La vita e l’accoglienza
La vita è il bene più prezioso che abbiamo
«Quando inizia la vita?». «Quando inizia la vita dell’essere umano in quanto persona?». «A partire da quando possiamo dire che un embrione, o un feto, è un individuo e, come tale, titolare di diritti propri?». Sono le domande che il professor Umberto Veronesi ha disseminato ultimamente sul settimanale femminile Grazia, in una rubrica chiamata ottimisticamente Pensiero forte.
A queste domande, però, occorre rispondere con ragione e lealtà, altrimenti si rischia di dire tutto il contrario di tutto e soprattutto di giocare con la vita di ogni uomo, fin dalla sua sacra origine.
L’umiltà dello scienziato che si approccia all’inizio della vita deve essere grande, perché ha a che fare con il Mistero che fa tutte le cose e non con una semplice materia biologica, di cui stabilire il tempo vitale.
Se anche il legislatore e i giudici hanno capito bene che l’essere umano va tutelato nei suoi diritti fondamentali sin dal grembo materno… perchè gli scienziati continuano a deviare la questione?
(Il Giornale del 5 maggio 2007)
L’accoglienza e la solidarietà senza ragioni creano disordine e malcontento
Inutile chiudere gli occhi o fare finta di nulla: quello degli stranieri in Italia sta divenendo una vera e propria emergenza. Dalle rivolte dei cinesi a Milano, al caso dell’incidente mortale di Appignano (AP) per causa di un rom ubriaco, alla morte di Vanessa pochi giorni fa a Roma per mano di una Rumena, emerge che qualcosa non va con gli stranieri in Italia.
Emerge, innanzitutto, che in Italia non esiste una legge equa che permette ad individui di altri Paesi diversissimi dal nostro per etnia, cultura e tradizioni, di essere accolti in maniera dignitosa senza che a ciò conseguano poi dei disfavori e dei gravi disagi a carico di noi cittadini. Anzi, le attuali nuove leggi e disegni di legge per modificare la Bossi-Fini non sono pensate in maniera intelligente al punto da considerare innanzitutto le esigenze dei cittadini e quindi quelle degli stranieri.
Per questo pubblichiamo l’articolo dell’Arcivescovo emerito di Como, Mons. Maggiolini, (Il Giornale del 3 maggio 2007) che evidenzia come l’accoglienza da parte del nostro Paese di stranieri non può essere fatta senza criterio o con il solo scopo di aderire all’ideologia della solidarietà e dell’accoglienza irrazionali, senza parametri di riferimento e senza, soprattutto, tener conto dei cittadini già residenti. Anche perché ciò sta iniziando a far emergere una vera e propria ribellione, diffidenza e insofferenza nei confronti di tutti quegli immigrati con cui ormai ci imbattiamo quotidianamente e sempre più frequentemente nelle nostre strade. Il vero problema è che di fronte ad “ondate” di persone spessissimo in gravi difficoltà che fuggono da condizioni invivibili e disperate e che bussano alla porta del nostro Paese, non sono applicate “strategie” politiche e sociali, e quindi risorse adeguate né per rispondere ai loro bisogni né per tutelare e garantire il nostro Paese. La questione è ovviamente ampissima e certamente urgente. Anche nel tragico epilogo della storia di Vanessa, la ragazza uccisa dalla prostituta rumena per “futili motivi”, riemerge la necessità di un affronto immediato.