Non possiamo rimanere indifferenti: ancora violenze contro i cristiani
Solo qualche giorno fa il mondo intero ha ricordato con commozione le 2974 vittime degli attentati dell’11 settembre del 2001 negli Stati Uniti d’America.
Quest’anno l’anniversario è stato particolarmente accompagnato da polemiche che si sono scatenate a causa di un’assurda minaccia.
Questi i fatti.
Il pastore protestante Terry Jones, guida della chiesa evangelica, aveva lanciato la proposta choc di bruciare pubblicamente il Corano l’11 settembre.
Da tutto il mondo si sono alzate giustamente voci di protesta: un’azione illogica, oltre che sacrilega, che richiama al nazismo, come ha denunciato con forza anche la CEI. Ambrogio Spreafico, presidente della commissione Cei per l’evangelizzazione dei popoli e il dialogo fra le Chiese, ha infatti così dichiarato: “Non dobbiamo dimenticare che la prima cosa che fecero i nazisti, con la Notte dei cristalli, fu quella di bruciare i Talmud, i libri dell’ebraismo. Per fortuna c’è stata un’opposizione chiara da parte di tutti. Anche la Santa Sede è intervenuta. E’ stata una rivolta dello spirito e dell’intelligenza”. Quello di bruciare il Corano è “un atto contro la religione e le religioni – ha proseguito Spreafico – il gesto di un fanatico, di un piccolo gruppo che mette in pericolo la vita di centinaia di milioni di cristiani in tutto il mondo. Penso alle comunità cristiane dell’Iraq, del Pakistan o dell’Indonesia, dove pure esiste un Islam più moderato”.
Una provocazione davvero assurda dunque, a cui fortunatamente non sono seguiti i fatti, ma tanto è bastato per soffiare di nuovo sul fuoco del violento odio anticristiano.
Una minaccia, una stupida minaccia, ma la risposta dei gruppi fondamentalisti musulmani non si è fatta attendere. E ancora una volta, come spesso accade, non c’è stato il dialogo, ma il sangue e la morte.
Attraverso AsiaNews si apprende infatti che in Pakistan, già il 9 di settembre, prima quindi dell’atteso rogo, gli estremisti, per rispondere alla provocazione di Jones, hanno attaccato tre chiese nel distretto di Narowal e una è stata incendiata nel villaggio di Saidpur.
Il 13 settembre a Tangmarg, vicino Gulmarg, in India, è stata incendiata, sempre per protesta contro il pastore, la scuola della Christian Society Mission. La notizia di un possibile assalto si era già diffusa dalle prime ore, ma le autorità non hanno preso contromisure. Anzi, una folla ha poi impedito ai vigili del fuoco di raggiungere l’edificio di legno, che è stato del tutto distrutto dal fuoco. Non ci sono stati feriti tra gli studenti.
Sempre in India, la notte dello stesso giorno, una folla infuriata ha assalito e incendiato una chiesa e diversi veicoli in sosta nella zona Loha Bazar, nella città di Malerkotla, distretto di Sangrur, area a maggioranza islamica, e nel Kashmir una scuola cattolica è stata bruciata e altri due edifici scolastici protestanti sono state assaltati nella provincia di Jammu.
Si tratta di atti questi di gran lunga più efferati rispetto alla minacce, comunque ingiustificate, di bruciare un testo sacro.
Queste notizie hanno trovato un piccolo spazio nei nostri telegiornali perché legate alla vicenda del rogo, ma, come più volte abbiamo denunciato, poco o niente veniamo a sapere dei soprusi sopportati quotidianamente dai cristiani nel mondo.
Qualcuno ha mai sentito parlare del prof. Joseph, ad esempio? La notizia ci è giunta solo qualche giorno fa. Il prof. Joseph, insegnante del Collegio Newman di Thodupuzha (Kerala-India), a marzo aveva presentato un questionario per gli esami nel College, ma alcuni musulmani lo hanno accusato di avere inserito domande offensive verso Maometto. Egli ha allora spiegato che il testo non intendeva esserlo e ha anche presentato pubbliche scuse alla popolazione, alla direzione del College, alle autorità della Chiesa (il College è guidato da cattolici) e al Dipartimento di polizia. Ma il 4 luglio ignoti attivisti del Fronte popolare di India lo hanno aggredito e gli hanno tagliato la mano e parte del braccio. Sì, la mano e un braccio: il professore è stato mutilato, senza pietà. Questo è quello che succede nel mondo.
Come rimanere indifferenti? Di fronte a questa continua, ripetuta, inarrestabile ed irragionevole scia di sangue, ci si domanda perché: perché migliaia di innocenti vengano uccisi o torturati, con pretesti spesso futili ma sempre perché cristiani, mentre il resto del mondo rimane a guardare?
Certamente essi sono i nuovi martiri, a cui noi dobbiamo rivolgere il nostro sguardo.
Come giustamente ha sottolineato Bernardo Cervellera durante il Congresso dei laici cattolici in Asia, tenutosi a Seoul, il martirio è una benedizione per le Chiese: “Il sangue dei martiri, dice Tertulliano, è seme di nuovi cristiani […]. Il martirio è una benedizione anche per le società: che nei tanti inferni del pianeta ci siano persone che danno la vita per amore a Cristo e all’uomo, perdonando e riconciliando, ci dà la possibilità di vedere la terra non come un luogo apocalittico, destinato alla distruzione e alla violenza, ma un luogo passibile di speranza”.
Cervellera ha poi ricordato che “in una catechesi dell’11 agosto scorso, papa Benedetto XVI ha spiegato che il martirio è fondato sull’invito di Gesù ai suoi discepoli a «prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità» […]. Naturalmente, ha precisato Benedetto XVI, non tutti sono chiamati al martirio, «ma nessuno di noi è escluso dalla chiamata divina alla santità, a vivere in misura alta l’esistenza cristiana e questo implica prendere la croce di ogni giorno su di sé»”.
Preghiamo per i nostri cari fratelli defunti e li affidiamo alla Madonna chiedendo loro di intercedere per la pace nel mondo, per coloro che sono nelle tenebre e per noi che siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo e quindi santi nel nostro quotidiano affinché risplenda sempre più il Suo Volto.