Una vacca da latte… materno!
Non è un film di Frankenstein, ma una realtà fresca fresca di laboratorio: in Argentina presso il National Institute of Agrobusiness Technology, con il contributo della National University of San Martin, è nata Rosita Isa, una mucca che, una volta cresciuta, dovrebbe essere in grado di fornire latte con delle componenti umane specifiche per rinforzare il sistema immunitario.
Come riferito dal comunicato stampa del laboratorio argentino, “la mucca clonata è nata il 6 aprile con un parto cesareo dovuto al fatto che alla nascita pesava 45 chilogrammi, il doppio di un bovino normale. Nel suo Dna sono stati introdotti due geni umani, che però possono essere espressi solo nella ghiandola mammaria durante l’allattamento”.
Di cosa si tratta esattamente?
Con una manipolazione genetica gli scienziati argentini hanno inserito nel Dna della mucca i geni che producono la lattoferrina, una proteina che rinforza il sistema immunitario, e il lisozima, un’altra sostanza antibatterica. Questo con l’intenzione di rendere il latte vaccino il più possibile simile a quello umano.
Sebbene la paternità di questo esperimento sia già contesa con gli scienziati di Pechino – che hanno affermato di avere un’intera mandria di 300 mucche transgeniche che già producono un latte simile a quello umano che dovrebbe entrare in produzione entro tre anni – la notizia ha lasciato interdetta la maggioranza dell’opinione pubblica.
È un dato fornito dalla Coldiretti, sulla base di un’indagine Eurobarometro, che in Italia quasi tre persone su quattro non darebbero mai ai loro bambini latte “materno” ottenuto da mucche geneticamente modificate.
Questi dati non ci stupiscono: non serve scomodare l’etica morale e scientifica per comprendere ciò che risulta evidente con un corretto uso della ragione.
Non è infatti tutto oro quello che luccica. Già all’interno dello stesso mondo scientifico le opinioni sono controverse.
Le criticità sia dal punto di vista scientifico che etico riguardo la clonazione animale sono infatti molte ma debitamente occultate. Dati forniti da studi dell’Efsa, dell’Infigen e da Atsuo Ogura del National Institute of Infectious Diseases di Tokyo confermano che, sebbene negli ultimi dieci anni gli esperimenti di clonazione animale siano stati numerosissimi, i risultati sono stati perlopiù fallimentari: alte percentuali di mortalità degli embrioni animali clonati nei primi mesi di gravidanza, di nati morti o con gravi deformità. Da 100 cellule di partenza, mediamente una sola diverrà un animale “adulto e sano”.
Proprio in relazione a questa nuova presunta frontiera della scienza la biologa Michela Kuan, responsabile Lav vivisezione, afferma che “il problema legato ai primi giorni di allattamento e il conseguente trasferimento della barriera anticorpale tra madre e figlio, non sarebbe ovviato; anzi, si introdurrebbero problemi di possibili virus silenziosi ed effetti indesiderati non preventivati”.
Emerge evidentemente la contraddizione interna alla questione: nel tentativo di prevenire presunte future infezioni si espone l’organismo umano al rischio di contrarre infezioni virali, trasmesse dalla vacca stessa!
Inoltre, come ci fa notare Roberto Defez, ricercatore dell’istituto di genetica e biofisica del Cnr, “il latte degli erbivori è ‘studiato’ dalla natura per degli animali che appena nati devono scappare, e quindi è molto più ricco di quello dei carnivori, i cui piccoli passano molto tempo fermi e quasi ciechi. Al massimo questo latte potrebbe essere usato per rinforzare i bambini o gli adulti, anche se dovrebbe sottostare a una serie di controlli e autorizzazioni enorme per essere messo in commercio”.
Ma il gioco vale la candela? Ma non sarebbe più adeguato e naturale partire da quello che la realtà, la creazione già ci dona?
Ad esempio la Coldiretti ha comunicato come in Italia si starebbe riscoprendo il latte d’asina, valida alternativa al latte materno per i bambini con allergie gastrointestinali e ottimo alimento per le persone più anziane, per l’elevato contenuto di calcio. E pensare che questi preziosi animali stavano rischiando l’estinzione!
Ciascuno rifletta sul fatto che spesso la scienza, con lo scopo di migliorare la vita umana, è cieca e dimentica di ciò che già per natura è stato voluto e pensato a servizio dell’uomo; la creazione è un dono di Dio all’uomo ed un ulteriore segno misericordioso del Suo Amore, che troppo spesso non si considera lasciando spazio ad artifizi dispendiosi e dai risultati evidentemente fallaci, nonché aberranti.
Quale quindi il vantaggio di un tale impiego di energie da parte del mondo scientifico?
Non certo ne verrà un aiuto per le fasce del mondo più povere. Molto più probabilmente andrà ad alimentare il business proprio dei Paesi ricchi, dove sempre più donne ricorrono al cesareo e all’allattamento artificiale per ragioni non mediche, ma per coltivare un’affermazione personale di indipendenza economica e lavorativa.
Eccoci di nuovo di fronte alla semplificazione del dramma del rapporto con la realtà ed in questo caso della realtà di un figlio che nasce e che chiede particolarmente alla mamma tutto il suo amore ed il suo sacrificio, che trova nel gesto dell’allattamento una delle sue forme più belle e naturali.
Chi si è trovato di fronte a questo momento intimo e carnale, nel quale per ogni individuo si gettano le basi per un sano e corretto rapporto con la realtà e con gli altri, non può negare a se stesso un inevitabile sussulto del cuore.
Pur nella consapevolezza che esistono ragioni oggettive per cui alcune mamme non hanno la possibilità di vivere questo primo gesto gratuito di amore alla vita che hanno accolto, non possiamo non cogliere come dietro questi tentativi aleggi l’intento di svuotare quello che la natura ha stabilito nel suo ordine.
Come spesso accade l’uomo si affanna molto di più a semplificare il dramma di vivere, piuttosto che lasciare emergere il suo umano con tutto ed in tutto il suo costitutivo bisogno ed assecondare l’irriducibile esigenza del cuore.
Se ciascun uomo, uno scienziato come una mamma di fronte a suo figlio, desiderasse veramente amare la sua vita e quella del suo prossimo non potrebbe che partire dalla vita stessa, da ciò che gli è stato donato gratuitamente, senza appropriarsi delle cose stravolgendone il significato fino ad perdere tempo dietro miraggi inutili.
È tutto molto più semplice, è tutto già dato nell’ordine della creazione, basta mettere in gioco ragione, libertà ed intelligenza.