La cellula artificiale?
“Abbiamo progettato, sintetizzato e assemblato” cellule “capaci di autoreplicarsi”: così annuncia su Science la costruzione della prima cellula batterica artificiale il gruppo americano che fa capo a Craig Venter, il genetista dei primati nella lunga corsa alla realizzazione della vita artificiale.
Di certo si tratta di una notizia sconvolgente, che fa tremare i polsi, ma che va letta correttamente per evitare informazioni manipolate e prive di fondamento.
Autore della prima mappa del Dna umano e del primo cromosoma sintetico, Venter dice di essere ormai a un passo dal traguardo. “Pensiamo che sia davvero un risultato importante, sia dal punto di vista scientifico sia da quello filosofico. Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita”, ha detto Venter.
Lo scienziato ha dichiarato inoltre che si tratta di “una cellula che cambia la definizione di ciò che si intende per vita… Questa è la prima specie auto-replicante esistente sul pianeta Terra il cui padre è un computer… E’ la prima cellula sintetica che mai sia stata prodotta e la chiamiamo sintetica perchè la cellula è totalmente derivata da un cromosoma sintetico, ottenuto in un sintetizzatore chimico utilizzando quattro combinazioni di sostanze chimiche, a cominciare dalle informazioni in un computer”.
Per adesso i primi apparenti obiettivi che si intendono raggiungere sono quelli di utilizzare la cellula sintetica per ripulire l’atmosfera dal biossido di carbonio, oppure per mettere a punto vaccini migliori, oppure per realizzare batteri utili per produrre combustibile. Con il tempo potrà servire anche a curare malattie cromosomiche. Il punto di arrivo, comunque, sarà molto probabilmente una forma vivente interamente costruita in laboratorio e programmata per una funzione precisa.
Questa scoperta non ha chiaramente lasciato indifferente né il governo americano, né il mondo della scienza, né tantomeno la Chiesa Cattolica, sempre interessata al bene dell’uomo; ognuno per la sua parte, ha manifestato una posizione di cautela e di serietà.
Alcune perplessità sono arrivate proprio dal mondo della scienza: il professore britannico Tom Wakeford, direttore di etica e del Centro di ricerche biologiche dell’Università di Newcastle ha dichiarato, in un’intervista all’Independent, che “ciò che più spaventa, dal punto di vista etico, è l’interesse commerciale di Venter. Per lui l’innovazione avviene sotto l’egida del segreto commerciale e poi rivela il futuro al mondo e questo è profondamente antidemocratico e va contro l’apertura e la trasparenza che caratterizza la buona scienza”. Non è nuova l’insofferenza del mondo scientifico per la strategia di Venter, che ammanta di segreto le proprie ricerche senza condividerle con la comunità scientifica internazionale, prima di aver ottenuto il risultato preventivato.
In un articolo su L’osservatore Romano del prof. Carlo Bellieni, medico e saggista italiano, esperto di neonatologia, dal titolo “Dna, un ottimo motore ma non è la vita “ si legge invece: “È insomma un lavoro di ingegneria genetica di alto livello, un passo oltre la sostituzione di parti del Dna. Ma in realtà non si è creata la vita, se ne è sostituito uno dei motori. Come scrive sul «New York Times» il genetista David Baltimore del California Institute of Technology: «Non hanno creato la vita: l’hanno solo copiata». E aggiunge il bioingegnere Jim Collins: «Questo non rappresenta la creazione di vita da zero». (…) Al di là dei proclami e dei titoli di giornale è stato ottenuto un risultato interessante che può trovare applicazioni e che deve avere delle regole, come tutte le cose che toccano il cuore della vita… l’ingegneria genetica può fare del bene, basti pensare alle possibilità di curare malattie cromosomiche, ma si tratta di unire al coraggio la cautela: le azioni sul genoma possono, si spera, curare, ma vanno a toccare un terreno fragilissimo in cui l’ambiente e la manipolazione giocano un ruolo che non deve essere sottovalutato”.
Ed èp proprio uin questi termini che si è espresso il Cardinale Angelo Bagnasco appena raggiunto dalla notizia: “La creazione della cellula artificiale è un ulteriore segno della grande intelligenza dell’uomo(…) Non conosco i termini precisi della questione, ho letto solo i titoli sui giornali questa mattina, ma certamente se le cose stanno così questo è un ulteriore segno dell’intelligenza, dono di Dio per conoscere meglio il creato e poterlo meglio ordinare”. E poi ha aggiunto: “D’altra parte l’intelligenza non è mai senza responsabilità, quindi ogni forma di intelligenza e ogni acquisizione scientifica deve sempre essere commisurata alla dimensione etica, che ha a cuore la dignità vera di ogni persona nella prospettiva del creato”.
Insomma un conto è l’utilizzo della scienza e della tecnica in funzione dell’uomo, a servizio del suo vero bene; un conto è la loro manipolazione, nello sforzo impossibile di sostituirsi a Dio Creatore.
Di fronte a tali risultati emerge anche tutta l’ammirazione per le capacità dell’intelligenza umana, di cui però l’uomo non si può impossessare. Oltre all’esaltazione per il raggiungimento di determinati obiettivi e di un progresso scientifico che realmente può sostenere l’uomo nel suo percorso di vita, certamente anche il massimo esperto di scienze e applicazioni scientifiche non può non essere richiamato, provocato da una evidenza e cioè che la sua stessa capacità intellettiva non è frutto della sua volontà, non se l’è data da solo, come da solo non si è dato la propria vita!
Se questa lealtà fosse messa costantemente in gioco dall’uomo, qualsiasi scoperta e applicazione tecnica realmente sarebbe solo a vantaggio di ogni uomo e dell’umanità intera.