Noi stiamo con e dietro al Papa
Dal 17 al 23 marzo ha avuto luogo il viaggio apostolico del Santo Padre Benedetto XVI in Camerun ed Angola, fortemente voluto dal Papa per portare un messaggio di pace, giustizia e riconciliazione al continente africano.
La portata di questo viaggio ha però rischiato di essere oscurata per via di una accesa polemica, alimentata dai mass media, instauratasi attorno ad alcune dichiarazioni del Santo Padre durante un’intervista sull’aereo che lo portava all’aeroporto di Yaoundé.
Tra le risposte alle varie domande postegli, dalla società africana alla chiesa cattolica in Africa, alla crisi economica internazionale, a suscitare scalpore è stata quella fornita al giornalista francese di France 2 Philippe Visseyrias, che gli ha chiesto:
“Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio?”.
A questa domanda, che di certo non si può definire smaliziata, Benedetto XVI ha così risposto, con vigore e limpidezza:
“Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai Camilliani, a tante altre cose, a tutte le Suore che sono a disposizione dei malati … Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi e con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano (impegnando la responsabilità personale), non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema. La soluzione può essere solo duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro; la seconda, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno”.
Ecco le “imbarazzanti”, “preoccupanti” ed “irresponsabili” parole che hanno indignato ed imbarazzato molti benpensanti politici ed uomini di scienza. Il direttore dell’Agenzia nazionale delle ricerche sull’Aids, Jean-Francois Delfraissy, grida addirittura alla “catastrofe”. Se in Francia, Belgio e Germania ci si è limitati all’espressione del forte dissenso di alcuni, la Spagna per tutta risposta ha stanziato l’invio di un milione di preservativi al Continente Africano. Ed il segretario generale della sanità, José Martinez Olmos, ha addirittura invitato il pontefice a rettificare le sue parole, così come anche il professor Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo mondiale per la lotta all’Aids, che gli ha chiesto di “ritirare le sue affermazioni in modo chiaro” perché “inaccettabili”.
Ma tale pioggia di polemiche non ha minimamente scalfito la Santa Sede (e come avrebbe potuto?!) che ha stilato una nota di risposta che, di fatto, conferma su tutta la linea.
Queste semplici e per molti condivisibili affermazioni del Pontefice – che tra l’altro sono in linea con la posizione che la Chiesa ha sempre avuto in materia – non giustificano il polverone innalzatosi ed alcune critiche oltre il limite dell’offensivo, come quella del leader sessantottino e oggi eurodeputato Verde Daniel Cohn-Bendit: “è quasi un omicidio premeditato, adesso ne abbiamo abbastanza di questo papa”.
Quanto accaduto lascia piuttosto adito al pensiero di una voluta riduzione e strumentalizzazione delle parole del Pontefice, come ha evidenziato lo stesso Osservatore Romano in un editoriale del suo Direttore Giovanni Maria Vian.
Dal canto nostro, non ci sembra interessante ed utile dare eccessivo spazio a questa fin troppo dibattuta vicenda. Ci è invece inevitabile sottolineare che il Papa non ha fatto altro che splendidamente dimostrare come solo la Chiesa ha veramente a cuore l’uomo ed il suo destino, e ne ha cura come un padre ed una madre verso i propri figli.
Serve a poco tamponare, arginare un problema che affonda le sue radici nella necessità di un più profondo rinnovamento culturale e spirituale, fino all’educazione alla relazione anche nell’aspetto sessuale, che non può e non deve più essere vissuto e considerato alla stregua di mero accoppiamento (Irresponsabile leggerezza dei governanti europei).
Come afferma anche Filippo Ciantia, medico dell’Avsi nei Grandi Laghi, intervistato da Avvenire, dati statistici dimostrano che l’incidenza dell’Aids è diminuita in quei Paesi dove si è puntato sull’educazione, mirando in particolare sulla fedeltà matrimoniale, per modificare i comportamenti sessuali. Non si sono invece riscontrate diminuzioni dove invece si è puntato sull’effetto taumaturgico dei preservativi deresponsabilizzando le persone riguardo la casualità dei rapporti.
Riportiamo una tabella pubblicata da Kreuz.net, basata su dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella colonna a sinistra, in tedesco, il nome del Paese africano, in quella al centro la percentuale di persone infettate dal virus HIV sul totale della popolazione, in quella a destra la percentuale di cattolici sul totale della popolazione.
Land Aids-Infektionsrate katholischer Bevölkerungsanteil
Swaziland 43 % 5 %
Botswana 37 % 4%
Simbabwe 25% 8%
Südafrika 22% 6%
Sambia 17% 26%
Malawi 14% 19%
Mosambik 12% 22%
Kenia 7% 25%
Ruanda 5% 47%
Uganda 4% 36%
Lasciamo parlare i dati: dove la presenza cattolica è più incisiva anche il problema dell’Aids è evidentemente contenuto, grazie anche e soprattutto all’opera di volontari e missionari al servizio dei malati. Ci permettiamo di ricordare che circa il 30% di tutti i centri di cura del mondo per l’Aids sono cattolici (e gratuiti).
Scuotendo la polvere dai nostri calzari, del viaggio Apostolico in Africa tratteniamo ciò che veramente conta: di fronte a raduni di decine di migliaia di persone, Benedetto XVI ha continuato a denunciare i mali che continuano a flagellare le popolazioni africane: “il potere distruttivo della guerra”, “i frutti feroci del tribalismo e delle rivalità etniche”, “l’insidioso spirito di egoismo” che sfocia nell’abuso di droga, nell’indebolimento della famiglia, nell’aborto.
Per una società “veramente e autenticamente africana” il Santo Padre non ha mancato di ammonire severamente contro “la cupidigia che corrompe il cuore dell’uomo, riduce in schiavitù i poveri e priva le generazioni delle risorse per creare una società più solidale e più giusta”.
E ancora il Papa ha parlato ai giovani, ribadito la pari dignità della donna, riconoscendo il ruolo svolto dalle donne del Continente nelle tragiche situazioni di povertà, conflitto ed esodo forzato, ha lanciato appelli alla solidarietà ed ai governanti africani affinché lavorino per la riconciliazione e la “giusta realizzazione delle fondamentali aspirazioni delle popolazioni più bisognose”.
Il Papa ha veramente saputo parlare al cuore dei popoli africani, che per le strade hanno capito e gridato ripetutamente che tra loro c’era un amico, venuto a portare un incessante appello: “Alzatevi, guardate al futuro con speranza!”.
Noi stiamo con e dietro al Papa. Il resto sono solo pretestuose ed inutili polemiche.