Un passato che non vuole realmente passare
L’aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avvenuta domenica scorsa in Piazza Duomo a Milano ci interroga profondamente, perché, come affermato dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni “non è un fulmine a ciel sereno”. “Anche se si certificasse che si è trattato del gesto di uno squilibrato – ha infatti affermato il Presidente – ma le dichiarazioni rese dal responsabile lasciano trapelare comunque una qualche forma di premeditazione – ciò che dobbiamo registrare è il clima sociale di odio nei confronti della persona di Silvio Berlusconi che, nei fatti, costituisce la «giustificazione» e il retroterra da cui possono sfociare anche questo tipo di attacchi”. L`attacco al Presidente Berlusconi è arrivato al termine di un fine settimana che ha visto, sempre a Milano, pesanti contestazioni durante le celebrazioni per il 40° anniversario della strage di piazza Fontana, e ad essere insultate non sono state solo le rappresentanze istituzionali di centrodestra ma gli stessi familiari delle vittime.
E’ in realtà ormai da troppe settimane che a livello politico si respira un clima di violenza verbale, significativo di un fortissimo attentato alla democrazia. In più l’avversità particolare all’uomo Silvio Berlusconi ha superato di gran lunga e gravemente il dovuto rispetto alla carica istituzionale che rappresenta, quella del Presidente del Consiglio. “Le suggestioni e le provocazioni che hanno incubato questo gesto – ha affermato sempre Formigoni- sono presenti da mesi nelle parole di alcune forze politiche, nelle pagine di alcuni quotidiani e di alcuni settimanali, negli interventi di opinionisti in trasmissioni tv. Come ha detto in queste ore Gianpaolo Pansa, si sta ricreando in Italia il clima degli anni Settanta”.
Allo stesso modo nell’ultima Prolusione al Consiglio Permanente della CEI pronunciata oltre un mese fa, lo scorso 9 novembre, il Cardinal Bagnasco, quasi in maniera premonitoria, aveva già affermato:
“Un’ultima parola vorrei riservarla al clima politico e mediatico in cui si trova, per la verità non da oggi, il nostro Paese. Si registra infatti un’aria di sistematica e pregiudiziale contrapposizione, che talora induce a ipotizzare quasi degli atteggiamenti di odio: se così fosse, sarebbe oltremodo ingiusto in sé e pericoloso per la Nazione. In ogni caso, si impone una decisa e radicale svolta tanto nelle parole quanto nei comportamenti, diversamente verrebbe prima o poi ad inquinarsi il sentire comune, con conseguenze inevitabili in termini di sfiducia e disaffezione verso la cosa pubblica, e un progressivo ritiro dei cittadini nel proprio particolare. La gente, con i suoi problemi, ha il diritto di cogliersi al primo posto rispetto alle preoccupazioni rimbalzanti dal dibattito sia pubblico che privato. È necessario e urgente svelenire il clima generale, perché da una conflittualità sistematica, perseguita con ogni mezzo e a qualunque costo, si passi subito ad un confronto leale per il bene dei cittadini e del Paese intero. Davvero ci piacerebbe che, nel riconoscimento di una sana − per quanto vivace − dialettica, inseparabile dal costume democratico, si arrivasse ad una sorta di disarmo rispetto alla prassi più bellicosa, che è anche la più inconcludente. Ci rendiamo conto che il compito esige sì da parte di ciascuno un supplemento di buona volontà come di onestà intellettuale, ma anche il superamento di matrici ideologiche che sembrano talora rigurgitare da un passato che non vuole realmente passare”.
Alla luce di questo “episodio di singolare ed esecrabile gravità” (così come definito in un Comunicato stampa della CEI) l’urgenza espressa da queste previdenti parole si è resa evidente al mondo intero.
Al premier Silvio Berlusconi ieri è arrivata anche la solidarietà di Benedetto XVI attraverso un telegramma a firma del Segretario di Stato il Cardinale Tarcisio Bertone. Il Papa ha infatti manifestato la sua “paterna vicinanza” al presidente del Consiglio, definendo l’attacco di cui è stato fatto oggetto una “deplorevole aggressione”, e ha quindi augurato al Cavaliere una “pronta guarigione”.
Domani il Presidente uscirà dall’Ospedale e sappiamo con certezza, se un pò lo conosciamo, che riprenderà il suo lavoro quanto prima. Ma, così come afferma lucidamente L’Osservatore Romano, un campanello d’allarme è suonato.
“Da alcune parti si avverte però il rischio – si legge infatti su L’Osservatore – che tutto possa riprendere allo stesso modo, e che il pesante souvenir del Duomo scagliato sul viso del presidente del Consiglio sia considerato, tutto sommato, un fenomeno fisiologico del confronto politico. (…) Un campanello d’allarme è suonato. È necessario che di questo si tenga conto, nel linguaggio e nei concetti espressi in primo luogo dagli stessi protagonisti della politica italiana, di qualsiasi colore. Per il bene del Paese”.
Ma il compito esige (così come il Cardinale Bagnasco aveva affermato) sì da parte di ciascuno un supplemento di buona volontà come di onestà intellettuale, ma anche il superamento di matrici ideologiche che sembrano talora rigurgitare da un passato che non vuole realmente passare.