Il volto dei Primi
Scoperte le più antiche icone di Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni, risalenti alla fine di IV secolo. Questo tesoro per ben sedici secoli è stato custodito in uno stretto cubicolo delle catacombe romane di santa Tecla, a quattro metri di profondità. Il sito archeologico si trova nel quartiere Ostiense, poco distante dalla basilica di San Paolo fuori le mura, in una zona molto trafficata nella quale vi sono parecchie costruzioni risalenti agli anni cinquanta: a proteggere la tomba del ritrovamento sono state proprio le fondamenta di un palazzo costruito dalle Assicurazioni Generali in quegli anni.
L’annuncio è stato dato a Roma il 22 giugno nel corso di una conferenza stampa alla quale erano presenti mons. Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia commissione di Archeologia sacra, mons. Giovanni Carrù, segretario della stessa commissione, il prof. Fabrizio Bisconti, sovrintendente Archeologico delle catacombe e docente di Archeologia cristiana e medievale a Roma Tre e Barbara Mazzei, responsabile del restauro (Avvenire 23 giugno) .
Si tratta di quattro tondi di circa 50 centimetri di diametro, che si trovano sul soffitto dominato dal color rosso pompeiano della cripta di una matrona della Roma di fine Impero, molto probabilmente convertitasi al cristianesimo dopo che fu legalizzato dall’imperatore Costantino. Nel cubicolo ci sono infatti anche le immagini della nobildonna che appare ingioiellata insieme alla figlia in atteggiamento orante. La volta riproduce un fitto cassettonato che forse imitava la Basilica di San Paolo, poiché alla fine del IV secolo era stato ricostruito un martyrium paolino il cui soffitto, secondo diverse fonti, era costituito da travi e lamine d’oro. Vi è inoltre l’immagine di un collegio apostolico con Cristo al centro, come solitamente raffigurato negli absidi delle basiliche romane.
La scoperta delle icone è stata ufficializzata dopo due anni di ricerche, sebbene nel giugno 2009 l’Osservatore Romano già anticipò il ritrovamento dell’icona di San Paolo nel corso dei lavori di restauro curati dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Nel prosieguo dei lavori, grazie ad una nuova tecnologia al laser che ha rimosso una spessa patina di calcio dai muri e dai soffitti, sono emersi questi affreschi strepitosi nella volta del cubicolo.
Sono le prime rappresentazioni come icone in assoluto del volto di quattro tra i primi seguaci di Cristo. I dipinti più antichi degli apostoli li mostrano infatti in gruppo, con volti più piccoli i cui dettagli sono difficili da scorgere.
Per essere sicuri che si tratti proprio degli apostoli Pietro, Andrea e Giovanni – i primi tre uomini in assoluto a lasciare tutto e seguire Gesù, varcando con lui le polverose strade della Palestina – e di San Paolo – che da persecutore divenne il primo annunciatore di Gesù risorto -, gli archeologi hanno confrontato le immagini con alcune rappresentazioni ritrovate a Ravenna complete anche di didascalia, risalenti a qualche tempo dopo. Si è così dimostrata l’introduzione e la diffusione del culto degli apostoli nelle origini del Cristianesimo.
Nonostante le icone siano state tracciate dalla mano di un pittore piuttosto corrivo, Bisconti considera questa “una scoperta molto importante nella storia delle prime comunità cristiane a Roma”. Infatti secondo l’archeologo quanto ritrovato è perfettamente in consonanza con la vita religiosa cristiana di Roma di quel tempo: “Alla fine di IV secolo a Roma vive san Girolamo, che dà avvio a una sorta di ascetismo quasi monacale, coinvolgendo diverse matrone della città. E la donna sepolta in quel cubicolo poteva essere una di queste aristocratiche che, convertita al cristianesimo, viaggia poi in Terra santa per vedere i luoghi degli apostoli. Poi, al ritorno, fa riprodurre le loro immagini sulla tomba. In ogni caso sono le icone più antiche a figura intera di Pietro e Paolo e, in assoluto, quelle più antiche di Andrea e Giovanni”.
In queste icone il volto di Paolo appare austero e rugoso, la fronte alte e la barba appuntita, lunga e scura; Pietro ha la barba bianca e una folta capigliatura; Andrea, suo fratello, si riconosce per una forma potente e ribelle; infine, Giovanni, è caratterizzato da un aspetto sereno, di una semplicità familiare, con gli occhi stanchi e carichi di saggezza. Le loro figure hanno in comune lo sguardo profondo, che dopo quasi duemila anni è ancora lì a testimoniare la presenza viva di Cristo in mezzo a noi.
Grati di questo inaspettato dono che il Signore ci ha fatto come una carezza, rigustiamo e chiediamo di assumere nella nostra vita le parole del Salmo 33, che risuonano contemplando i volti di questi uomini, i primi che hanno dato la loro vita per annunciare il Vangelo di Cristo risorto: “Guardate a Lui e sarete raggianti”.