Se non ci fidassimo di chi accoglie i nostri figli…
Se non ci fidassimo di chi accoglie i nostri figli…
In questi giorni la cronaca nazionale è stata ulteriormente sconvolta da agghiaccianti fatti di pedofilia, quel crimine infamante che sembra non avere più limiti.
La collettività rimane sbigottita “dal fatto che, in realtà, entrambe le ipotesi – quella che «tutto» sia vero, quella che «tutto» sia infondato – appaiono comunque sbalorditive…Che in un piccolo paese una violenza collettiva in un asilo possa essere consumata per mesi, senza che nessuno colga in flagrante un’organizzata banda di pedofili, suona difficilmente credibile. Che, d’altra parte, tanti bambini di tre anni all’unisono raccontino di avere subìto le stesse violenze e patiscano le stesse turbe, è inspiegabile, a meno di non voler pensare a una spaventevole suggestione ingenerata da adulti e malignamente alimentata…”.
A noi non spetta assolvere o condannare, a ciò penserà la magistratura in seguito a serie e approfondite indagini; ciò che però viene sfiorato, dietro e oltre una drammatica vicenda giudiziaria di cui non possiamo sapere l’esito, sembra quella stessa fiducia basilare in chi ci sta accanto, senza la quale il vivere insieme è impossibile.
“Qualunque sia stata la verità di quel paese, continuiamo a fidarci degli occhi delle maestre dei nostri figli; a vedere e riconoscere tutto il bene di vite passate a educare – in un patto fondamentale di cui non possiamo, per vivere insieme, fare a meno”. (Avvenire del 27 aprile 2007)
Quando la scienza è contro l’uomo!!!
La casa farmaceutica Wyeth ha lanciato negli Usa, pensando di sfidare la Natura, la pillola che sopprime le mestruazioni.
Dove sta l’esaltazione dell’uomo, e ancor di più della donna? Dove sta il trionfo della ragione?
“Questa idea di cancellare ogni traccia di ciò che segna la vita fertile di una donna sarà forse apprezzabile dal punto di vista della produttività lavorativa, e dell’aumento di efficienza. Solo che il prezzo è la rinuncia di una parte della propria natura…Da sempre, le donne ne traggono una parte non irrilevante della loro identità femminile. L’inizio è un segnale lieto: sei una donna. E il perpetuarsi regolare, una serena conferma della fecondità”. (Avvenire del 26 aprile 2007)