Nei punti non negoziabili la Chiesa si propone come amica dell’uomo
Riportiamo L’Editoriale del prof. Francesco d’Agostino pubblicato su Avvenire di oggi 11 marzo e a seguire l’intera prolusione pronunciata dal Card. Angelo Bagnasco ieri pomeriggio in occasione del Consiglio Episcopale permanente riunito a Roma dal 10 al 13 marzo.
Nei punti non negoziabili la Chiesa si propone come amica dell’uomo
di Francesco d’Agostino – Avvenire 11 marzo 2008
Non sono pochi i temi che il cardinale Angelo Bagnasco ha presentato ieri all’attenzione dei confratelli vescovi, tutti raccordandoli agli insegnamenti degli ultimi due Pontefici e tutti trattandoli, secondo il suo personalissimo stile, con toni delicati, lucidità intellettuale e fermezza pastorale.
Voglio segnalarne solo tre, sacrificandone diversi altri, formulati con accenti lievi e a volte estremamente rapidi, ma sempre pregnanti e incisivi. Il cardinale ripropone con fermezza la necessità di una “autocritica dell’età moderna in dialogo con il cristianesimo”, in particolare nei confronti delle produzioni mediatiche e delle provocazioni che provengono dall’avanzamento della scienza, che tanto affascinano gli uomini di oggi. Si osservi che il cardinale, nell’esortare la modernità ad una autocritica attraverso un dialogo con il cristianesimo, non pensa affatto che quest’ultimo non appartenga pienamente “anche” alla modernità. La posta in gioco qui non è il sogno di un “ritorno all’antico” (o al Medioevo, come rozzamente sostengono tanti laicisti), ma l’impegno per costruire secondo giustizia questo “tempo” in cui ci è toccato vivere, un tempo che senza l’apporto del cristianesimo potrebbe giungere a smarrire il senso stesso dell’uomo.
Sono due gli esempi (difficilmente confutabili) che il presidente della Cei porta al riguardo: il rispetto incondizionato dell’essere umano da una parte e della dignità specifica della generazione umana dall’altra. La Chiesa, nel riproporre questi temi all’attenzione del mondo di oggi, non assume nei confronti di questo – spiega il cardinale – un atteggiamento ostile, ma all’opposto “amicale”, né potrebbe essere diversamente, dato che nella sua essenza la Chiesa non può che pensare se stessa se non come “amica dell’uomo”. Di questo spirito di amicizia di cui tanti laici sono da sempre ben consapevoli, vorremmo davvero – aggiungiamo noi – che anche alcune frange della cultura laicista prendessero dialogicamente atto, anziché chiudersi in noti, sterili e stereotipati pregiudizi.
Il secondo punto rilevante dell’allocuzione concerne le ormai prossime elezioni politiche. Con inequivocabile chiarezza, il cardinale ribadisce la linea di non coinvolgimento: non spetta alla Chiesa dire nemmeno una parola sulle scelte di schieramento politico o di partito. Ma non per questo la Chiesa si impone il silenzio; non se lo impone, né deve imporselo, quando si tratta di richiamare alla consapevolezza di tutti il fatto che un’elezione politica non può esprimersi solo nelle dinamiche formali e procedurali che la sostanziano: essa deve radicarsi in un “atteggiamento interiore”. I cittadini, come elettori, devono capire che sono uniti da un destino comune e che attraverso il voto essi sono chiamati ad operare per individuare e realizzare il bene comune del paese. L’Italia, insiste il cardinale, ha bisogno di un “soprassalto di amore per se stessa” e gli italiani devono imparare a volersi reciprocamente più bene. Solo così si può ottenere che il confronto elettorale produca, anziché lacerazioni e ferite, forme nuove di solidarietà democratica e di rispetto civile per tutti.
Il terzo punto dell’allocuzione del cardinale riguarda quei valori “non negoziabili” (la vita, nella valenza più ampia del termine, l’integrità della persona, le offese alla dignità umana e alla dignità del lavoro, ecc.), che la Chiesa percepisce radicati nella sua fede e che sono nello stesso tempo patrimonio dell’esperienza umana dei singoli e dei popoli. Sono temi che vanno difesi contro riduttive pretese razionalistiche, tanto quanto contro fideismi “che evitano la fatica del pensare”. Chiunque si impegni nella politica, e i cattolici in particolare, dovrebbe essere consapevoli che sono temi che concernendo i diritti fondamentali della persona andrebbero sottratti a confronti di carattere ideologico e partitico. L’azione politica, conclude il cardinale, ha “un’insopprimibile valenza di esemplarità”.
È auspicabile che, in qualunque formazione politica militino, i cattolici ne siano sempre fermamente consapevoli.
Conferenza Episcopale Italiana – Consiglio Permanente (Roma 10-13 marzo 2008)
PROLUSIONE DEL CARDINALE PRESIDENTE