Testimoni della speranza
Di fronte all’imminente e preoccupante situazione economica in Italia, piuttosto che rinchiudersi in ostinate quanto sterili analisi o nel continuo denigro delle azioni del governo, la Chiesa Cattolica o meglio una sua istituzione cioè la Cei (Conferenza Episcopale Italiana), ha costituito un fondo economico, grazie anche ad un’intesa con l’ABI, l’ Associazione Bancaria Italiana, in favore dei più deboli chiamato “Prestito della Speranza”. Sua Ecc. Mons. Bagnasco , Presidente della Cei, alla conferenza di presentazione dell’iniziativa, ha così chiarito il motivo di questa iniziativa: “La crisi economica, che ha colpito con forza anche il nostro Paese è stata pagata in Italia, in particolare da quella parte della popolazione che, in realtà, non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica”. Ed ancora: “I vescovi vogliono aiutare le famiglie, perché la famiglia non è soltanto l’ammortizzatore sociale più efficiente, ma anche la trama relazionale più necessaria per un armonico sviluppo delle persone e, dunque, della società”.
Questo fondo infatti è particolarmente rivolto alle famiglie numerose che hanno perso l’unico reddito e che vivono in situazioni di grave difficoltà. Praticamente chi potrà accedere ad esso potrà godere dell’erogazione di cinquecento euro mensili per un anno, con la possibilità di rinnovo per un altro anno se le condizioni di disagio continuano ad esistere.
Per sapere quali famiglie possono essere destinatarie di questo finanziamento, sarà compito delle parrocchie segnalarle alla Caritas oppure ai patronati cattolici; dopodiché, una volta verificati i requisiti di accesso, le famiglie potranno ottenere il “Prestito della Speranza” presso un istituto di credito. Si tratta, ha affermato in proposito il presidente dell’Abi Faissola, di un’operazione “fuori mercato”, con “procedure estremamente semplici e rapide” e tassi massimi di interesse “molto convenienti”, pari alla metà del tasso di riferimento fissato dalla Banca d’Italia per i finanziamenti finalizzati a prestiti personali
Il Fondo per il “Prestito della Speranza” sarà operativo a partire dal prossimo 1 settembre 2009 e punta ad aiutare concretamente fino a circa 30 mila famiglie povere. La Colletta nazionale, indetta in tutte le chiese italiane per la domenica di Pentecoste, costituirà l’avvio del Fondo che per essere efficace e rispondere ai suoi obiettivi richiede un investimento di trenta milioni di euro. Accanto a ciò sarà possibile implementare il Fondo grazie a libere offerte indirizzate a conti correnti postali e bancari, così come grazie a possibili elargizioni e contributi da parte di fondazioni, aziende ed altri soggetti. Non è escluso per altro che diocesi e istituti religiosi possano riversare proprie risorse nel Fondo nazionale.
Dunque ancora una volta la Chiesa Cattolica – o una sua istituzione – si muove in aiuto di chi ha bisogno. Come non ricordare le recenti e contemparanee mobilitazioni della Caritas o di altre associazioni cattoliche italiane ma anche internazionali in favore dei terremotati d’Abruzzo?!
Sempre la Cei proprio in questi ultimi giorni, dopo la fine della guerra civile in Sri Lanka, si è fatta portavoce di un aiuto concreto ai reduci della guerra stanziando un milione di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille ed invitando le comunità ecclesiali a pregare per le vittime.
Commuove l’immediatezza, la prontezza e l’intelligenza nel proporre soluzioni, aiuti concreti in soccorso di chi più ne ha bisogno. Ma qual’è il motivo? Che cosa la muove?
Queste le parole del Santo Padre pronunciate lo scorso 3 aprile:
“Noi sappiamo che l’autenticità della nostra fedeltà al Vangelo si verifica anche in base all’attenzione e alla sollecitudine concreta che ci sforziamo di manifestare verso il prossimo, specialmente verso i più deboli ed emarginati. Così, il servizio caritativo, che può dispiegarsi in una molteplicità di forme, diventa una privilegiata forma di evangelizzazione, alla luce dell’insegnamento di Gesù, il quale riterrà come fatto a se stesso quanto avremo fatto ai nostri fratelli, specialmente a chi tra loro è “piccolo” e trascurato (cfr Matteo 25,40). Perché allora il nostro servizio non sia soltanto azione filantropica, pur utile e meritevole, è necessario alimentarlo con costante preghiera e fiducia in Dio. Occorre armonizzare il nostro sguardo con lo sguardo di Cristo, il nostro cuore con il suo cuore. In tal modo, il sostegno amorevole offerto agli altri si traduce in partecipazione e consapevole condivisione delle loro speranze e sofferenze, rendendo visibile, e direi quasi tangibile, da una parte la misericordia infinita di Dio verso ogni essere umano, e dall’altra la nostra fede in Lui. Gesù, il suo Figlio Unigenito, morendo in croce, ci ha rivelato l’amore misericordioso del Padre che è sorgente della vera fraternità tra tutti gli uomini, e ci ha indicato l’unica via possibile per diventare credibili testimoni di questo Amore. Tra qualche giorno, nella Settimana Santa, avremo la possibilità di rivivere intensamente la somma manifestazione dell’Amore divino. Potremo immergerci, ancora una volta, nei misteri della dolorosa passione e della gloriosa risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Il Triduo Pasquale sia per ciascuno di voi, cari fratelli, occasione propizia per rinsaldare e purificare la vostra fede; per aprirvi alla contemplazione della Croce che è mistero di amore infinito a cui attingere forza per fare della vostra esistenza un dono ai fratelli. La Croce di Cristo – scrive il Papa san Leone Magno – è “sorgente di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie” (cfr. Disc. 8 sulla passione del Signore, 6 – 8). Dalla Croce scaturisce anche la gioia e la pace del cuore, che rende testimoni di quella speranza di cui si avverte un grande bisogno in questo tempo di crisi economica diffusa e generalizzata”(Benedetto XVI alla Delegazione del Circolo San Pietro, 3 aprile 2009).
Solo così si può essere realmente testimoni di una speranza eterna e incorruttibile.
“«Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà, ma la carità non avrà mai fine» (cfr 1Cor13). Non avrà mai fine perché si tratta dell’infinito Amore di Dio, che è tutta l’origine, la consistenza e il destino dell’uomo e della realtà. Perché la vita, originata dall’Amore, salvata dall’Amore è destinata all’Amore Eterno. Ed è proprio per questo che «l’amore – afferma il Papa – diviene il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana». Il giudizio in cui la vita si definisce continuamente come realizzazione e compimento è, e sarà sempre, l’Amore” (Nicolino Pompei – Atti del Convegno 2006).