La legge 40 fa ancora discutere!!!
In questi giorni il popolo italiano avrà modo di leggere la relazione ministeriale che il Governo ha voluto stilare per fare un punto sulla ormai nota legge 40, che tanto ha fatto discutere nel referendum del 12 e 13 giugno 2005.
Scrive Clementina Isimbaldi dell’Associazione Medicina e Persona sull’editoriale on line del 06.07.2007:
“Uno, nessuno, centomila. Non c’è titolo più adeguato di questo per la relazione Ministeriale sui risultati della Legge 40 relativa al 2005. I quotidiani di parte hanno parlato di tutto, tranne che della inattendibilità dei dati, falsati da una serie di irregolarità metodologiche, nel tentativo palese – non solo per gli esperti dei lavori – di attribuire alla Legge 40 effetti negativi – guarda caso – esattamente su quei punti referendari che tutto il popolo italiano aveva difeso con il referendum del 12 giugno 2005. Che cosa ci vogliono dire? Non potendo toccare la Legge, rifacciamo ad hoc le Linee Guida sui punti “non funzionanti”: congelamento embrioni, allargamento all’eterologa, numero di embrioni trasferibili, diagnosi pre-impianto. Colpendo con percentuali assolutamente non calcolabili, che lo stesso Ministero ammette nella relazione, a causa della mostruosa perdita di dati sul follow-up delle gravidanze (cioè la perdita dei dati sul rapporto delle gravidanze effettivamente avviate) innanzitutto e poi per tutta una serie di altre irregolarità che balzano all’occhio leggendo la relazione. Ma il diavolo fa le pentole…e non i coperchi; così i giornali che barano si sbugiardano da soli. Leggiamo solo i titoli: 1.000 gravidanze, 1.000 bimbi in meno, 10.000 nascite in meno.
Viene da chiedersi: ma allora quanti sono realmente i bambini non nati? In preda al relativismo anche sui numeri. A parte gli scherzi la cosa è seria ed è vergognoso dover far presente che non è possibile sapere onestamente dalla relazione quanti aborti, quante morti endouterine, quanti parti plurimi, quanti bambini in meno sono nati, perchè il 45.8% delle gravidanze da procreazione medicalmente assistita è stata persa al follow-up. Perso l’indicatore principale di una indagine conoscitiva, come si fa a interpretare tutto il resto? Il resto, ce lo insegnano gli epidemiologi, può valere in questo caso solo in numeri assoluti e basta. Non parliamo poi dell’applicazione della Legge, descritta nella relazione stessa, come assolutamente mediocre. Leggere, per credere, i dati Ministeriali (integrali, sintetici).
A conclusione, sembrano ragionevoli le parole del Ministro Turco: “Riflettere “con grande rigore e sobrietà” sugli esiti dell’applicazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita per “garantire alle donne e alle coppie la migliore efficacia e sicurezza delle tecniche, e garantire al meglio proprio i principi ispiratori dichiarati dalla legge, che sono la tutela della salute delle donne e la tutela degli embrioni”. E’ proprio quello che è mancato all’indagine e tuttora manca nell’applicazione della legge”.
Questo lavoro sembra avere poco di scientifico o statistico e molto di attacco ideologico: ogni informazione viene utilizzata infatti a scopo ideologico, e non per tutelare al meglio gli interessi in gioco, cioè quelli delle donne, dei bambini nati e non nati (Avvenire del 03.07.2007).
Senza inoltrarsi nel contenuto della legge e nella complessa questione della fecondazione assistita, occorre comunque muoversi con onestà, tenendo conto di quello che i dati effettivamente dicono, e soprattutto di quello che non dicono, perché per portare avanti una propria e debole opinione non è possibile dimenticare ciò che a tutti i costi va salvaguardato: il diritto fondamentale alla vita di ogni uomo.