Il tragico terremoto in Giappone: la preghiera ed il conforto del Santo Padre e di tutta la Chiesa
Venerdì mattina ore 6.46 (ora italiana) in Giappone una violentissima scossa di terremoto di 8.9 gradi sulla scala Richter ha sconvolto il Paese, già tristemente noto per i suoi problemi sismici. A seguito del terremoto, poi, si è verificato l’annunciato tsunami, per cui era già stato diramato l’allarme, che si è accanito sulle coste del Pacifico e ha spazzato via tutto quello che ha trovato e che era già stato lesionato dalle scosse.
Secondo il primo e tremendo bilancio del disastro naturale, diffuso dalle autorità giapponesi, si parla di 1.700 persone che hanno perso la vita e di 50 mila evacuati, per non parlare dei numerosi dispersi (circa 10.000 persone risultano disperse nella città portuale di Minamisanriku, nella prefettura di Miyagi) e dei gravissimi danni materiali alle città più colpite, completamente spazzate via. Numerosi anche i feriti nel Giappone nord-orientale, in particolare nella prefettura di Miyagi, la zona più segnata dalla tragedia, ma anche a Tokyo.
Secondo il centro Usa di controllo geologico il movimento tellurico è il più forte mai registrato in Giappone, il più potente degli ultimi sette anni. Una scossa che ha spostato l’asse terrestre di 10 centimetri.
Un allerta identico è stato ben presto esteso all’intero Oceano Pacifico: dalla Siberia e dalle isole Curili in Russia fino alle Hawaii, e a sud dalle Filippine a Papua-Nuova Guinea, passando per le Marianne e la Micronesia. Ma, fortunatamente, l’onda è arrivata depotenziata e non ha procurato danni. Comunque sono almeno 20 i Paesi nei quali è stato lanciato l’allarme tsunami a seguito del potente terremoto che ha colpito il Giappone.
Si è aggiunta anche l’esplosione che si è verificata sabato alla centrale nucleare di Fukushima n. 1, della Tokyo Electric Power, dove sono rimasti feriti quattro operai. Quindi si è così scatenata la paura nucleare per la presenza sul posto di molte centrali ed il governo ha dichiarato l’emergenza atomica e stabilito che i dieci milioni di persone che vivono in un raggio di 20 chilometri dal primo reattore dovrebbero lasciare la zona.
È stata danneggiata anche un diga nella prefettura di Fukushima che si è spezzata riversando tutta l’acqua a valle che ha spazzato via decine di case.
Per comprendere ancora di più la forza di tale evento naturale, è stato spiegato che trenta minuti dopo la scossa di terremoto a Tokyo gli edifici continuavano a oscillare e le reti di telefoni cellulari non stanno ancora funzionando; infatti ad oggi oltre 4 milioni di famiglie sono ancora senza luce e faticano a mettersi in contatto con i parenti che vivono in altri Stati, per non parlare di chi ha perso veramente tutto, familiari e ogni bene materiale.
Tutto il mondo è rimasto attonito da queste notizie, dalle immagini di devastazione e di “violenza” delle onde d’acqua capaci di radere al suolo qualsiasi cosa in pochissimi istanti, che si fanno tristemente spazio in mezzo ai recenti fatti di guerra e ribellioni nel nord Africa. Istintivamente verrebbe da reagire dicendo: “adesso basta, anche questa no!”. Ma fermandosi un po’ di più di fronte a questa tragedia è inevitabile constatare l’impotenza dell’uomo nei confronti della potenza e della misterisa forza della natura, che ci porta a domandarci “ma noi chi siamo?”. E forse ci sentiremmo un po’ meno onnipotenti, un pò meno padroni della vita e dei nostri beni materiali, che possono esserci tolti in pochi secondi… come ci è stato solennemente ricordato anche e particolarmente all’ inizio della Quaresima: “ricordati che sei povere e in polvere tornerai”. Si tratta di una grande e incontestabile verità, di una elementare e nello stesso tempo evidente verità. Non è certamente una definizione finale di noi stessi ma un aiuto alla coscienza che ci spinge a vivere la vita in pienezza e responsabilità, per quella che è, così come ci viene donata.
Ci lasciamo confortare dalle parole del Papa che subito ha voluto farsi presente con un accorato telegramma: “Profondamente addolorato per gli improvvisi e tragici effetti del forte terremoto e conseguente maremoto che hanno colpito il Giappone e le regioni costiere nord-orientali, Sua Santità Papa Benedetto XVI assicura a tutti coloro che ne sono stati colpiti la sua vicinanza in questo difficile momento. Prega per coloro che sono morti, e sulle loro famiglie e amici in lutto invoca la benedizione divina della fortezza e della consolazione. Il Santo Padre, inoltre, esprime la sua solidarietà nella preghiera a tutti i soccorritori e coloro che si adoperano per fornire sollievo e sostegno alle vittime del disastro”.
Ha continuato il Santo Padre la sua preghiera nel saluto finale all’Angelus di stamattina (13 marzo) dicendo: “Cari fratelli e sorelle, le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati. Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità. Prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore è vicino!”
Con questa filiale certezza siamo vicini alla sofferente popolazione giapponese, che con grande dignità sta affrontando questa dura circostanza, continuando ad accompagnarli con la nostra preghiera e con l’offerta a Dio di piccoli sacrifici quotidiani in questo favorevole periodo quaresimale.