La guerra in Sri Lanka è finita ma in realtà nessuno ha vinto
Lo scorso lunedì 18 maggio il Governo dello Sri Lanka ha dichiarato la fine della guerra civile tra esercito governativo e ribelli Tamil, con la sconfitta di questi ultimi, invitando tutta la popolazione dell’isola ad esporre la bandiera dello Sri Lanka su case, uffici ed edifici pubblici per celebrare la fine della guerra.
Guerra durata ben 26 anni tra esercito governativo e ribelli dell’etnia Tamil che solo nel 2009 ha comportato la morte di ben 7.000 tra uomini, donne e bambini insieme alla distruzione di interi villaggi che ha altresì costretto alla fuga migliaia di persone.
Come sempre, le origini di questa lunga lotta non si limita ai 26 anni di guerra civile “ufficiale” ma purtroppo ha origini antichissime. Addirittura risale a centinaia di anni fa allorché si stabilirono nell’attuale penisola dello Sri Lanka da una parte i Singalesi, provenienti dall’India del Nord, e dall’altra i Tamil, provenienti dall’India del Sud. Ciascuna etnia sviluppò una propria cultura e da sempre i rapporti tra Tamil e Singalesi furono complessi, talvolta pacifici, talvolta bellici, con invasioni in entrambe le direzioni e fusioni tra i due popoli.
A metà degli anni ’80 scoppiò la vera e propria guerra civile in seguito ad un attacco a soldati Singalesi, rappresentanti il Governo e la maggioranza della popolazione, da parte delle Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam, un gruppo di ribelli rappresentanti la minoranza Tamil. Ciò portò a disordini, con la morte, in soli tre giorni, a Colombo di un migliaio di Tamil, e molti altri divennero rifugiati. Da allora decine di migliaia di persone sono morte in questo conflitto etnico soprattutto donne e bambini. Non solo: centinaia di villaggi distrutti ed un’economia messa in ginocchio.
Ebbene dopo 26 anni è riecheggiato il grido di “vittoria” nella strade della capitale e di molte città del sud dello Sri Lanka invase dalla popolazione festante per la notizia della disfatta definitiva del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte).
Probabilmente ha vinto la legalità, il Governo, la maggioranza del Paese che desidera la pace e la democrazia. Ma non è questo il momento di osannare la vittoria in quanto in questi anni “la
guerra ha tolto anni di vita e di speranza” a tutti, come ha affermato il Papa nel messaggio dopo l’Angelus della scorsa domenica quando ancora non si conosceva l’imminente conclusione del conflitto (L’esercito annuncia la disfatta delle Tigri e la morte del capo ribelle Prabhakaran).
In questo momento favorevole per la definitiva riconciliazione delle due etnie e la ricostruzione del Paese con l’aiuto di organizzazioni internazionali e cattoliche, ci uniamo alle parole di Benedetto XVI, al suo accorato appello annunciato proprio il giorno precedente all’inaspettata fine del conflitto e con lui chiediamo la protezione della Madonna su questa terra e su questo popolo così martoriato.
“Non posso concludere questa preghiera mariana senza rivolgere il mio pensiero allo Sri Lanka, per assicurare il mio affetto e la mia vicinanza spirituale ai civili che si trovano nella zona dei combattimenti, nel nord del Paese. Si tratta di migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza. Al riguardo, desidero ancora una volta rivolgere un pressante invito ai belligeranti, affinché ne facilitino l’evacuazione e unisco, a questo scopo, la mia voce a quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che appena qualche giorno fa ha chiesto garanzie per la loro incolumità e sicurezza. Chiedo inoltre alle istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, di non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi. Affido quel caro Paese alla materna protezione della Vergine Santa di Madhu, amata e venerata da tutti i srilankesi, ed elevo le mie preghiere al Signore affinché affretti il giorno della riconciliazione e della pace” (Benedetto XVI – Regina Caeli 17 maggio 2009).