Perché Sanremo è Sanremo!!!
Anche quest’anno l’Italia si è trovata divisa sull’ “eterno dilemma”, Sanremo sì o Sanremo no! E’ meglio Baudo o Bonolis? Ha vinto la Hunziker ma ha guadagnato troppo e ha fatto ridere poco… e chi più ne ha più ne metta.
Tra le tante polemiche, però, ne è emersa una che più delle altre fa fermare a riflettere: i testi delle canzoni del festival sono tristissimi. Ma che fine hanno fatto i motivetti sanremesi da canticchiare appena svegli che spalancano il cuore e vi rimangono dentro?
Certo il festival di Sanremo è stato sempre vissuto, specialmente dagli italiani, come un momento idilliaco, una parentesi fantastica in cui il mondo si ferma a sognare l’amore, i fiori, la poesia e dimentica tutto il male che lo attanaglia, come se non esistesse più.
Questa è pura evasione, per non dire fuga dalla realtà.
Dà fastidio in questi contesti “leggeri” sentir parlare di malattia mentale, di uomini falliti, di canzoni tra le guerre o del figliol prodigo che torna al Padre.
E poi beffa delle beffe va a vincere il primo premio proprio il giovane Cristicchi con “Ti regalerò una rosa”, forse la canzone con il testo più drammatico che si sia mai visto a Sanremo, che ha voluto fortemente richiamare l’attenzione sul più grande male dell’uomo moderno, il disagio mentale.
E vai ancora di più con le polemiche: ma che è diventato questo festival, un’angoscia insopportabile, peggio del telegiornale!
Forse non è abbastanza chiaro a coloro che hanno tanto da criticare che l’uomo è da tempo ammalato, e che proprio la malattia mentale risulta essere scientificamente il dramma più vissuto.
Da sempre la musica ha rappresentato un mezzo per comunicare i propri e altrui sentimenti, dentro anche una certa autenticità, quando se ne riconosce la sua vera sostanza, cioè un dono gratuito consegnato all’uomo.
Come si può biasimare degli artisti che non riescono a essere indifferenti al dolore del mondo, fino a descrivere nelle proprie canzoni anche situazioni tremende che tutti tenderebbero a nascondere?
Poi di certo in questa vittoria c’è una percentuale del solito perbenismo, che non può fare a meno di insinuarsi per indorare anche una pillola così fastidiosa da ingoiare.
Di Simone Cristicchi è ammirabile la denuncia di questo male, ma non la risposta che ne dà, cioè nessuna: parla di un dolore incurabile, di uomini abbandonati da Dio, di un’esistenza senza speranza e di un suicidio inevitabile.
È senza dubbio più interessante domandarsi perché l’uomo non ha più speranza, perché la vita vale così poco da poterla trattare come carta straccia. Non è il Padre che ha abbandonato Suo figlio, ma è quest’ultimo che ha creduto di potersi fare da solo, fino all’esaurimento di ogni forza fisica e mentale.
Diceva Sant’Agostino che il cuore di ogni uomo è inquieto finché non riposa in Dio.
Ecco, cari amici, il dramma dell’uomo!!!