“Vi chiedo di pregare per loro e di farvi loro voce!”
A conclusione del Regina Coeli di domenica scorsa, 28 aprile, ancora una volta il Santo Padre ha ricordato 3 Paesi africani martoriati dalle guerre civili: il Darfur, la Somalia e il Burundi.
Questi Paesi da anni vivono gravi situazioni di lotte interne devastanti che provocano migliaia di morti ogni anno e che continuano ad arrestare il loro già precario sviluppo socio-economico.
Il conflitto nel Darfur, iniziato nel febbraio del 2003, vede contrapposti un gruppo di miliziani islamici reclutati fra i membri delle locali tribù nomadi dei Baggara, i Janjaweed, e la popolazione non Baggara della regione, principalmente composta da tribù dedite all’agricoltura. In questi anni di lotte i morti sono stati talmente tanti al punto che una tribù è stata quasi eliminata: a ragion veduta si può così parlare di “genocidio”.
“Le stime delle vittime del conflitto variano a seconda delle fonti da 50.000 (Organizzazione Mondiale della Sanità, settembre 2004) alle 450.000 (secondo Eric Reeves, 28 aprile 2006). La maggior parte delle ONG reputa credibile la cifra di 400.000 morti fornita dalla Coalition for International Justice e da allora sempre citata dalle Nazioni Unite. I mass media hanno utilizzato, per definire il conflitto, sia i termini di “pulizia etnica” sia quello di “genocidio”. Il Governo degli Stati Uniti ha usato il termine genocidio, non così le Nazioni Unite. A seguito della recrudescenza degli scontri durante i mesi di luglio e agosto del 2006, il 31 agosto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la Risoluzione 1706, che prevede che una nuova forza di pace, composta da 22.500 caschi blu dell’ONU, sostituisca o affianchi i 7.000 uomini dell’Unione Africana attualmente presenti sul campo. Il Sudan ha avanzato forti obiezioni nei confronti della risoluzione e ha dichiarato che le forze ONU che dovessero entrare in Darfur sarebbero considerate alla stregua di invasori stranieri. Il giorno seguente i militari sudanesi hanno dato il via ad un’imponente offensiva nella regione”(da www.wikipedia.it).
Non meno tragica la situazione in Somalia e particolarmente a Mogadiscio dove in questi ultimi giorni centinaia di persone hanno lasciato la città dopo i violenti scontri avvenuti intorno alla metà di aprile. Tali scontri si sono verificati tra gli irriducibili delle Corti islamiche e militari etiopici che appoggiano il governo di transizione somalo. I morti sono stati oltre 80, 119 i feriti. La situazione nella capitale è poi tornata, per usare un eufemismo, “tranquilla”, ma le strade sono disseminate di cadaveri. È dal 1991 che la Somalia è devastata da una guerra civile e a Mogadiscio i combattimenti tra le forze etiopi ed i ribelli islamici sono purtroppo quotidiani.
Gli scontri etnici in Burundi e Ruanda risalgono agli anni ’90 e contribuirono a isolare i due Paesi dalla comunità internazionale e anche dagli stessi Paesi confinanti. Durante l’attacco del 18 aprile scorso sferrato dai ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl), quattro militari, tra i quali un ufficiale, sono stati uccisi e altri sei feriti. Nello scontro a fuoco che è generato, sono morti anche dieci ribelli. Il Burundi fatica ad uscire da una guerra civile iniziata nel 1993 e che ha fatto 300.000 morti, nonostante il “cessate il fuoco” firmato nel settembre 2006 tra l’Fln e il governo.
In questi Paesi come in tutta l’Africa, l’Onu deve essere presente con le sue forze per mantenere la pace. Il suo ruolo, infatti, è stato stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo ma ancora oggi la sua presenza e la sua opera è realmente poco influente.
Riportiamo qui di seguito l’ultima parte delle parole di Benedetto XVI al Regina Caeli di domenica scorsa e con lui preghiamo per le drammatiche condizioni delle popolazioni di questi Paesi affidandole alla Madonna, “Regina dell’Africa”.
“Le notizie che giungono da alcuni Paesi africani continuano a essere motivo di profonda sofferenza e viva preoccupazione. Vi chiedo di non dimenticare queste tragiche vicende e i fratelli e le sorelle che vi sono coinvolti! Vi chiedo di pregare per loro e di farvi loro voce!
In Somalia, specialmente a Mogadiscio, aspri scontri armati rendono sempre più drammatica la situazione umanitaria di quella cara popolazione, da troppi anni oppressa sotto il peso della brutalità e della miseria.
Il Darfur, nonostante qualche momentaneo spiraglio, rimane una tragedia senza fine per centinaia di migliaia di persone indifese e abbandonate a sé stesse.
Infine il Burundi. Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi che hanno colpito e terrorizzato gli abitanti della capitale Bujumbura e raggiunto anche la sede della Nunziatura Apostolica, e di fronte al rischio di una nuova guerra civile, invito tutte le parti in causa a riprendere senza indugio la via del dialogo e della riconciliazione.
Confido che le Autorità politiche locali, i responsabili della comunità internazionale e ogni persona di buona volontà non tralasceranno sforzi per far cessare la violenza e onorare gli impegni presi, in modo da porre solide fondamenta alla pace e allo sviluppo. Affidiamo le nostre intenzioni a Maria, Regina dell’Africa” .