Rimsha è un simbolo di cambiamento per le minoranze in Pakistan
È finalmente giunta la notizia del proscioglimento di Rimsha Masih, la minorenne cattolica e con problemi mentali incriminata per blasfemia in Pakistan.
In particolare il 20 novembre scorso l’Alta Corte di Islamabad – dopo vari aggiornamenti e sospensioni delle sedute – ha prosciolto Rimsha dall’accusa di aver violato la “legge nera”, archiviando la vicenda perché il fatto non sussiste e permettendo alla stessa di tornare a casa dalla sua famiglia; nello stesso tempo ha invece continuato a procedere contro l’imam Khalid Jadoon Chishti, che ha calunniato la minorenne con lo scopo di ottenere la cacciata della comunità cristiana e di impossessarsi dei loro beni e proprietà.
Ed è proprio il ministro per l’Armonia nazionale, Paul Bhatti, nostro ospite all’ultimo Convegno Fides Vita, ad averlo annunciato su AsiaNews, dicendosi soddisfatto e lieto per l’esito positivo della vicenda e dichiarando che si tratta di “un precedente importante” in base al quale la legge “non potrà essere usata per fini personali”, come troppo spesso è drammaticamente accaduto.
Continua Paul Bhatti, fratello del Ministro per le Minoranze Shahbaz, massacrato dai fondamentalisti islamici con 30 colpi di pistola nel marzo 2011 per aver difeso Asia Bibi, un’altra donna cristiana condannata a morte per blasfemia, e comunque lottato per i diritti della minoranze religiose, chiarendo che “non è una vittoria, ma è solo un elemento di giustizia che porta un grande messaggio: chi usa la legge per fini personali è stato sconfitto; a questo, si aggiunge la certezza che chi avanza false accuse, rischia di subire analoga sorte ed essere processato”.
Lo stesso Ministro ha cercato di gestire la vicenda “in modo da controllare proteste o manifestazioni dei cristiani”, che potevano solo esacerbare gli animi dei musulmani e quindi arrivare a scontri mortali, come altre volte è accaduto; ha chiesto di approfondire le indagini al governo e alla forze di polizia, evitando proteste pubbliche.
Paul ha voluto dedicare questo primo verdetto favorevole al fratello Shahbaz: “Ho seguito il suo metodo e la sua esperienza” che si rivelano fondamentali nel lavoro di ogni giorno.
Questo proscioglimento ha trovato l’approvazione anche di politici ed imam musulmani, che di fronte al ministro Bhatti si sono impegnati a predisporre un gruppo di lavoro, chiamato a introdurre quegli aggiustamenti alla legge che permetteranno di evitare gli abusi.
Forse la legge non sarà abolita, ma di certo questa sentenza costituisce un precedente per migliorare “l’interpretazione” dei casi e delle vicende di blasfemia. Ciò porta Bhatti ad essere ottimista, perché ritiene che la società pakistana sta cambiando; e di certo la pace e la stabilità in Pakistan sono fondamentali anche per il resto del mondo.
Anche il vescovo di Islamabad mons. Rufin Anthony è intervenuto sulla vicenda, dichiarandosi felice che alla fine la magistratura ha assunto una posizione netta e ferma, senza subire le solite pressioni di frange estremiste pakistane; anche il vescovo di Islamabad ha ribadito che “è necessaria una legislazione” chiara che “metta la parola fine” agli abusi compiuti in nome delle leggi sulla blasfemia in Pakistan. “Le minoranze – conclude il prelato – sono già state colpite per troppo tempo”.
Di “trionfo della giustizia” parla anche padre John Mall, della diocesi di Lahore (Punjab), in un caso che rappresenta una pietra miliare per la giurisprudenza nei casi di blasfemia. Egli auspica “un analogo impegno delle autorità” anche per le altre vicende tuttora in corso, soprattutto “nella zona centrale del Punjab”, in cui ci sono feroci discriminazioni “contro le minoranze”.
Anche padre James John, della diocesi di Multan, si augura di intravedere “un inizio di cambiamento” atteso a lungo. “C’è una lunga lista di innocenti – afferma il prete – in galera per blasfemia, che vanno anch’essi salvaguardati. Rimsha è un simbolo di cambiamento per le minoranze in Pakistan”.
Desideriamo unirci alla gioia di Rimsha e della sua famiglia e quindi ringraziare il ministro Paul Bhatti per la sua testimonianza di amore a Gesù, rivelato nell’amore ai più piccoli ed indifesi e nella tensione a costruire una civiltà giusta e di pace.