Mai più un’altra Eluana
Il 9 febbraio di un anno fa accadeva la morte di Eluana Englaro, in conseguenza ai tragici fatti che hanno consentito la possibilità che la giovane donna, in stato vegetativo da 17 anni in seguito ad un incidente stradale, potesse essere lasciata morire di fame e di sete.
In questi giorni ci è giunta la “scontata” (purtroppo) notizia che il gip di Udine ha archiviato le indagini, per il reato di omicidio volontario per la morte di Eluana, su Beppino Englaro e sull’equipe medica che eseguì il protocollo di morte, perché tutto si è svolto regolarmente e “la morte di Eluana Englaro è avvenuta per arresto cardiocircolatorio dopo una crisi di natura elettrolitica conseguente a disidratazione”. Il gip ha, di fatto, accolto l’istanza di archiviazione presentata lo scorso 26 novembre dalla procura al termine di indagini durate quasi un anno.
Dall’altra parte i giornali ci informano che la Commissione Affari Sociali alla Camera sta esaminando il testo del disegno di legge Calabrò, che dovrà regolare il biotestamento il Italia, già approvato al Senato nel marzo 2009, a partire dalle molte centinaia di emendamenti e dalle proposte sulle dichiarazioni anticipate di trattamento presentate da deputati di maggioranza e opposizione. Il DDL dice esplicitamente “no all’eutanasia” ed è è una buona proposta di legge perché salva il principio di indisponibilità della vita umana, nega il preteso “diritto alla morte” concepito proprio in antitesi al diritto alla salute Già, però, si parla di un rinvio “sine die” a causa della vigilia delle elezioni regionali.
Non sono neanche mancati spiacevoli commenti da parte di illustri personaggi della medicina e della televisione, che hanno soltanto incrementato l’amaro che questa triste storia ha lasciato nella bocca di tutti.
Ha scritto Assuntina Morresi su Avvenire del 14 gennaio 2010 “Prima di Natale sul settimanale del Corriere della Sera Umberto Veronesi, che pure è un dottore di prima qualità, ha elencato una imbarazzante serie di imprecisioni. Ad esempio, il celebre medico spiega con sussiego che «dal coma permanente (come esprime il termine stesso) non si torna indietro mai». Ma in medicina il «coma permanente» non esiste, mentre un’espressione simile – «stato vegetativo permanente» – è stata abbandonata dalla comunità scientifica nel 1996. Difficile attribuire lo svarione all’ignoranza. Veronesi, poi, definisce quella di Eluana una vita «artificiale». Ma sappiamo bene che ad assisterla erano suore senza specializzazione medica: semplicemente se ne prendevano cura, con la pulizia personale, con la fisioterapia, e per nutrirla si servivano di un sondino nasogastrico, non c’erano macchinari: quale sarebbe stata l’artificialità?”.
Il 15 gennaio il Giornale, indignato, riportava una frase di Corrado Augias detta durante Diario italiano su Raitre: «Bastava dare 100 euro alla monaca per farla finita con Eluana Englaro». Una frase sprezzante, subito sanzionata dal quotidiano della Cei Avvenire, che aveva invitato Augias a scusarsi per quella frase. Niente da fare. Augias ha preferito “arrampicarsi sugli specchi” – ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio – prendersela con la “cattiva legge” sul testamento biologico fino a definire “umana” la soluzione finale per malati e disabili gravissimi.
A quanti parlano, senza guardare l’evidenza di cui anche un bambino ci accorgerebbe, potrebbe essere utile paragonare la loro sterile ideologia con la reale agonia vissuta da Eluana e descritta nel “registro della sofferenza”, che ha seguito tutti i passaggi previsti dal protocollo per la sospensione del nutrimento e dell’idratazione. Ce ne ha reso testimonianza pochi giorni dopo la morte di Eluana Grazia Maria Mottola, una giornalista della Rai, che fu autorizzata a seguire personalmente le ultime ore della vita di Eluana.
Aveva prima descritto la condizione clinica vissuta a Lecco presso la casa di cura delle suore misericordie: “Antiepilettici per alleviarle i disagi dello stato vegetativo; mai un antibiotico, perché le infezioni non l’ hanno mai sfiorata… Nella cartella clinica c’ è anche di più: le suore indicano quali accorgimenti prendere contro le piaghe da decubito, il muco-saliva che rischia di soffocarla, la ginnastica passiva e la mobilitazione. Tutto messo nero su bianco: Eluana va girata ogni quattro ore; il muco-saliva deve essere aspirato perché ha problemi di deglutizione; poi il movimento: a Lecco la ginnastica è quotidiana, abbinata alle passeggiate in carrozzina”.
E poi aveva raccontato la pratica di morte eseguita ad Udine: “il protocollo studiato per la sospensione di nutrizione e idratazione artificiali parte il 3 febbraio: prevede tre giorni di alimentazione normale allo scopo di familiarizzare con la paziente. Eluana prende antiepilettici come a Lecco, anche se di marca diversa (Fenobarbitale Luminale), viene girata ogni quattro ore, l’infermiere di turno le aspira il muco-saliva. Da venerdì comincia lo stop. Alle sei del mattino il sondino naso-gastrico viene chiuso con un tappino. Si inizia e compilare il «registro della sofferenza». Dopo 24 ore le prime complicazioni: sabato pomeriggio Eluana respira a fatica, le mucose sono asciutte. Gli infermieri nebulizzano acqua. Domenica la situazione si complica: gli infermieri la girano ogni due ore, le nebulizzano ancora acqua sulle mucose.
Eluana è già sedata. Il farmaco è il «Delorazepam», iniettato sottocute. Lunedì le sue condizioni precipitano. Il «registro della sofferenza» parte all’ una di notte: «Eluana è postulata sul fianco sinistro», «alle 4 sul fianco destro», alle 8 «è di nuovo supina». «Alle 10.15 le mucose sono di nuovo asciutte», gli infermieri le bagnano le labbra con gocce di acqua. La sedazione prosegue. Nel pomeriggio la febbre sale. Eluana è debole, respira malissimo, è sempre sedata. Le urine sono scomparse. Alle 19.35 il cuore si ferma dopo una insufficienza renale. La casa di riposo dichiara: arresto cardiaco per insufficienza renale”.
La relazione di consulenza tecnica medico-legale su Eluana, di ben 133 pagine, riporta anche la “Scheda di rilevazione degli elementi indicativi di sofferenza”, redatta dall’equipe del dottor Del Monte, che se letta rileva lo struggente patimento che ha vissuto la giovane Eluana nelle sue ultime ore di vita terrena.
Ha scritto, con grande commozione, Lucia Bellaspiga su Avvenire del 14 gennaio 2010: “Sono pagine meticolose, capillari. Gelide. Il 3 febbraio, primo giorno di ricovero alla Quiete di Udine (nel cuore della notte la giovane era stata prelevata da un’ambulanza e strappata alla clinica di Lecco dove viveva da quindici anni), la voce di Eluana si è sentita sette volte, e l’équipe solerte le ha annotate tutte. I suoni si moltiplicano il 4, e poi il 5, finché il 6 (all’alba di quel giorno si è smesso definitivamente di nutrire e dissetare la giovane) la mano di un’infermiera scrive per la prima volta: «Sembrano sospiri». E forse lo sono, se il giorno 7 cessano anche quelli. Eluana morirà improvvisamente già il 9 febbraio alle 19 e 35, senza più la forza di gemere: «nessun suono», ma ore e ore di «respiro affaticato e affannoso». Nei palmi delle mani, strette, i segni delle sue stesse unghie”.
Come si fa, a un anno di distanza, ad insistere ancora nel dire che quella di Eluana non era una vita? Il corpo sofferente di Eluana ne è piena e reale testimonianza. Ci auguriamo che il nostro Parlamento provveda in breve tempo con una legge sul testamento biologico, che non permetta mai più un arbitrio del genere e non lasci più morire nessuno di fame e sete.
Proprio qualche giorno fa, il 5 febbraio il Santo Padre si è così pronunciato ai Vescovi scozzesi in visita ad limina: “Il sostegno all’eutanasia colpisce il cuore stesso della concezione cristiana di dignità della vita umana. Gli sviluppi recenti nell’etica medica e alcune pratiche propugnate nel campo dell’embriologia sono motivo di preoccupazione». Il Papa ha richiamato quindi i Vescovi a non cedere in alcun modo su queste materie perché “se l’insegnamento della Chiesa è anche solo leggermente compromesso, in una di queste aree, allora diventa difficile difendere la pienezza della dottrina cattolica in modo integrale”. E ha aggiunto: “La Chiesa offre al mondo una visione positiva e ispiratrice della vita umana, la bellezza del matrimonio e la gioia della genitorialità. È radicata nell’amore di Dio infinito, trasformante e nobilitante per tutti noi, che apre i nostri occhi per riconoscere e amare la sua immagine nel nostro prossimo (cfr. Deus caritas est, 10-11 et passim). Siate certi di presentare questo insegnamento in modo tale che sia riconosciuto per il messaggio di speranza che è. Troppo spesso la dottrina della Chiesa è percepita come una serie di proibizioni e posizioni retrograde, mentre la realtà, come sappiamo, è che essa è creativa e donatrice di vita ed è volta alla realizzazione più piena possibile del grande potenziale di bene e di felicità che Dio ha posto dentro ognuno di noi”.