Un giovane irano-americano è in prigione per la sua fede
La Costituzione iraniana riconosce i diritti di alcune minoranze religiose, tra cui i cristiani, ma punisce anche con la morte i musulmani che cambiano religione. Difatti in base alla Costituzione, in Iran «le religioni monoteiste», tra cui quella cristiana, «sono riconosciute ed è tutelata la libertà di culto», ma è noto che Teheran non tollera né le conversioni né il proselitismo, perché teme che i cristiani vogliano convertire i musulmani!
E questo è proprio il caso del giovane trentaduenne Saeed Abedini, cittadino statunitense di origini iraniane convertito al cristianesimo.
La notizia è stata riportata da ACLJ (American Centre for Law and Justice), che riferisce il rischio di pena di morte per il giovane arrestato in settembre durante un viaggio nel suo Paese natale.
Saeed è stato accusato di attentato alla sicurezza nazionale, per aver costituito, prima del 2006, una “casa-chiesa’”, quindi clandestina, “minando la sicurezza del paese”.
Nato in Iran, Saeed Abedini vive da anni negli Stati Uniti con la moglie e due figli, ma ha mantenuto stretti contatti con il Paese di origine. I suoi problemi con le autorità iraniane iniziano nel 2009 dopo la sua conversione al cristianesimo; infatti nel corso di una visita la polizia lo arresta, con l’accusa di aver abbandonato l’Islam (un reato che nella Repubblica Islamica è punito con la morte) ma lo rilascia dopo alcuni mesi, lunghi interrogatori e minacce di morte, facendogli firmare un documento dove l’uomo si impegna a non fare proselitismo o attività religiose cristiane in territorio iraniano.
Dopo questo episodio il giovane visita altre nove volte l’Iran ed aiuta alcuni amici di una cittadina del nord del Paese a costruire un orfanotrofio.
Nel corso dell’ultimo viaggio avvenuto nel settembre 2012 la polizia lo ha di nuovo arrestato accusandolo di aver violato l’accordo ed ora si trova nelle prigioni di Teheran, dove ha raccontato di essere stato picchiato più volte e dove rischia di essere impiccato. L’uomo è infatti stato trasferito nel Braccio 26 della Corte rivoluzionaria di Teheran e il caso è stato assegnato al giudice Pir-Abassi, conosciuto come un “giudice spietato”, autore di alcune delle più dure sentenze di impiccagione inflitte ai giovani dell’Onda verde, che nel 2009 scesero in piazza a Teheran per protestare contro la rielezione di Ahmadinejad (addirittura nel 2010 egli ha condannato Jila Baniyaghoob, giornalista e attivista per i diritti umani, a 30 anni di carcere).
Il processo è iniziato il 21 gennaio ed alle prime udienze né Saeed né il suo avvocato hanno potuto partecipare; sono stati invece interrogati in aula alcuni cristiani, a cui il giudice ha chiesto se si fossero convertiti al cristianesimo per “colpa” di Saeed e se l’orfanotrofio sia stato fondato con capitale straniero.
Alcune voci riferivano della grazia concessa al giovane irano-americano, con scarcerazione su cauzione e ritorno presso la sua famiglia, ma proprio il 23 gennaio, giorno in cui doveva essere liberato, come promesso dal giudice al suo avvocato, nulla di ciò è ancora avvenuto!
Il 24 gennaio scorso la famiglia è andata a trovare Saeed nella prigione di Evin, ma le autorità hanno detto che non si trova più lì e che non sanno dove sia.
Come riferito dal Centro americano per la giustizia e la legge (ACLJ), che è in costante contatto con la famiglia di Saeed, il cristiano ha paura di “essere impiccato per la mia fede”. Sempre ACLJ ha raccolto 225 mila firme sotto una petizione che chiede che Saeed venga liberato e che il Dipartimento di Stato degli Usa intervenga in suo favore.
La storia di Saeed è purtroppo una delle tantissime che vedono il martirio di uomini solo perché hanno scelto di seguire Gesù Cristo come maestro della loro vita. E questo odio a Cristo non guarda in faccia a nessuno, uomini, donne o bambini, anche uomini come Saeed che torna al suo Paese solo per dare una mano a chi ha bisogno!
Ci tornano alla mente le beatitudini che Gesù ha voluto insegnarci: “…Beati voi! Quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia, rallegratevi ed esultate, poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
E ci chiediamo: come sia possibile che la comunità internazionale stia a guardare?
Nel prossimo numero di nel frammento, un articolo sui cristiani perseguitati in Nigeria