La FNOMCeO diffonde un documento non ufficiale e contrario al codice deontologico
Il 23 febbraio scorso, al termine di una tre giorni di Convegno, la FNOMCeO (Federazione Nazionale Medici, Chirurghi e Odontoiatri) ha diffuso un testo programmatico in cui si difende la legge 194 sull’aborto, si promuove l’introduzione della pillola abortiva Ru486, si contesta la parte della legge 40 sul limite alla diagnosi preimpianto, si favorisce l’utilizzo e la diffusione della pillola del giorno dopo e si ribadisce il no all’accanimento terapeutico nei confronti dei bambini prematuri. (Avvenire del 24 febbraio 2008)
Il documento è stato immediatamente proposto dai media come un testo ufficiale, approvato dall’intero consiglio dell’Ordine dei Medici, ma ha da subito generato forti reazioni sia in ambito politico che in quello medico. (Radio Vaticana del 25 febbraio 2008)
I Presidenti degli Ordini dei Medici della Lombardia, ad esempio, hanno immediatamente smentito l’ufficialità di tale documento in quanto innanzitutto esso non è stato messo ai voti e gli stessi hanno chiesto con urgenza la convocazione di un Consiglio Nazionale in cui trattare specificatamente le tematiche oggetto del testo. Tematiche che, hanno affermato, “non possono essere liquidate con generiche dichiarazioni di condivisione di contenuti tutti da verificare nei fatti”.
Il documento in questione sembra in realtà essere una relazione presentata insieme ad altre 13 sui temi più diversi al termine del Convegno della FNOMCeO e non il documento conclusivo ed ufficiale effettivamente votato ed approvato.
Anche il Comitato “Scienza e Vita”, l’associazione che tutela la vita umana dal concepimento alla morte naturale, ha indirizzato una lettera aperta al presidente della FNOMCeO, con la quale ha espresso sorpresa ed amarezza per quanto accaduto, in particolare per la mancata considerazione dei dati scientifici e delle evidenze cliniche in materia di aborto chimico, pillola del giorno dopo e diagnosi genetica preimpianto.
Infine ma non da ultimo è inevitabile sottolineare come tale documento sia contrario allo stesso Codice Deontologico dei Medici in quanto, come sancisce l’articolo 3, “ogni medico deve lavorare per la vita e per la salute di ogni essere umano, senza distinzioni di età. Un principio, questo – puntualizza Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica e co-presidente dell’Associazione “Scienza e Vita” – che vale per tutti i medici, e che rende inaccettabile che l’organismo che rappresenta al massimo la categoria definisca ‘buona’, anche dal punto di vista morale, una legge che legittima l’aborto”. (Agenzia SIR)