La Francia dice no all’eutanasia e intanto in Italia…
Le notizie arrivate dalla Francia solo qualche giorno fa, che in verità hanno avuto scarsissima risonanza mediatica, sono di quelle che non ti aspetti: il Paese ha detto no all’eutanasia. Dopo un lungo e animato dibattito il senato francese, nella notte del 26 gennaio, ha respinto la proposta di legge che prevedeva l’instaurazione di “un’assistenza medica alla morte”.
Il 18 gennaio scorso la commissione Affari sociali del Senato francese aveva approvato la proposta di legalizzazione dell’eutanasia, ma al momento della votazione la maggioranza di senatori, 170 contro 142, ha votato per la soppressione. A suscitare la reazione negativa è stato soprattutto il primo articolo della normativa, che così recita: “Ogni persona maggiorenne e capace, in situazione terminale a causa di un incidente o di una malattia grave ed incurabile, e che subisca una sofferenza fisica o psichica che non può essere alleviata e che ritiene insopportabile, può chiedere di beneficiare di un’assistenza medica che permetta, con un atto deliberato, una morte rapida e indolore”.
Per contrastare la proposta di legge, diverse erano state le iniziative. L’associazione “Plus digne la vie”, che conta tra i suoi fondatori i Premi Nobel Elie Wiesel (scrittore) e Françoise Barré-Sinoussi (virologa), aveva lanciato una petizione che ha raccolto migliaia di firme, fra cui quelle del professor Laurent Lantieri, autore del primo trapianto totale di viso. Il chirurgo ha dichiarato a Zenit: “Votare una legge che autorizza l’eutanasia è negare i possibili progressi della medicina”. Anche l’Ordine dei medici francese aveva manifestato il proprio dissenso: “Istituire questo diritto è esporre le persone più vulnerabili, malate o handicappate, a delle derive incontrollabili”, oltre al fatto che “compromette la fiducia dei malati nel personale curante ed esercita nei confronti dei medici una pressione di una estrema violenza”.
Si tratta comunque di una questione che continuerà a suscitare ancora accesi dibattiti.
Rimangono così tre gli stati europei che hanno legalizzato la “dolce morte”: Belgio, Lussemburgo e Olanda, il primo Paese al mondo a introdurla nel 2001. Qui i dati sono allarmanti: i casi di eutanasia sono in costante aumento: solo nel 2009 sono stati 2636 e segnano un +13% rispetto al 2008. Ovviamente a tale aumento è corrisposta una diminuzione della richiesta di cure palliative. Inoltre il ricorso all’eutanasia si estende anche ai malati non terminali: in dodici casi nel 2009 è stata concessa a persone che soffrivano di demenza allo stadio iniziale.
Dal resto d’Europa le notizie che giungono non sono certo confortanti.
In Svezia per esempio l’autorità sanitaria nazionale ha dato già il suo via libera all’eutanasia e in Germania la Corte di giustizia si è espressa a favore dell’eutanasia “passiva”. Senza dimenticare che in Spagna il parlamento dell’Andalusia ha varato un provvedimento favorevole a quella che è stata definita “morte degna”.
Negli USA Obama ha esteso la sanità pubblica a una fascia di persone finora escluse, ma per ridurre i costi, che naturalmente aumenteranno, ha introdotto il colloquio per chiedere ai pazienti anziani quali cure vorrebbero rifiutare, suggerendo, di fatto, una specie di testamento anticipato che non ha altra conseguenza che il far sentire di peso chi soffre di alcune patologie. Le malattie croniche e i pazienti nell’ultimo tratto della loro vita pesano infatti sulla spesa sanitaria per l’80%.
In Italia la situazione non è certo migliore. Federico Orlando, giornalista e politico italiano, sul quotidiano Europa chiama “stregoni che vogliono riempire il corpo di filtri chimici sotto il falso nome di nutrizione artificiale”, coloro i quali difendono il disegno di legge per la regolamentazione del fine vita, che impedisce, per chi è in stato vegetativo permanente, di interrompere idratazione e alimentazione.
E che dire poi di uno spot – sì, uno spot!!! – messo a punto e sponsorizzato, già qualche mese fa, dai Radicali, che pubblicizza l’eutanasia su alcune reti locali? Sconvolgente! Una pubblicità indegna, che tenta di “vendere” la vita e la sua fine.
E le autorità cosa fanno? Per il momento tutto tace! In verità, lo spot era stato vietato, ma è rimasto sempre attivo su Internet. Rai 3, televisione pubblica, ha poi pensato bene di trasmetterlo a dicembre durante la trasmissione Dieci minuti di… programmi dell’accesso, dedicato al mondo dell’associazionismo, e oggi la pubblicità viene mandata da una rete toscana (Spot mortali si lascia fare? – Avvenire).
Tante ancora saranno le dichiarazioni pro e contro l’eutanasia. Ma di una cosa siamo certi: pur rispettando il dolore di chi si trova a vivere queste penose circostanze, non possiamo rimanere in silenzio di fronte chi tenta di farsi Dio e di decidere come e quando morire. Non possiamo tacere di fronte a chi, sebbene a bassa voce, mette davanti alla sacralità della vita gli interessi economici.
Togliere la vita ai malati terminali, perché inutili, perché di peso, è contro natura. È una questione di ragione! Perché è un dato elementare, per ogni uomo minimamente leale di fronte alla realtà, che la vita è donata e quindi va custodita, dalla sua origine al suo termine naturale! E che mettere in discussione questo significa compromettere le basi per una convivenza realmente democratica.
Per questo ci uniamo alla parole del Santo Padre Benedetto XVI che ha così concluso il suo Messaggio ai partecipanti alla XXV Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, il 15 novembre 2010:
“Il Popolo di Dio pellegrinante per i sentieri tortuosi della storia unisce i suoi sforzi a quelli di tanti altri uomini e donne di buona volontà per dare un volto davvero umano ai sistemi sanitari. La giustizia sanitaria deve essere fra le priorità nell’agenda dei Governi e delle Istituzioni internazionali. Purtroppo, accanto a risultati positivi e incoraggianti, vi sono opinioni e linee di pensiero che la feriscono: mi riferisco a questioni come quelle connesse con la cosiddetta salute riproduttiva, con il ricorso a tecniche artificiali di procreazione comportanti distruzione di embrioni, o con l’eutanasia legalizzata. L’amore alla giustizia, la tutela della vita dal suo concepimento al termine naturale, il rispetto della dignità di ogni essere umano, vanno sostenuti e testimoniati, anche controcorrente: i valori etici fondamentali sono patrimonio comune della moralità universale e base della convivenza democratica.
Occorre lo sforzo congiunto di tutti, ma occorre anche e soprattutto una profonda conversione dello sguardo interiore. Solo se si guarda al mondo con lo sguardo del Creatore, che è sguardo d’amore, l’umanità imparerà a stare sulla terra nella pace e nella giustizia, destinando con equità la terra e le sue risorse al bene di ogni uomo e di ogni donna. Per questo, «auspico […] l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza, virtù che indica gli atti da compiere oggi, in previsione di ciò che può accadere domani». (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010, 9)
Ai Fratelli e Sorelle sofferenti esprimo la mia vicinanza e l’appello a vivere anche la malattia come occasione di grazia per crescere spiritualmente e partecipare alle sofferenze di Cristo per il bene del mondo, e a voi tutti impegnati nel vasto campo della salute il mio incoraggiamento per il vostro prezioso servizio. Nel chiedere la materna protezione della Vergine Maria, Salus infirmorum, imparto di cuore la Benedizione Apostolica che estendo anche alle vostre famiglie.”