Obiezione di coscienza
Il Santo Padre non perde occasione per portare avanti la sua lotta a favore della vita, nella difesa dei più deboli, gridando quindi contro le pratiche dell’aborto e dell’eutanasia. E indica la libertà dell’obiezione di coscienza come diritto inviolabile di chi nella propria professione può astenersi, favorendo, educando e testimoniando così la cultura, il valore e la difesa della vita al di sopra di qualsiasi altro interesse o ideologia.
Il Papa aveva già esortato il mondo della politica e la società civile a mobilitarsi in difesa della vita nel suo Discorso ai partecipanti a un corso promosso dalla Penitenzieria apostolica il 16 marzo di quest’anno dicendo: “Acquista maggiore rilievo l’esercizio doveroso di una coraggiosa obiezione di coscienza da parte di medici, infermieri, farmacisti, giudici e parlamentari direttamente coinvolti nella tutela della vita laddove le leggi prevedessero azioni che la mettono in pericolo”.
In maniera più specifica ha espresso il 29 ottobre scorso un appello al riconoscimento per i farmacisti del diritto all’obiezione di coscienza. Durante il Discorso tenuto ai partecipanti al 25° congresso internazionale dei farmacisti cattolici, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo educativo del farmacista nei confronti del paziente, affermando che “il farmacista deve invitare ognuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il loro ruolo terapeutico” e ha ribadito l’obiezione di coscienza come un diritto che deve essere riconosciuto alla professione del farmacista.
Obiezione di coscienza, cioè diritto di rifiutare la vendita di farmaci che per esempio “hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona”. Che esistono, purtroppo! Anche se spesso da un lato non si conoscono i reali effetti e le implicazioni etiche di certi farmaci, dall’altro essi non vengono spiegati con chiarezza.
Il Papa sollecita dunque l’urgenza, come esiste per i medici, di elaborare una legge che riconosca anche per i farmacisti il diritto all’obiezione di coscienza, consentendo loro di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di medicinali che hanno finalità immorali, non certo terapeutiche, quali l’aborto e l’eutanasia.
“Non possiamo fare gli obiettori di coscienza senza una modifica della legge”, ha commentato Franco Caprino, segretario nazionale di Federfarma, l’associazione che riunisce le 16.000 farmacie italiane, in seguito al Discorso del Santo Padre. “I farmacisti – spiega Caprino – sono costretti, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile. Se non si modifica l’articolo 38 del testo unico delle leggi sanitarie non si può fare altrimenti”.
Sottolineiamo che il Pontefice ha infatti dichiarato che l’obiezione è un diritto che “deve essere riconosciuto” e non che è un “diritto riconosciuto”. È un invito a risvegliare la coscienza e a mobilitarsi per primi perché la legge garantisca nel concreto l’esigenza di difendere la vita.
Inoltre occorre considerare che la legge “attuale” risale al 1938 (art. n. 38 del RD n. 1706/1938), quando non vi era nemmeno l’ombra di farmaci abortivi e, per giunta, l’aborto era considerato reato. Attuale, invece, è il diritto di esercitare la libertà di obiezione, dichiarando di non voler collaborare a un possibile aborto. La legge 194 lo prevede, ma occorre un intervento legislativo che ne garantisca una corretta interpretazione (un farmacista obiettore).