione del Vaticano.
Così si legge nella sezione Chi siamo del sito stesso: “News.va è un servizio fornito dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, in collaborazione con gli uffici di media della Santa Sede, tra cui l’Agenzia Fides, L’Osservatore Romano, la Sala Stampa della Santa Sede, il Vatican Information Service, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano (CTV) e l’Ufficio Internet della Santa Sede. Lo scopo di News.va è dare risalto su un solo sito alle ultime news selezionate e aggregate dai singoli media vaticani, che continuano ad operare ciascuno sul proprio sito web. News.va è uno strumento di evangelizzazione al servizio del ministero papale ed è concepito come un servizio per tutti”.
I contenuti del sito vengono aggiornati tre volte al giorno, in inglese ed italiano e presto anche in altre lingue. Oltre ad aggregare le notizie di principale interesse per la Santa Sede, il portale è anche attrezzato per il live-streaming di eventi importanti, feed audio di Radio Vaticana, fotografie dell’Osservatore Romano e raccolta di testi, omelie, dichiarazioni e discorsi.
Non manca nemmeno il legame con i principali social network, Twitter e Facebook, sui quali gli aggiornamenti del sito possono essere seguiti in tempo reale.
In particolare, padre Federico Lombardi, sottolinea questa scelta come una conferma della sensibilità del Papa “per tutti i modi di comunicare, anche quelli più nuovi e vicini alla sensibilità giovanile”. D’altronde non è la prima volta che il Vaticano usa del mezzo della Rete: si pensi al sito ufficiale, lanciato da Papa Giovanni Paolo II nel 1985, a Radio Vaticana creata da Papa Pio XI nel 1931 oppure al canale su YouTube di recente creazione.
Anche monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha affermato che “questo è un nuovo modo di comunicare”, attraverso il quale è facilmente raggiungibile un elevato numero di uomini.
Non a caso Benedetto XVI ha lanciato su Twitter il nuovo portale di informazione con un messaggio firmato da lui stesso. “Cari amici ho appena dato l’avvio a www.news.va. Sia lodato Gesù Cristo! Con le mie preghiere e la mia benedizione, Benedictus XVI”.
Attenti però a non banalizzare l’evento: per comprendere realmente il senso profondo di questa tanto osannata dai media “apertura della Chiesa all’era digitale” occorre mettersi al cuore di quanto il Papa continua da anni ad affermare in occasione delle Giornate Mondiali per le Comunicazioni Sociali, che hanno già raggiunto la quarantacinquesima edizione (in barba al secolarismo!).
In particolare lasciamoci provocare da quanto il Santo Padre ci insegna nell’ultimo Messaggio del 24 gennaio 2011: “(…) Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano”.
Così come Benedetto XVI ci testimonia, noi cristiani siamo chiamati a vivere la nostra fede nella realtà del nostro tempo, non da schiavi ma da uomini veri, autentici protagonisti ed annunciatori del Vangelo.
“Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15)”. (…)
“Vorrei invitare, comunque, i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana. II web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungono il loro compimento (cfr Ef 1,10). La proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza; una forma che richiama lo stile di Gesù risorto quando si fece compagno nel cammino dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), i quali furono condotti gradualmente alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciò che c’era nel loro cuore.
La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network. I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell’uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. È proprio questa tensione spirituale propriamente umana che sta dietro la nostra sete di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà”.