Soddisfatti o rimborsati?
Il Bridge Centre di Londra, una clinica specializzata in inseminazione artificiale, per promuovere il suo nuovo servizio di baby profiling (che permetterebbe alle coppie la scelta di sesso, razza, colore degli occhi e dei capelli del nascituro) ha deciso di mettere all’asta ovuli umani, bandendo un concorso, rivolto a donne over quaranta, alle quali si offre la possibilità di restare incinte grazie a ovuli forniti da giovani donne americane. Tale progetto viene svolto in collaborazione con il Genetics and Ivf Institute di Fairfax in Virginia e con questa mossa il centro intende allargare il proprio giro d’affari e aumentare la propria visibilità. Tra le intenzioni dichiarate c’è quella di fare salire il numero di clienti inglesi, fino ad oggi una decina in tutto, garantendo il successo nel 60% dei casi.
Sul piano legale, infatti, in Gran Bretagna sarebbe impossibile organizzare e mettere in piedi un’asta di ovuli umani, ma la clinica in questione ha evitato il problema legale semplicemente trasferendo i suoi “acquirenti” nella sede succursale americana, dove verranno indirizzati gli interessati nel caso in cui vincano uno degli ovuli in questione.
Ma come? Attraverso una vera e propria “lotteria degli ovuli”.
Se in Gran Bretagna è possibile soltanto donare gli ovuli e permettere alle donatrici di guadagnare fino ad un massimo di 300 euro, attraverso questo espediente le donatrici americane potrebbero guadagnare somme infinitamente maggiori arrivando anche ad ottenere 10.000 dollari.
Dunque un concorso in cui la vincitrice potrà scegliere tra un parco di donatrici americane, attraverso schede che contengono le loro caratteristiche personali, razziali, genetiche e intellettive.
Si recherà poi negli Usa dove subirà il trattamento di fecondazione in vitro e potrà avere il figlio con alcune caratteristiche predeterminate (il cosiddetto “baby profiling” appunto). La donatrice selezionata dalla vincitrice del concorso avrà diritto al compenso economico.
Da una parte le donatrici vengono scelte con meticolosa cura: universitarie tra i 19 e i 32 anni, non fumatrici ed in perfetta forma fisica; dall’altra le aspiranti mamme britanniche possono addirittura consultare le schede anonime con il profilo di queste ragazze americane, che includono anche i motivi che le spingono a vendere gli ovuli, oltre all’elenco delle loro qualità ed alle foto da bambine.
Del seme maschile che verrà utilizzato non è dato sapere, in quanto nessuna fonte riferisce se l’ovulo vincitore verrà fecondato con lo spermatozoo del marito inglese o di un altro uomo, magari scelto alla banca del seme per le perfette caratteristiche psico-fisiche.
Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e Vita, in un’intervista a Radio Vaticana ha definito “aberrante la volontà di voler designare e preordinare le caratteristiche di un figlio. Significa cancellare completamente, annullare del tutto, negare quello che è il diritto all’unicità, all’originalità dell’essere umano e, quindi, anche di un figlio”.
Ciò che immediatamente ci colpisce nel vivo è che qui non siamo nemmeno di fronte al dramma dell’infertilità fisica che spesso porta alla spasmodica ricerca di un figlio a tutti i costi, ma ad un’effimera scelta che sottende, in maniera nemmeno troppo nascosta, l’ideale della perfezione come garante della dignità e della felicità di un uomo.
Ma della felicità di chi? Del nascituro o del genitore che non si accontenta più nemmeno di voler tramandare le proprie caratteristiche biologiche con la ricerca di un figlio naturale ad ogni costo, ma si mette a sceglierne le qualità comodamente seduto su un divano, magari partecipando al concorso per aggiudicarsi l’ovulo “migliore”?
E poi che dire di queste giovani donne che (s)vendono quanto di più intimo hanno, senza minimamente soffermarsi sull’assurdità di un tale gesto, già evidentemente richiamata dall’invasività della pratica medica per effettuarlo; e che dire, poi, di quel senso di abbandono, che il corpo della donna naturalmente vive, trovandosi “inquinato” nello scorrere di un ciclo biologicamente teso e proteso all’accoglienza della vita? Del resto vi sono ragazze americane che, per avere i soldi necessari a finire gli studi o per altre necessità (specie in questo periodo di crisi), sono ben disposte a vendere i loro ovuli nella speranza che vengano scelte e accaparrarsi una somma non indifferente.
Evidentemente tutto questo è folle per quanto irrazionale. Si ha l’impressione che il tentativo di dominio su di sé, sul proprio corpo, sull’altro (chiunque esso sia), sulla realtà (qualunque essa sia) si sposti sempre più in là verso un orizzonte di totale arbitrio e di assoluto annichilimento di qualsivoglia limite e proibizione. Ma verso quale orizzonte, nella ricerca di quale futuro?
Basterebbe inoltre porsi seriamente ed umilmente di fronte ad una semplice domanda: che prezzo dare alla vita? Perché il capello biondo e l’occhio azzurro valgono di più di quell’inevitabile gioco di somiglianze davanti al lettino del nuovo arrivato, che magari avrà anche le orecchie a ventola (più comunemente definite “a sventola”), che però sono proprio le stesse del papà… Non sarà mica che il papà deve ancora farci i conti con le sue orecchie?
E se alla fine questo figlio non è poi così perfetto come lo si pensava, è previsto un rimborso?
Intendiamoci: non stiamo qui a parlare del senso più profondo della paternità e della maternità ma semplicemente del fatto che un figlio non è un’automobile da scegliere su catalogo. E se nemmeno l’automobile più perfetta ti riempie il cuore figuriamoci un figlio, che per quanto potrà corrispondere alle tue aspettative rimarrà sempre un altro da te. Ultimamente mai “manipolabile”, nemmeno se della razza, del sesso e con gli occhi come piacciono a te.
Ciò che veramente e solo può corrispondere al nostro cuore è l’incontro con Colui che soddisfa pienamente la sete e la fame di cui è tutto tessuto, perché, che lo si voglia o no, che lo si riconosca o no, “la vita è tutta nel suo cuore tessuto ed ordinato al desiderio di vedere Dio, di incontrarlo presente per attaccargli tutta la vita, che gli appartiene come originalità, consistenza e felicità” (Nicolino Pompei).
Come continua ad insegnarci Nicolino, la vera questione di ogni giornata, quella per cui ci giochiamo proprio tutto, è ripartire da questo nostro essere esigenza, di risentirne sinceramente la sua presenza ed urgenza. Il cuore è esigenza di Infinito e solo da esso può aspirare di essere soddisfatto. Ma l’Infinito non è lontano: è un Dio che si è fatto carne, compagnia. Gesù e la Sua Chiesa, che è la permanenza di Dio nella storia. Questa è allora l’unica presenza a cui vale la pena attaccare la vita, a cui ambire di somigliare, fino all’assimilazione. È l’unico vero Volto da cercare ed in cui ritrovare piena corrispondenza e soddisfazione. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv, 14, 6).
Tuo figlio, tua moglie… per quanto siano perfetti, belli, buoni e bravi come li vuoi tu prima o poi ti deludono: tua moglie è una carne che avvizzisce, il figlio se ne va. Senza poi fare i conti con eventuali malattie, incidenti… insomma con la morte. Che è come dire con la vita. Che senza questo Dio vicino, è solo un lento, sì magari lento ma pur sempre un progredire verso la morte. Verso il nulla? E allora a che vale tutto questo gran daffare? Ci vogliamo perfetti… ma per andare incontro a chi? Come splendidamente ci viene richiamato in Quaresima, “polvere sei e polvere ritornerai” (Genesi, 3, 19). Non è questo un inno ad uno spietato fato che ci crea uomini, liberi, razionali, capaci d’amore (e di odio), per poi sadicamente votarci al buio più buio del nulla, della morte, della decomposizione. Perché quell’Uomo, la notte di Pasqua ha vinto e continua a vincere la morte, dona la sua vita, per guadagnarci la vita Vita, la vita eterna. Gesù è risorto, la morte è sconfitta. Per il bello e per il brutto, per il buono e per il cattivo, per il sano e per il malato. Per Grazia, Dio non fa di queste distinzioni.
E ricordiamoci che nessuna manipolazione, per quanto fantascientifica sia, mai e poi mai potrà minimamente scalfire la natura e la consistenza del cuore, tutto fatto della nostalgia del suo Creatore, “sempre mobilitato e acceso per rintracciare il suo Volto dentro ad ogni rapporto ed azione che la vita vive e pone. Sia benedetto Iddio per questo cuore irriducibile, ineludibile e a cui non corrisponde altro che l’Infinito! Questo cuore, in cui troviamo affermato tutto il nostro umano, è il nostro più grande amico ed alleato. Ed è proprio per questo che non ha mai timore di gridarci: che cosa mi hai dato e che cosa mi stai dando? I tuoi pensieri, le tue opinioni, le tue reazioni, le tue immagini, le tue preoccupazioni, le tue preferenze, i tuoi scopi… le tue devozioni, i tuoi impegni, i tuoi discorsi, il tuo attivismo, le tue regole… Ed è proprio per questo che non teme di rinfacciarci che nulla gli basta e tutto gli sguazza, fuorché l’Infinito, l’Infinito fatto carne, fuorché la presenza di Cristo” (Nicolino Pompei).
A noi la lealtà e l’umiltà di riconoscerlo e seguirlo.